Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

sabilità dell'emigrazione che non si addice al personale di Palazzo Chigi (8 ). E ne riparli infine l'on. Segni, che ha tutti i titoli in tegola per ricostituire l'opera che Mussolini disfece e alla quale si è finora impedito che altri ponesse costruttivamente mano. C'è infine un suggerimento da aggiungere; a sottolineare la stretta interdipendenza che passa tra l'emigrazione oltre confine e lo sviluppo economico del Mezzogiorno, ad assicurare il necessario coordinamento, a far valere anche in sede internazionale il rapporto tra la situazione demografica e la politica di sviluppo economico, riteniamo opportuno che l'Alto Commissariato, anzichè con il Ministero degli Esteri o con quello del Lavoro, sia posto, unitariamente per quanto riguarda tutti i suoi servizi, ( 8 ) Nel Corriere della Sera del 28 settembre, all'indomani della replica dello on. Martino a conclusione del dibattito parlamentare sul Bilancio desli Affari Esteri, si legge che il Ministro << ha preannunciato la presentazione del disegno di legge sull'istitqzione di un Commissariato per l'emigrazione»,. Di fronte all' on. Martino, dobbiamo ritenere che questo preannuncio rappresenti un fermo impegno politico, coerente con le posizioni liberali del Ministro. Ma, se dovessero passare più di tre mesi, potremmo essere indotti a credere che quel preannunzio nascondesse una deplorevole intenzione dilatoria, se non nel Ministro, nella burocrazia e nel Governo stesso. Tanto più che, dalle successive dichiarazioni al Senato dello stesso on. Martino, siamo stati assai male impressionati. Il Ministro ha infatti riconosciuto l'utilità del Commissariato, a patto però che esso << sia inquadrato nel Ministero degli Esteri ». Il che ci trova risolutamente contrari per le ragioni dette nel testo. Dobbiamo aggiungere che non possiamo condividere gli argomenti di Augusto Guerriero che si leggono nello stesso numero del Corriere della Sera, a commento del discorso dell'on. Martino: << l'emigrazione è per noi un pessimo affare... un emigrante è una perdita secca per la Nazione ... occorre un capitale, sia pure· i,iccolo, per allevare un uomo, e portarlo ad una età alla quale possa produrre ... ~e, arrivato a quella età, se ne va, e va a lavorare e produrre per un altro paese, quel piccolo capitale è perduto». Qui sono echeggiati gli argomenti che abbiamo cercato di confutare più sopra. Confidiamo che, se Guerriero vorrà riesaminare la questione, egli riconoscerà che quell'uomo, da noi << portato all'età alla quale possa produrre», diventa sì una unità di lavoro; ma solo quando << se ne va», fuori d'Italia; in Italia resterebbe una unità di consumo. E quindi l'emigrazione non è per noi << un pessimo affare», se di affari vogliamo parlare: perchè, se per ogni emigrante altri guadagna una unità di lavoro, noi ci alleggeriamo di una unità di consumo che graverebbe sulla percentuale già altissima della popolazione inattiva; il che non rappresenta una << perdita secca», ma un diverso guadagno. Biblioteca Gino Bianco

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