... costituiscono un'indicazione valevole, nelle sue linee generali, anche per fasi ulteriori di estensione ad altri settori del mercato comune. Nonostante, dunque, il rigetto della C.E.D., l'unità europea rimaneva un'esigenza insopprimibile: si cominciò a parlare di <<rilancio». Un <<rilancio >> da effettuare sul piano economico, dato che il terreno militare aveva forteme11te accresciuto le difficoltà intrinseche agli sforzi europeistici. Con chiarezza maggiore o 'minore si affermò la necessità d'estendere . le competenze della C~E.C.A. alle altre fonti di energia, si cominciò ad accennare al pool atomico, si levò la richiesta di un mercato comune totale. Si giunse alla Conferenza di Messina. I Ministri degli Esteri dei Paesi della C.E.C.A. proclamarono la necessità di proseguire sulla strada della . integrazione europea, di realizzare nuove forme di cooperazione in sede di energia convenzionale ed atomica, come nel settore dei trasporti, con · il fine 1:1ltimodi giungere alla creazione di un mercato comune europeo. La dichiarazione di Messina ebbe accoglienze profondamente contra ... stanti: considerata dagli uni come una nuova svolta europeistica, fu condannata dagli altri come il passaggio definiti:vo dell'integrazione europea dalla fase audace delle iniziative degli uomini politici alla fase lenta e pesante delle trattative fra gli e_sperti delle Cancellerie, dalla fase degli sforzi federalistici alla fase della cooperazione fra Stati tipo O.E.C ..E. Forse la verità era più complessa di queste due tesi estreme, nel senso che tutte e due le possibilità erano implicite nella risoluzione di Messina, che includeva accanto a certe intenzioni decisamente federaliste, come quelle di Spaak o di Beyen, anche posizioni assai meno convinte. In questo senso la Conferenza di Messina poteva rappresentare per la idea federalista l'inizio della riscossa o l'atto notarile della sconfitta, a seconda delle forze che avrebbero preso il sopravvento successivamente nei Governi dei sei Paesi della cosiddetta Piccola ·Europa. Ma non c'è dubbio che per Spaak, per esempio, la risoluzione di Messina voleva essere soprattutto una affermazione di principio sulla insopprimibilità dell'esigenza del mercato comune europeo e sulla necessità di riprendere gli sforzi in quella direzione; mentre, per gli alt~i, - e certamente per parecchi funzionari . dei diversi Ministeri degli Esteri - le parole della risoluzione altro non erano che la stanca ripetizione di formule, svuotate di contenuto ogni I giorno di più, un puro e semplice lip-service ad un'idea politica, forte dell'appoggio degli S. U. e di Adenauer ed avversata dall'U.R.S.S. e dai [12] Biblioteca Gino Bianco
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