Nord e Sud - anno III - n. 15 - febbraio 1956

, ,. e. per la strenua .e.comprensibile difesa degli interessi creati che, in sostanza, .eran conquiste della· ancor fragile attrezzatura industriale del Paese che fu necessario proteggere intanto dall'invadenza straniera » (sic!). Ma non è alle considerazioni fatte con « piglio dilettantesco» (cosi naturale al genio versatile di chi sostiene, co,n la stessa disinvoltura e compunta serietà, l'improcrastinabile urgenza dei monumenti a Dante e della rinascita meridionale) che vogliamo prestare attenzi~ne: sebbene a quelle posizioni mentali che - o per essere logicamente giustificabili, o per essere sostenute da autori di indubbia fede democratica e meridionalistica - è di gran lunga più pertinente e necessario confutare, quando esse si rivelino refrattarie ed anche ostili alle modalità di soluzione del problema meridionale, la validità delle quali oramai da oltre un anno questa rivista si sforza ·di illustrare e di additare. Ed anzil tutto dobbiamo affrontare. certe tepidezze che tuttora sembrano .essere nutrite i,n merito a un problema di base della evoluzione del Mezzogiorno qual'è il problema della sua industrializzazione. II quesito che ancora .solleva incertezze e dubbi è il seguente: è il problema dell'industrializzazione .del Mezzogiorno un problema fondamentale ai fini d'una sua evoluzione politico-sociale e civile? Alcuni ritengono di poter ri1 spondere negativamente. E, tra gli altri, Oliviero Zuccarini, il quale (replicando ad alcuni rilievi mossigli dal direttore di1 • questa rivista e dallo scrivente, a proposito di certe sue asserzioni contenute in un articolo apparso su Il Mondo del 13 dicembre scorso) afferma di ostinarsi a credere che l'industrializzazione « è un punto, se pure non secondario, subordinato» del complesso problema meridionale (v. Il Mondo del IO gennaio). Evidentemente qui! si tratta di intendersi. È ben vero che l'industrializzazione non è « punto fondamentale » se la si consideri in termini finali: ma è sicuramente cc punto fondamentale », niente affatto « subordinato » e tanto meno « secondari 1 0 », quale mezzo di soluzione del problema meridionale. Chiedere, come fa lo Zuccarini, che « non si pretenda ... che il Mezzogiorno diventi una regione industriale prima di aver modificato le co11dizioni essenziali del vivere economico e civile », ci pare un invertire i ter1nini nei quali il problema si presenta. Giacchè no.i intendiamo appunto .l'industrializzazione - grazie a tutti quei mutamenti dtllc strutture economiche, e non solo economiche, che l'industrializzazione necessariamente comporta - come uno dei principali strumenti atti a modificare le « condizioni essenziali del vivere econo.mico e civile ». Le ragi'oni d'una siffatta interpretazione ci sembrano piuttosto ovvie nei -riguardi del vivere economico~· e sufficientemente intt1ibili per quanto con- · cerne il vivere civile che al « vivere economico» è indubbiamente e strettamente connesso. Pur mantenendoci assai lontani dal determinismo marxista, [62] Biblioteca Gino Bianco

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