zionalismo non è e non può essere per fatalità storica e per ragioni d'ambiente che un partito liberale, sinceramente e audacemente liberale che vuol risvegliare le addormentate energie nazionali ed indirizzarle tutte nei commerci, nelle industrie, nelle arti, nelle scienze, nella politica, al fine unico della grandezza della patria » (3 ). Ma già· si trovano, anche se in tono ancora moderato, ed abbastanza lontano dal linguaggio dannunziano, gerini di intransigenza antisocialista, di vero odio teologico. Così si è indotti subito al sospetto da quella incondizionata, continua, stucchevole ammirazione per i tedeschi, e per , il loro spirito organizzativo e «nazionale», che resterà pòi un dato persistente dell'antiitaliar.iità della reazione italiana. E c'è pure una incapa- , cità fondamentale di risolvere la palese contraddizione fra un irredenti- .smo, dal Sighele effettivamente sofferto, "e il desiderio, che appare fin da allora, di prosternazione dinnanzi a Federzoni e Corradini, i quali, dal canto loro, non amavano che sull'irredentismo si insistesse troppo. Il Sighele fa nascere il risveglio nazionalista dal triplicismo di Tittoni ed in questo modo tradisce la sua tesi irredentista e la sua visione 'idilliaca e romantica del nazionalismo; tesi condivisa da tutto un settore del movimento; ed a Borgese, il quale aveva defiµito tout-court i nazionalisti: « un ostacolo sulla via della civiltà » e trovava assai nebulosi ed incerti i vari loro linguaggi, l'autore delle famose << Pagine Nazionaliste», vecchie e «nuove», oppone una sua visione democratica, invero del tutto personale, del nazionalismo quasi << Sturm und Drang » italiano in ritardo e, sul piano della politica estera, nega, con Federzoni, ogni accusa di austrofobia. Questa testimonianza del Sighele è importante perchè ci permette di dissipare un altro equivoco frequente circa le origini del nazionalismo: che non soltanto non furono irredentiste - co1ne sopra accennavamo - ma non vanno per nulla ricercate nella politica estera. Si tratta di un ritorno aggressivo di tutti i principi assolutistici sopravvissuti alla rivoluzione francese. Giovanni Amendola, a proposito della r~azione fascista, esprime un giudizio che pare validissimo anche al fine di individuare il motivo originario del nazionalismo: « Vi è nella storia del Regno d'Italia, tutta una corrente di politica conservatrice, la quale ci appare dominata ( 8 ) Pagine, nazionaliste: Milano, 1910 (pagg. 219-226). [103] I Biblioteca Gino Bianco
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