perfettamente in Enrjco Corradini, cui la storia dette certo ragione assai più che non ad un Sighele o ad un F ederzoni. . Dal Congresso di Firenze a quelli di Roma (del '19) e di Bologna (del '22) si può notare, infatti, una traccia sempre più precisa verso quel~ la definizione dello Stato e dell'organizzazione sociale che fu poi rivendicata come propria originale invenzione dal fascismo. Da una primitiva posizione negativa nei confronti della democrazia e del liberalismo come tali (nonchè della borghesia, per la sua scarsacoscienzadi classe, in quanto tollerava l'una e l'altro) in cui ci si imbatte nel primo congresso (dove tuttavia essa appare ancora piuttòsto contrastata), si giunge con sicura progressione all_eposizioni per così dire positive e costruttive contenute nelle relazioni di Alfredo Rocco e di Enrico Corradini nei Congressi del '19 e del '22. ' Si può dunque senz'altro affermare che dal 1911 il dannunzianesimo e tutti i suoi numerosi derivati ed affini appaiono chiaramente nella veste di semplici strumenti a disposizione di una ferma e precisa volontà poltica di reazione. Le manifestazioni di questa volontà furono certo molteplici, varie, fra loro molto differenti. Ma, nei confronti del metodo liberale e della democrazia riformista, si rileva una rara coerenza e costanza d'atteggiamenti: l'opposizione all'uno ed all'altra divenne sempre più . rigida ed unanime con il passar del tempo. Naturalmente fu la guerra a precipitare ·ed amalgamare tutti i vari e compositi motivi del pensiero nazionalista (2 ); fino al 1919 invece diffi- , cilmente si troveranno molti militanti sulle stesse posizioni ideologiche e tattiche. I_nmolti casi il nazionalismo delle origini, quando cioè ancora era allo stato di fermento poco più che letterario, non poteva dirsi proprio conservatore o addirittura reazionario. Nell'agosto 1909, per fare un esempio, Scipio Sighele, nel delineare le differenze, a parer suo profon- , dissime, tra i nazionalismi italiano e francese, scriveva: << In Italia il na- ( 2 ) In un discorso tenuto a Firenze nel dicembre 1921 ancora il Ruini, che fu sempre attento scrutatore degli sviluppi del nazionalismo, ricordava la campagna condotta negli anni precedenti la guerra dai giovani liberali, nazionalisti e neocatto- . lici, << contro l'egalitarismo assurdo della democrazia »; e rilevava che queste tendenze reazionarie << si rinnovarono ed acquistarono un tono più alto nella dottrina nazionalista la quale si presentò con una implacabile requisitoria contro le ideologie dem9cratiche ». · [102] Biblioteca Gino Bianco
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