Nord e Sud - anno III - n. 15 - febbraio 1956

Vi fu anche un tentativo di Goffredo Bellonci di portare la discussione su programmi economici e su temi meno immediatamente impegnativi; e si udì pure qualche intervento che mirava a porre l'assemblea dinnanzi ai reali problemi di fondo della vita pubblica italiana: così ad esempio, un tale Spiridione Caprice affermò di considerare la soluzione del problema meridionale come l'indispensabile premessa di ogni progetto di espansione nazionale. Proteste e preoccupazioni, le quali, facendosi sempre più fioche e più rare le voci che le esprimevano, durarono poco e con gli anni scomparvero del tutto dalle cronache nazionaliste. E così avvenne pure che la primitiva discordia esistente fra i militanti riguardasse sempre meno la politica e l'ideologia e sempre più la cattiva letteratura, la maggior o minor simpatia o addirittura il rapporto più o meno clientelistico con Federzoni o Corradini: i quali ultimi vennero indubbiamente amati e riconoscuti come capi dai più giovani, in una guisa che anticipava in maniera divinatoria il rapporto sentimentale che si sarebbe stabilito fra i balilla ed il duce. Intanto per quanto riguardava la politica economica, il linguaggio dei nazionalisti s'andava facendo sempre più esplicito e scoperto, fino ad abbandonare il più spesso anche le più demagogicl1e preoccupazioni. Dalla relazione di Filippo Carli - sempre al congresso di Firenze - vale la pena di estrarre queste direttive cl1e sono di una cl1iarezza unica nella storia dei sempre più o meno camuffati partiti e raggruppamenti politici italiani: « I.nazionalisti potranno aiutare la borghesia con un'assidua propaganda, con la rivelazione dei suoi interessi anche più immediati, delle sue finalità anche più lontane dei suoi diritti, dell'importanza della sua funzione, delle sue responsabilità a conquistare la parte che le spetta nella direzione della politica economica nazionale. Cosicchè l' ope»a del nazionalismo, in quest'ambito speciale non può essere che transitoria, perchè sarà esaurita il giorno appunto in cui la borghesia sarà capace di darsi un autogoverno, di porre direttamente i propri programmi >>. Parole alle quali - proprio per essere pronunciate in quella sede di discussione e di programma di politica economica - sarà facile riconoscere un significato assolutamente e cinicamente pratico: parole che riducevano con notevole ed ingenua semplicità, tutto il problema dell'intervento attivo del nazionalismo nella lotta politica italiana ad una offerta contrattuale inoltrata al mondo possidente. Ma quest'ultimo, dal canto suo, dimostrò una insospettata dose [107] Biblioteca Gino Bianco ..

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