Nord e Sud - anno III - n. 15 - febbraio 1956

ne è la pi~ chiara dimostrazione); nè d'altra parte, la grande industria ha interes~e,quando abbia i mezzi sufficienti,a sostenere spese enormi per facilitare le ricerche e la produzione, su cui il Governo si riserva il monopolio. Non occorre, dunque essere profeti per prevedere che, nel quadro nazionale, si arriverebbe ben presto ad una « impas,se >>, e che l'attuale progetto di legge, se approvato, correrebbe il rischio di rimanere pura e semplice· << blue print ». E, d'altra parte, l'industria privata s'interessa molto alla fase dell'impiego industriale dei combustibili nucleari, allo stesso modo che il Governo non può ignorare il peso crescente che l'energia nucleare avrà sulla economia del futuro. In realtà, _gli studi (sempr.epiù numerosi) pubblicati . negli ultimi anni concordano nel sostenere che il ritmo, con cui sta crescendo, -e,secondo le previsioni, continuerà a crescere,il consumo d'energia, è tale che i comb-ustibilinucleari non sostituiranno (per· lo meno per un lungo periodo), ma soltanto integreranno le altre fonti di energia attual-:- mente scarseggianti. È noto del resto che la Gran Bretagna ha costruito centrali atomiche che produrranno per parecchi anni l'energia ad un . costo superiore di quella prodotta dalle centrali elettr~che. Ma l'Italia rappresenta, da questo punto di vista, un caso a sè, perchè da noi il costo normale di un kw. è molto più alto che in Inghilterra - per non parlare degli Stati Uniti - e, per conseguenza, se in Inghilterra il costo di produzione dell'energia nucleare è antieconomico, in Italia ci potrebbe essere addirittura un vantaggio economico, fin da oggi, a produrre energia da combustibili nucleari. (E qui ci limiteremo soltanto ad accennare come questo argomento sia ancora più valido per il Mezzogiorno, dove il costo dell'energia elettrica è più alto che nel resto d'Italia, non senza però osservare che una situazione del genere può alla lunga avere conseguenze rivoluzionarie). · • Il problema è, dunque, in sintesi, che l'Italia ha ·bisogno di combustibili nucleari, ma non ha i mezzi per produrli. Di conseguenza, l'alternativa oggi in sede economicanon è produzione nucleare statale o privata; e non è neppure industria nucleare italiana od europea, ma è invece·l'ac- 1 quisto di combustibili atomici dall'estero (leggi S. U.) oppure la partecipazione con gli altri Paesi europei alla produzione in Europa dei combustibili ~ucleari. L'alternativa è, cioè, dipendere totalmente dalle importaz~oniamericane o dare all'Europa (e con questa all'Italia) la sua autonomia [9J Bi roteca Gino Bianco f ,

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