tà che forse cinquant'anni fa era già vecchia nella manualistica centro e nord-europea, ,appena rischiarata dal riformismo socialdemocratico: che già quasi mezzo secolo fa un venerando turatiano, Alessandro s·chiavi, enunciava in un suo popolare libretto (17 ). Vero è che l~on. Natoli attribuisce ai suoi avversari opinioni che non · hanno per poter combattere contro i mulini a vento, con le sue antiqu,a- • • • t1ss1mearmi. L'urbanistica non è intesa - proprio dagli urbanisti denunciati da Natoli come malati di sterile piagnonismo - quale un'attività evasiva ed utopiqi riservata a « piccole schiere» e « gruppi ristretti», che, insuperbiti da una « mistificante coscienza di eletti», si rifiuterebbero di << prendere.il loro posto nello schieramento che conduce la lotta pratica per il rinnovamento di tutta la società italiana ». All' << urbanistica come funzione politica >> Adriano Olivetti dedicav~ nel 1945 un capitolo essenziale del suo « Ordine politico delle comuni~ tà > (18 ); e come funzione politica essa è stata intesa e sostenuta in questi anni, in quel convergere in una di differenziate esperienze culturali e politiche, che ha rappresentato, come not,avamo, un po' il miracolo dell'attività dell'I.N.U. Chiamata a dar forma al piano economico-sociale che è espressione del governo, l'urbanistica non è semplicemente una tecnica, ma si articola attraverso continue scelte politiche. « Parlare di urbanistica fuori di una determinata concezione etico-politica, non ha senso » (19 ). Se vera urbanistica c'è stata durante questi ultimi anni in Italia, essa è consistita sopratutto nella programmazione e nell'esecuzione delle opere di trasformazione fondiaria ed agraria. I Nella bonifica e nella riforma, come nei programmi di opere pubbliche si è inverata un'espressione di governo e se la forma delle soluzioni adot- · ( 17) « Le case a buon mercato e le città giardino~- Bologna, 1911. Basterà leggerne la prefazione, dove si invocano edisposizioni di legge che armino i Comuni contro le speculazioni, i monopolii e gli illeciti smodati sfruttamenti > e si chiede « con adeguate fonti di reddito e con misure di espropriazione e di limitazione del libito privato, un amplissimo demanio pubblico di aree e di case popolari >. ( 18) pag. 178-180 della I ed., Ivrea, 1945. V. inoltre « La forma dei pia-.;>> in « Società, Stato, Comunità >, Milano, 1952, pag. 73 e ss. ( 19) C. L. Ragghianti in « Nota ecc. > cit. [35] Biblioteca Gino Bianco
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