chè le truppe di Clark varcarono il poco fatale <<bagnasciuga>>,fino alle elezioni del '46, quando si inizia il riassetto dello Stato italiano. Ma tlltta la vicenda della <<banda Giuliano >>,che, nella catena delle reazioni, delle vendette, e della selvaggia e spietata lotta per la sopravvivenza dei suoi appartenenti è un continuo sprofondare dai pretesti separatisti, che si anda-- rono estinguendo, in un mare di fango e di sangue, tutta la vicenda Giuliano, dicevamo, è caratterizzata da questa sua lotta su due fronti. Uno: le forze dello Stato; l'altro: la vecchia mafia, contro il potere, le gerarchie e i metodi tradizionali della quale Giuliano e il suo stato maggiore inalberarono il più aperto e beffardo stendardo di rivolta, giungendo al punto di <<sequestrare» i più autorevoli suoi esponenti o protetti, come, nel caso più significativo, il sullodato Lucio Tasca. Fu il separatismo degli agrari a dar nuovo fiato alla mafia; ma l'azione troppo radicale cui gli agrari si erano spinti nel dopoguerra dette origine, come sottoprodotto dell'E.V.I.S., anche al brigantaggio. Come gli agrari ripiegarono dal terreno separatista a quello tradizionale del nazionalfascismo (partiti monarchici e movimento sociale), così la mafia ripiegò anch'essa sul terreno tradizionale, e il banditismo restò, isolato, ostinato e disorientato, a bruciare selvaggiamente le sue ultime carte in una catena di delitti non coperti, come quelli della mafia, da tanto complesse omerta. Finalmente, si deve segnalare un articolo - <<Nel regno della mafia>>- pubblicato su Processi (n. 5, gennaio 1955), <<mensile di vita giudiziaria » diretto da Ferruccio Liuzzi e Giuseppe Sardo. Autore di questo articolo è un alto magistrato: quel Guido Lo Schiavo, procuratore generale presso la Corte di Cassazione, autentica competenza in materia a giudicare dai suoi romanzi, frutto di una lunga permanenza nell'Isola. Si ricorderà <<La trilogia della siepe»: Piccolapretura (otto ristampe e il film In nome della legge), Gli inesorabili (da cui il film omonimo) e, infine Condotta di paese. Qui si citerà quasi integralmente questo articolo dell'alto magistrato; un articolo che, per il fatto di essere stato pubblicato su una rivista poco diffusa, tecnica, non è meno grave ed indicativo; e forse è sfuggito all'attenzione di chi di dovere: << Il 7 febbraio 1953 alle ore 17 una calda e nota voce siciliana mi chiamò al telefono. Il tono era inconfondibile; così appare a noi siciliani quello di chi richiede qualche cosa di grave, di importante e, nello stesso tempo, teme [79] Biblioteca Gino Bianco
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