ginazioni e creazioni più felici di Brancati. Nella Singolare avventura di FranceSico Maria, il giovane protagonista vi giunge da Pachino, librandosi appunto sulle ali melodiose delle Laudi, che lo inducono a sognare il peccato sul volto di ogni donna; ma la città è vivace e composta, bonaria e ridente, nitida e vecchiotta come in una fotografia del tempo. Una Catania che ha una tinta un po' fatua, araldica o dignitosamente borghese (il popolo vi è intravisto e utilizzato soltanto come coro), e sembra aver rivestito di una patina di liberty il barocco delle sue architetture: << Catania, oh Catania era bella al principio del Novecento! C'era un odore di cipria per le strade, delicato come i visetti delle donne che la portavano. Visi timidi, pazienti, deboli, veramente di donne. Si aggiungeva un gradevole odore di finimenti di cuoio per il gran numero di carrozze padronali che scorrevano da un capo all'altro del corso. lo, in verità, non li ricordo, perchè allora non vivevo a Catania, nè altrove, e battevo in felicità quegli uomini felici, non essendo ancora nato. Ma i ricordi degli altri mi fanno trasalire ugualmente, e la nostalgia di cose che non ho viste e che mi sono tanto care, giunge al punto di guastarmi l'umore. Sui muri, manifesti a colori incorniciati da bei disegni come annunzi di balli e concerti, dicevano che l'avvocato T. era un adultero (asserzione di cui l'indomani un giornaletto quindicinale avrebbe << provato la verità») e che l'onorevole R. era un ladro. Questa parola ladro, Francesco Maria la sentì pronunciare con bella voce, dall'onorevole D·e Felice, affacciato a un altissimo balconcino su una piazza rigurgitante di folla odorosa di caldarroste. << Vi dico» - scandiva l'onorevole al di sopra dei tetti, mentre le rondini impaurite accorciavano il volo sui tetti opposti - << che l'onorevole C. è un ladro! » ... E come si salutavano! A testa bassa parevano profondare l'uno nell'altro, e soavemente mescersi in un'unica persona, poi si rialzavano con gli occl1i lustri di sorriso e di commozione, e dilungando si volgevano ad ammirarsi le spalle: << Brav'uomo!. .. Un signore compito I » ... Le signore non tutte erano fedeli al marito, naturalmente; ma rimanevano brave donne anche quando le loro lunghe calze di seta ciondolavano sulla sedia di uno scapolo. Qualche ragazza ricca, innamorata di un povero, si gettava ancora dal balcone: una di queste, nobilissima, buttandosi dalla sua finestra stemmata, era rimasta infilzata nelle lance del cancello che chiudeva il sagrato della chiesa di famiglia. La sera, passando rasente ai palazzi, si sentivano, si vedevano quasi, le mani di queste donne sulle tastiere dei pianoforti: Verdi, Donizetti, Tosti e Bellini. Talvolta una voce candida, BibliotecaGino Bianco
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