Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

' delle « economie esterne» (perchè un impianto industriale è anche una « economia esterna» rispetto ~d altri potenziali impianti industriali). Per spezzare il circolo vizioso si impone quindi l'attuazione d'una serie di provvedimenti accuratamente predisposta in modo da attenuare, nei limiti del possibile, il divario delle condizioni di partenza. Ed ovviamente, perchè questi provvedimenti abbiano carattere temporaneo, è indispensabile che stimolino direttamente la formazione di quell'a_mbiente variamente industrializzato di cui si diceva, che solo è in grado di stabilire permanenti condizioni di convenienza economica. Questo è lo scopo dei provvedimenti « di tipo inglese » : e qui è la ragione per· cui da tempo questa rivista reclama l'applicazione di questo genere di provvedimenti. In questo senso « compensativo» va interpretata una politica di incentivi; ed in questo senso, siamo lieti di constatarlo, l'ha interpretata l'ing. La Cavera al convegno C.E.P.E.S. « Le agevolazioni fiscali in favore dei nuovi impianti>>,egli osservò, <<sonoinfatti la promessa di non togliere all'imprenditore per un certo tempo una parte degli utili, se gli utili ci saranno. Esse, perciò, non riducono l'alto rischio degli investimenti in una zona depressa, perchè non riducono, a stretto rigore, i maggiori costi di impianto, di produzione e di distribuzione che si devono sopportare. In una progr,ammazione di massicci e simultanei incentivi, le agevolazioni fiscali vigenti potraru10 assumere un concreto valore di allettamento solo se altri incentivi avranno perequato, rispetto a quelli delle regioni e dei Paesi industrializzati, gli alti costi, che in una zona depressa devono sopportare gli investimenti industriali >>. E, se considerati in questo senso, non è vero che gli incentivi, come scriveva recentemente l'Arena in << Prospettive Meridionali», <<sono capaci solo di allontanare dalla formazione di quegli imprenditori capaci e di quello spirito diffuso di innovazione e di coraggio nell'affrontare i rischi, che è la parte più cospicua e meno sostituibile dell'iniziativa industriale>>. Ci si renda conto che non si può - e forse potremmo dire non si deve - chiedere ad un privato imprenditore di esercitare la propria attività nelle zone meno provvedute senza concedergli dei benefici tali da ripagarlo delle ·maggiori difficoltà cui va incontro: chè « coraggio e spirito di innovazione» non implicano affatto - nè v'è alcunchè di condannabile in questo - <<p,atriottismo e spirito di beneficenza», nell'iniziativa industriale. Noi non vogliamo affatto escludere che una politica di incentivi finisca per addurre a fenomeni di <<duplicazione>>nel senso innanzi definito: ciò [14] Biblioteca Gino Bianco

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