I problemi inerenti alle chiese in questione non sono soltanto relativi alle chiese stesse ma a tutto l'ambiente al quale sono urbanisticamente le- ' . gate. Essi vanno esaminati caso per caso, in base alle necessità più impellenti delle singole zone. Ed è proprio lo scrupoloso esame di ogni zona unitamente ad una oculata valutazione artistica che può far decidere i tecnici sulla demolizione o meno di ognuna di queste chiese, sulla nuova utilizzazione dell'area o la definitiva conservazione degli edifici stessi come documenti del nostro passato. Si tratta, insomma, di enormi problemi di restauro e di sistemazioni urbanistiche del centro storico di Napoli, strettamente connessi tra di loro · ed impegnanti quello che può dirsi l'ambiente corale della città; sono tutti da affrontate definitivamente, e vanno dal semplice consolidamento statico alle demolizioni ed ai diradamenti, per migliorare e conservare il plurisecolare tessuto connettivo urbano al quale i monumenti sono organicamente legati; ed in questo vasto quadro generale va inserito e risolto anche il problema inerente al futuro delle chiese abbandonate. Non tutte dovranno essere conservate, ripetiamo, ma la decisione sulla loro conservazione o demolizione è subordinata ad una scelta caso per caso; ciò che chiediamo è che si faccia qualcosa; che si sappia almeno che cosa si dovrà fare in se- . . guito, cl1e ci si preoccupi delle opere contenute nell'interno ed ora minacciate dall'umidità, dall'ammuffimento, da uno stato di rovina che tra poco sarà irreparabile. È recente l'episodio (raccontatoci scherzosamente dal parroco della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo) del Cardinale che, entrato nella chiesa di S. Angelo a Nilo, notoriamente chiusa, per ammirarvi lo splendido sepolcro di Donatello e Michelozzo, ha dovuto ripararsi sotto l'ombrello perchè dal tetto penetrava la pioggia. Per molte chiese non si ha una esatta cognizione dei danni alle opere d'arte in essa contenute; per molte altre si ignora assolutamente che cosa ci sia all'interno. I vani murati, gli ingressi sprangati, le chiavi perdute, o volutamente introvabili, impediscono l'accesso e la constatazione diretta. Un certo numero di queste chiese si presenta in maniera particolarmente pietosa, con resti di muri ancora in piedi, il tetto o la volta crollati, ed un enorme cumulo di macerie all'interno; mentre di fuori i barbacani rizzati a sostegno invadono la strada con grave intralcio del traffico. Intendiamo riferirci soprattutto alla chiesa di S. Agrippino che mostra le sue rovine nella popolarissima via Forcella. Sinistrata per gli eventi bel- [88] Biblioteca Gino Bianco
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