Nord e Sud - anno III - n. 15 - febbraio 1956

, L'ampio excursus verso la pianificazione territoriale, verso un più am~ pio orizzonte di riforme e di coordinati interventi, alimentato in anni di ancor vive speranze, è finito fra le pagine di una « pratica » burocràtica, che si lascia volentieri dormire in polverosi scaffali. Le aspirazioni e i bisogni dell'Italia depressa, se non son giunti fino ,ad oggi a imporre questo più deciso impegno pianificatore, lo potranno domani, mentre essi stessi già sembrano allontanarsi dall'attenzione del Paese, frastornato da quanti gridano che s'è già speso abbastanza? La cultura urbanistica è ben conscia di questa situazione e del sostanziale svantaggio di una battaglia combattuta su un terreno imposto. Fra le enunciazioni e l'obbiettivo pratico, gli ostacoli paiono ormai insormantabili. « La libera scelta che dovrebbe promuovere la realizzazione del piano attraverso una presa di responsabilità precisa - ha detto Adriano Olivetti, presidente dell'I.N.U., nel suo discorso inaugurale a Firenze - è intralciata troppo spesso e contrastata da interessi che sono affatto estranei alla città; e invece dell'ordine invocato, il caos si accentua, si ingigantisce, finisce per predominare. Sopraffatti da inique pressioni, distratti dal loro compito vero, gli amministratori eletti finiscono spesso per abdicare al loro alto dovere di scelta politica e trasmettono l'onere di ogni re~ponsabilità a quella burocrazia centrale e periferica, destinata, certo, a meno impegnative e qualificate incombenze. La funzione dell'urbanista viene · così a disperdersi. Dopo aver adempiuto alla prima parte del loro compito - quella di aiutare con un piano lungimirante la comunità a darsi una ragione, un volto ed un modo di vita e di progresso - gli urbanisti vedono spesse volte il loro piano passare nelle mani di persone le qu,ali non saprebbero nè attuarlo, nè riconoscerne le linee fondamentali, il carattere, il valore ». Fatto è, dunque, che una scissione sempre più fonda separa quelle che, secondo la definizione di Ragghianti citata al principio, sono le fasi dell' « urbanistica » ; dacchè, se la fase della « pianificazione », con i suoi compiti conoscitivi, resta saldamente affidata a una cultura q~lificata e operante, quella dell'urbanistica vera e propria, cioè dell'attuazione dei piani, è ormai caduta sotto un diverso dominio. E questo non è, come sarebbe logico attendersi, dei meri politici, sebbene di quella classe buro- [33] Bi lioteca Gino Bi·anco r

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