è stata raccolta, in tutto il Mezzogiorno, nei comuni fra cinque e diecimila abitanti e la parte minore in quelli con meno di cinquemila abitanti. Dovremmo ora tentare una più ,approfondita analisi dei caratteri del1'elettorato rurale del P.S.I., il quale, nonostante la tendenza mostrata dal Partito negli ultimi anni ad espandersi di preferenza in altre direzioni, rappresenta tuttavia sempre la parte maggiore del complesso elettorale socialista nel Sud. Si tenga infatti presente che il rapporto fra gli iscritti nel '52 (secondo i dati fornitici dalla Direzione del P.S.I. già esposti) e i votanti per il Partito nel 53 si è rivelato di poco superiore al rapporto di 1 a 4; e che (secondo gli stessi dati) le varie categorie rurali (braccianti e comp,artecipanti, mezzadri e coloni, coltivatori diretti e fittavoli) forniscono poco meno del 50 % degli iscritti, mentre le categorie più urbane (operai, commercianti, artigiani, intellettuali, insegnanti, impiegati e studenti) d,anno meno del 39 % degli iscritti, e il resto degli iscritti è dato dalle varie categorie di coloro che sono senza professione definita, ma che ad ogni modo sono certo da ripartire in parti eguali fra le categorie urbane e quelle rurali. Correggendo queste percentuali con la tendenza del P.S.I. ad espandersi elettoralmente più nei ceti urbani che in quelli rurali, tenendo presente il rapporto iscrittivotanti, risulterebbe in via presuntiva che almeno 300.000 dei 668.000 voti meridionali del P.S.I. v,anno attribuiti ad elettori appartenenti a categorie rurali. Un'analisi interna delle proporzioni in cui queste categorie partecipano alle votazioni socialiste è però estremamente difficile e soggetta al1'alea di un'eccessiva approssimazione. Ci accontenteremo perciò di un solo rilievo, che tuttavia ci sembra molto importante, in questo senso. Esso nasce dal confronto fra la distribuzione geografica della proprietà fondiaria meridionale e le zone di maggior influenza elettorale socialista. Dal confronto emerge evidente che (salvo alcune eccezioni, di cui le più notevoli s.ono in un senso la prov. di Lecce, nell'altro qualche tratto di quelle che abbiamo definito le << zone depresse >>del socialismo meridionale) le zone agricole interne e collinari nelle quali si ha la netta prevalenza del cosiddetto « latifondo contadino>> sono anche le zone di minor diffusione elettorale del P.S.I.; mentre le zone ad agricoltura più vivace e moderna presentano una maggiore densità di voti socialisti. ·senonchè, sono proprie quelle zone agricole interne e collinari, come è noto, a denunciare dopo il '46 i maggiori progressi compiuti dalla estrema sinistra, e pertanto dal P.C.I., nel Mezzogiorno; onde non è da fare riferimento, per la minore capacità del P.S.I. [138] Bibloteca Gino Bianco
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