Nord e Sud - anno III - n. 15 - febbraio 1956

\ trice della patria» {1 3 ). L'importante era di insistere, fino a farla penetrare nelle menti dei più, su questa identificazione di liberali, democratici e comunisti in un unico fascio, onde accomunare in un'unica accusa di antipatriottismo, di pacifismo, magari di sabotaggio, tutto il personale politico italiano non precisamente reazionario: da Giolitti a Sturzo, da Amendola a Serrati. E contemporaneamente si precisava: << Il Nazionalismo non è partito di governo, ma di stato» (Corradini); e lo stato << deve rafforzare la sua autorità», ma, si soggiungeva, « senza ingerirsi nella vita economica del paese»; e ancora più brutalmente: << Lo stato deve abban- . donare ogni metodo liberale dinnanzi alla propaganda antinazionale>>, laddove dietro la parola « antinazionale >> c'è ormai un preciso piano di azione che va dal manganello ai tribunali speciali. Ed ecco poi un altro dei punti che Mussolini s'affretterà ad inserire nel programma di governo ed a realizzare celermente: « E deve ugualmente lo stato abbandonare il suo vecchio agnostico disinteresse in materia -religiosa. Superato ormai il dissidio storico fra Chiesa e Stato (come ha dimostrato la recente costituzione del partito popolare) lo stato non può per un ossequio tardivo a princìpi ormai superati del vecchio dottrinalismo liberale, trascurare il fatto che la totalità dei cittadini italiani, salvo una piccola minoranza, è cattolica e che la religione è un elemento essenziale di elevamento morale, di coesione interna e di ordine sociale. In questa sua funzione di tutela della vita e della disciplina nazionale, lo stato italiano può fortunatamente contare sul saldo ausilio della famiglia italiana, organismo fondamentalmente sano e che occorre difendere contro tutte le cause di disgregazione che l'individualismo da ogni parte cerca di costituirle intorno >> (14 ). Federzoni ed il suo gruppo vedevano dunque trionfare le proprie tesi filoclericali proprio coi voti di tutti i sorelliani, i dannunziani e i decadenti più o meno massimalisti della prima ora. Ancor più recisamente, nel 1922 ai rimproveri che Forges Davanzati rivolgeva ai cattolici per la loro opposizione alla guerra e per il loro congenito internazionalismo, si contrapponeva l'invito del Corradini, il quale dopo aver affermato - nell'evidente tentativo di affrettare una scissione - che la questione romana era rimasta ( 13 ) Atti del Convegno nazionalista di Roma - 1919; soc. editr. «L'Italiana>;. pag. 184 e segg. ( 14 ) ENRICO CORRADINI: voi. cit. p. 196. [111] Biblioteca Gino Bianco ...

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