prattutto che non venga a mancare una produ-zione di beni strumentali, la quale rappresenta l'ossatura di o•gni economia industriale... è più che giusto e ragionevole ,che i nuovi impianti venga110 fatti nel S11danzichè so-. prasviluppare il Nord »); ed ancor più numerose sono le ammissioni implicitamente contenute nei cc punti di vista » espressi da coloro che guardano al Sud unicamente come ad un potenziale mercato di assorbimento dei prodotti del Nord. Se noi rifiutiamo come obiettivo dell'i'ndustrializzazione una assurda ed inconcepibile cc autosufficienza » del Sud nei confronti del Nord, rifiutiamo però anche, quale suo o-biettivo, la creazione di un apparato industriale in funzione esclusivamente complementare ed integrativa delle strutture produttive settentrionali. Accampare motivi del tipo di quelli enunciati da Santi Savarino (secondo il quale, nel corso della riforma economica del Mezzogiorno, non bisognerebbe cc pretendere di mortificare o di soppiantare quanto altrove è stato faticosamente realizzato per lo sviluppo della produttività nazionale e del benessere dei cittadini »), significa travisare l'interesse reale del Paese alla trasformazione economica del Mezzogiorno: interesse che co-nsiste in una maggiore efficienza di tutto il sistema produttivo nazio ... nale. E questa maggiore efficienza, come già abbiamo avuto occasione di affermare, si deve perseguire attuando tutte quelle modifi,cazioni, od eventualmente anche quelle rivoluzioni delle attuali strutture distributive delle attività di pro•duzione, che si rivelassero necessarie. I motivi sentimentali - e tanto più gli interessi costituiti che sono a loro _fondamento - non hanno dritto di cittadinanza nella considerazione di un problema che, da un angolo visuale immediato, si pone pur sempre come un proble1na di scelte economiche. Altra questione controversa è quella dei fattori pro·ditttivi - capitale e lavoro - che dovrebbero essere impiegati nel processo di industrializzazione. Ci sembra oramai acquisita dalla più gran parte degli studiosi e deglil esperti la necessità di intervento e del capitale p,rivato (nazionale ed estero) e del capitale collettivo•, fatte salve le opinioni di certi grupp1i interessati troppo palesemente perchè meritino ancora confutazione. In questa sede ci preme piuttosto rilevare certi asseriti timori sulla possibilità di una « colonizzazione » del Sud da parte dei monopolisti nostrani. La fo,rmula è stata lanciata dai comunisti e dagli ambienti viciniori (si veda, p. es., quanto scrive, su Il Contemporaneo del 24 dicembre, P. Bufalini, sotto lo slogan: « Alla prospettiva di colo,nizzazione offerta dai monopoli il convegno ' Mezzogiorno e distensione ' ha opposto la giusta linea del libero sviluppo di tutte le forze pro•duttrici meridionali ») e non meriterebbe nemmeno di essere presa in considerazione, se non fosse che abbiamo nostro malgrado dovuto constatare come essa non sia rimasta priva di suggestione su (66J Biblioteca Gino Bianco
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