Nord e Sud - anno III - n. 15 - febbraio 1956

fu << terribile e patetica »: come capita sempre in chi sente con serietà ed impegno morale i problemi della cultura. I nostri contraddittori del Contemporaneo ignorano forse queste esperienze? SUL PONTE' DEL MESE DI DICEMBRE, Giorgio Spin,(, in ttna nota editoriale, « Lo stufato del 1:elliccia », di cui francamente dispiace dover rilevare il tono acido, pone ai radicali, e in particolare al Mondo, alcuni interrogativi. Uno di questi riguarda l'Italia meridionale e implicitamente ci chiama ìn causa, come scissionisti dal P.L.I. ;e << amici del Mondo~ che in modo particolare nell'Italia meridionale operan,o e per essa propongono certe .soluzioni. Riportiamo integralmente il passo della no·ta di Spini dove è questione del Mezzogiorno ed in particolare dei contadini del Mezzogiorno: « E già che abbiamo parlato del Mezzogiorno)' mi permetto di dire a questo proposito una franca parola, in qualità di ' terrone' adottivo. In una , situazione economico-Jociale così grave come quella meridionale, non c'è posto per una ' terza forza', la quale si inserisca tra i contadini sfruttati d'a una parte, ed i proprietari, i gabellotti e la pi"ccola borgh.esia parassitaria dall'altra. 'Coppole e capp·elli non si ttniscono' dice un, triste e saggio proverbio siciliano. E chi a sud dì Roma non ce la fa a diventare partito di coppole e di contadini, resta partito di 'cappe~dì' e di clientele,. qualunque sia la bontà delle sue intenzi'onì o dei suoi articoli programmatici. E per questo, non valeva davvero la pena di stepararsi da Co&·tto o da De Caro. Pertanto, mi sembra logico domandare agli amici radicali quale sia la politica contadìna che essi intendono svolgere nel Mezzogiorno, in antitesi a quella della Democrazia Cristiana o dei comunisti »... Diciamo subito che, per quanto ci riguarda, radicali o non, la n,ostra po!itica contadina è quella che Spini e altri possono andare a leggere negli articoli pubblicati da Manlio Rossi Doria (è una firma che a Spini dovre1bbe infondere fiducia) sui numeri 5, 6, 10 e 11 di Nord e Sud. La politica, però, · cii potrebbe ancora obiettare Spini, n,on si fa con le << buone intenzioni > e ,gli « articoli programmatici ». Ci sia consentito di ritenere che non si fa neanche con i proverbi, fiorentini o sioiliani poco importa. Il che vuol dire, in questo caso, che per la democrazia non ci si batte nel Mezzogiorno finchè ~on ci si liberi dalla drastica alternativa p1osta da massime come quelle ricordate dallo Spini, frutto di una secolare disperazione e servitù, che è co1npito appunto della democrazia di scuotere e rovesciare, nelle su_efondamenta sooiali non meno che nelle sue espre~ioni psicologiche e porlitiche: se non, si vuole che la lotta per il riscatto sociale si traduca ùn un apporto all"instaurazione di un nuovo e più solido asservimento; in cui lo Spini per prtimo si rifiuterebbe di scorgere un efjettivo progresso umano e ci·oile. E comunq·ue noi non riusciamo proprio a concepire la poissibilità di dare l'avvio o di , [97] . I Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==