Nord e Sud - anno III - n. 17 - aprile 1956

cazione venne dal di fuori: dalla conquista normanna, che mescolò insieme indigeni, Bizantini, Lo,ngobardi, Saraceni. Noin solo, ma la lib~razione delle campagne, molti secoli dopo, venne dal centro e dal centralismo, quando i primi Borboni costrinsero i feudatari a trasferirsi nella capitale e a lasciar respirare i vassalli ». Le difficoltà che egli prospettava all'autonomismo miravano tutte ~lla realtà del Sud e delle isole: « Quando noi parliamo di vita regionale autonoma, ci raffiguriamo qualcosa di simile alla vita cantonale della Svizzera ..., qualcosa di simile alla vecchia Inghilterra ... Ma ... dimentichiamo che per secoli e per millenni la vita locale fu dura ed amara servitù, che si perpetuò anche col mutare delle classi, al succedersi dell'aristocrazia normanna a quella indigena, della sveva alla normanna, e via via attraverso i feudatari angioini, gli aragonesi, gli spagnoli, e infine anche al subentrare della borghesia terriera alla nobiltà feudale. I gabellotti, i fittuari arricchitisi sostituendosi alla nobiltà feudale non furono molto dolci per i miseri e per gli umili. E se domani alla borghesia proprietaria dovessero subentrare i figli della borsa nera l'oppressione forse sarebbe più dura e più amara ... ...Se voi andate a Roma o a Milano troverete che gran parte della burocrazia dirigente è siciliana, e che un notevole contributo alla vita economica della Penisola è dato da siciliani, ingegneri, commercianti, affaristi d'ogni genere stabiliti a Milano. Le università e i tribunali ·del continente sono pieni di siciliani emigrati dall'isola. Se immaginassimo di dover restituire alla Sicilia tutti questi emigrati nel contine11te, dovremmo forse condannare un consigliere di corte d'appello a fare il pretore in qualche paesino sperduto, e i professori d'università a insegnare nei licei o a fare i medici condotti sulle Madonie. Cosi per la Sardegna. Lo svaporare della vita locale nelle città è evidente a chiunque ricordi che cosa essa _era al principio del secolo ... La situazione è anche più dolorosa nei paesi dell'interno. Se si visitano quelle città e quei borghi vi scopriamo le lapidi che ricordano i protagonisti del Risorgimento, gli Spaventa, i De Sanctis, i Marvasi, i De Meis, ma la classe colta che li aveva espressi è completamente emigrata e solo in qualche raro caso una vecchia famiglia conserva ancora un lontano legame col paese d'origine. Il borgo è completamente inselvaggito ». Ma d'altronde questo passato e questo presente della realtà meridionale, pur così attentamente e direi appassionatamente considerati, nulla tolgono alla visione unitaria del problema, che investe la struttura stessa dell'intera nazione. Ed anzi, a lumeggiarlo meglio, sono chiamate in causa Bibloteca Gino Bianco [80]

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