trent'anni circa or sono nella bufera sollevata da lla prima guerra mondiale ». E da questo sentimento derivava altresì la concez ione della fun- . ·zione del P.S.I. come « saldamente ,ancorata... alla lotta di classe che sta sotto il segno della unità>>. Sono appunto queste le concezioni che noi abbiamo trovato assai diffuse pres~o i quadri del soc ialismo nel Mezzogior- ~o: in taluni poteva trattarsi soltanto di una ripe tizione di formule, in altri di uno schermo tattico, i11 altri ,ancora di una dottrina che si tentava di ripensare originalmente; ma in quasi tutti il rifles so unitario era vivo ed operante a contrastare gli impulsi autonomistici. Per quanto Morandi e la più parte dei suoi segua·c i si siano sforzati di ragionare il fatto abbastanza sorprendente che l'u nità indiscutibile della classe operaia desse poi luogo ad almeno due partit i operai, quello socialista e quello comunista; per quanto essi abbiano insistito sulla formula dell' << unità articolata >>e abbiano fatto ricorso alle necess itanti continge11ze storiche della situazione italiana, alla forza delle trad izioni e perfino all'imm.aturità delle masse, a noi non è stato possibile trovare presso i dirigenti delle regioni meridionali alcuna spiegazione soddisf acente. La gamma delle opinioni oscilla tra coloro che pensano (e sono in verità una minoranza) che l'articolazione in due partiti sia una fatto tattico e contingente, e coloro che si spingono (e sono anch'essi una minoranza) a giustificare l'esistenza dei due partiti in nome della maggiore sensibilità democrati~a del P.S.I. rispetto al P.C.I.; la maggioranza, tuttavia, consid era un dogma di fede l'articolazione in due partiti e non si preoccupa di spiegarlo. La verità è, I che l'insistenza con cui si è per tanti anni ribadita la politica unitaria, con cui si è fatto precedere ad ogni ,altra considerazione il mi to della unità mistica del proletariato, ostacola nelle menti, anche dei meglio preparati, un ripensamento della funzione autonomistica del Partito Socialista. Non mancano naturalmente coloro, per lo più tra i vecc hi dirigenti, che consi- - derano il patto d'unità d'azione con i comunisti un f atto contingente; come non mancano coloro che pongono, alla fine di una p iù o meno lunga strada percorsa insieme, la fusione totale e definitiva dei due partiti. Ma ancora una volta la maggioranza è costituita da uomini che non hanno le idee 1nolto chiare, che sentono l'esigenza di una divers a maturazione del problema e avvertono le pressioni della congiuntura politica, ma che sono ancora dominati da formule diventate quasi consu stanziali al loro spirito e alla loro mente; da uomini, insomma, lacerati da o pposte sollecitazioni e [154] f Bibloteca Gino Bianco
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