Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

romantico e di una romantica disperazio• ne. E tre mesi più tardi: << sono fiacco, sonnolento; ho l'occhio incerto; non oso di guardare in faccia la gente, come se avessi commesso qualche delitto. È una situazione violenta, da cui non so uscire > (ivi, pg. 43). · E invece ne uscì: e ancora una volta a farlo guarire fu la sua volontà operativa, il gusto del lavoro e la possibilità del lavoro. Nel febbraio '57, quando ancora non era scoppiata la crisi, il De Sanctis aveva individuato il male comune: « e ci è poi una malattia che ci rode tutti, lo spleen morale » (ivi, pg. 39). Più tardi, dopo il viaggio a Torino e la improvvisa crisi di disperazione, a Zurigo, ripensando alla situazione letteraria, viene superando proprio lo spleen: « oggi c'è un contenuto già fracido, ed un altro ancora in fermento. L'arte, dunque, oggi non è moribonda, ma è fermentante, come la società che è in stato di formazione » (ivi, pg. 46). E le nuove meditazioni vengono subito prendendo una fisionomia precisa: nasce il corso sul Petrarca. E nel contempo il discorso filosofico col Villari, che lo sollecitava rivelando le sue perplessità e il suo distacco dallo Hegel, si fa più impegnato. La dottrina hegeliana ha ancora attualità perchè abbisogna di forti studi ed è perciò appunto preferibile a « quelle semiconoscenze che in I talla si decorano col nome di dottrina>. Il che non toglie che si debbano riconoscere i difetti· di essa: e secondo me lo sbaglio capitale di Hegel è di prendere per evoluzione dell'umanità quello che non è se non evoluzione di uno de' suoi periodi. Certo ci sono de' tempi, ne' quali il pensiero pu(o sottentra all'arte, ma l'arte e la religione sono immortali, e vivono contemporaneamente presso popoli più giovani e rinascono dalle ceneri della filosofia. L'arte, la religione, il pensiero puro, non sono tre contenuti, ma lo stesso contenuto sotto tre forme ... Da un nuovo contenuto ripullulano da capo le forme: eternità di contenuto, eternità di forme. Il contenuto non ritorna, progredisce sempre: le forme soggiacciono alla legge di ritorno del Vico. Hegel confonde le due cose e fa finire l'umanità con lui> (ivi, pgg. 45-46). Dove si vede che il De Sanctis ha colto una delle insufficienze fondamentali della filosofia hegeliana, anche se non è stato capace di dedurre tutte le conseguenze. Ma è soprattutto la preparazione del Petrarca che l'anima, e quando egli ne parla si avverte nelle sue parole un tono gioioso. Si veda com'è fiero del tiro che ha giocato ai suoi uditori e colleghi stranieri, dell'abilità con cui è stato capace di portarli ad intendere il poeta italiano: << Petrarca passa appo gli stranieri come il poeta de' concetti e dello astratto platonismo; anche il Vischer era di questa opinione. Nelle prime lezioni ho dato addos-- so al Petrarca, ed ho fatto un severo esame de' suoi difetti, il che ha delusa la comune aspettazione: chè attendevano da un italiano un panegirico, e si preparavano a sorridere a mie spese. Ma io gli ho fatti un pò ridere alle spese del Petrarca, ed ora il riso dà luogo all'ammirazione~ (ivi, pg. 56). Siamo nel dicembre '58: la malattia è superata e il sogno d'amore è ormai sol-- tanto un ricordo malinconico. E il De Sanctis può anche celiare col Villari, che gli suggerisce di prendere moglie: trova- [127] Biblioteca Gino Bianco

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