di saggezza e di abilità, per quella volta e per le molte altre ancora in cui l'offerta fu ripetuta (fino al 1914) nel non accusar ricevuta; ed il nazionalismo peraltro non mancò di rimbrottarlo in frequenti occasioni, affermando che la borghesia non voleva comprendere da qual parte veramente fossero i suoi difensori. Un rimprovero del genere troviamo anche nella menzionata relazione del Carli, laddove l'oratore lamenta che la borghesia non abbia potuto o voluto o saputo assumere direttamente la direzione dello stato << come in Germania», ed abbia invece sentito il bisogno « della mediazione del politico>>. << Allora è avvenuto l'avvento del dogma: le parole libertà, democrazia, liberali, conservatori, destra, sinistra hanno governato l'Italia. È vero eh~ anche negli altri paesi troviamo queste formule, ma esse hanno un contenuto economico così che in Germania il grande partito agrario è conservatore e l'industriale è liberale». Ed infine il nostro acuto economista avanza una serie di proposte che taluni ambienti non mancarono certo di trovare << sensate » o << concrete >>,il che in certo . particolare linguaggio significa la stessa cosa: aumento delle tariffe di protezione, così nell'industria come nell'agricoltura (e qui si levò l'opposizione di Goffredo Bellonci); necessità che lo stato sorreggesse con ogni mezzo l'industria (sempre sulla base di quanto avveniva in Germania); esigenza di incrementare la marina mercantile; necessità che gli industriali si unissero e finissero di dilaniarsi con la concorrenza (invito alla formazione di trusts e cartelli). Furono appu11to questi i motivi su cui Mussolini insistette di più nell'attaccare duramente i nazionalisti all'indomani del congresso di Firenze e dei quali più fedelmente si servì dopo la sua ascesa al potere, affidandoli alla sagacia, invero semplicistica, del ·De Stefani. · Tuttavia, a Firenze, quella particolare « sinistra » che era la « sinistra nazionalista >> e che annoverava fra i suoi leaders più autorevoli Scipio Sighele, impedì, giovandosi anche dell'aiuto di Barelli e dei suoi amici (nonchè dei radicali e degli smarriti pochissimi repub·blicani, colà capitati chissà come), che il convegno si ancorasse ad una posizione ufficialmente ed esplicitamente reazionaria. •E d'altronde neppure in questo campo volle compromettersi - secondo il solito - Federzoni; con la consueta gesuitica abilità anche nel congresso romano del 1912, dopo Tripoli, egli prima sostenne una pregiudiziale antiparlamentarista e poi s'affrettò a specificare [108] Biblioteca Gino Bianco
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