quelli che l'hanno inteso ... E lei è stato verso dì me molto duro. Non cre~evo che si potesse ancora oggi parlare di me come ha parlato lei. Non avevo seguito il processo perchè avevo tre avvocati, tre cannoni. Dopo, troppo tardi, ho letto le carte e mi sono convinto che lei ha compiuto il suo dovere e che, come le cose apparivano, il ricorso doveva finire come è finito. Sono venuto per dirle questo>>. Quante cose dicevano quelle poche parole pronunziate con· fermezza, a cuore aperto! Don Calogero Vizzini, re della mafia siciliana, prossimo al ., tramonto, era venuto a. chiudere nel mio cuore un ciclo di vita vissuta: in quel momento, accanto a lui, vedevo la grande ombra di una cavalla bianca, e del panciuto e rubicondo massaro Bevilacqua, come mi apparvero nei verdi anni, allorchè, inesperto della vita e dei pericoli, amministravo la giustizia in ~no dei capisaldi della mafia insulare. << Ero certo, zù Calo') che lei non avrebbe dubitato della mia sincerità del dovere da me compiuto. Avermelo dichiarato lei in persona per me, oggi, è un elogio ». ~~ Per la storia, si sappia che, pochi giorni prima, il 4 febbraio, era stato deciso in Cassazione un ricorso proprio contro il Comm. Vizzini e una turba di concittadini. Nel settembre del 1944 si era tenuto a Villalba da parte dei comunisti un comizio. Il Comm. Vizzini lo aveva permesso (1) indicando i temi oratori, che avrebbero dovuto prescindere da qualsiasi riferimento alla organizzazione agraria del territorio da lui creata, incrementata ,diretta. L'incauto riferimento, da parte di un oratore, agli argomenti proibiti (2), determinò una sanguinosa reazione da parte dei fautori del Vizzini, con lancio di bombe, spari di pistole. L'ipotesi giuridica della strage (articolo 422 C. P.) era stata degradata dalla Corte di Assise di Cosenza a violenza privata, e la Corte di Cassazione annullando la sentenza denunciata, aveva addebbitato l'esatta configurazione giuridica dei fatto delittuoso, precisando, come, piuttosto che di delitto politico, nella specie si fosse trattato « di autentico delitto di mafia». Ed io avevo avuto l'onore, dopo venticinque anni, di riprendere gli argomenti che un giorno lontano erano serviti per contrastare e debellare le consorterie mafiose, imperanti nei comuni della Sicilia centro-occidentale. Ancor oggi non si ha della << mafia » un concetto esatto ed è strano ( 1 ) Bontà sua! (n. d. r.). ( 2 ) Superfluo il sottolineare la singolarità di questo sostanziale giudizio del magistrato Guido Lo Schiavo secondo il quale un oratore, in an comizio autorizzato avrebbe dovuto accettare quella limitazione impostagli dalla mafia, la cui inosservanza da parte del Li Causi egli definisce << incauto accenno agli argomenti proibiti ». << Proibiti ». E da chi? Dalle leggi? No: dalla mafia. Biblioteca Gino Bianco \
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