Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

ta: molti corsi femminili si limitano a impartire quelle nozioni che in teoria dovrebbero essere apprese nella scuola ordinaria, e che comunque per sè stesse non possono aprire che minime prospettive di sistemazione remunerativa. Tutto questo induce a domandarsi se valga la pena di ampliare ulteriormente l'ambito dei corsi, sia pure stabilizzati, secondo il più recente orientamento del Ministero, in Centri di addestramento prof essionale, ,a carattere permanente e con un bilancio annuale. O quanto meno se non converrebbe riesaminare il problema, nella prospettiva di un'unificazione o di un coordinamento delle iniziative che vari rami della pubblica amministrazione, in primo luogo il Ministero dell'istruzione pubblica con i recenti Istituti professionali funzionanti in via sperimentale, sono venuti prendendo in questi ,anni. E' possibile che i corsi riuscirebbero a dare migliori risultati se fossero ridotti di numero, e se si cercasse più spesso di appoggiarli a scuole tecnicoprofessionali con regolari programmi di insegnamento. In ogni caso, e questa è un'esigenza che ha ormai il carattere dell'ovvietà, si dovrebbero escludere dalla gestione dei corsi t11;ttigli enti che non ,abbiano precisi titoli nel campo dell'addestramento professionale. E' poi necessario un ulteriore sforzo per ottenere una più effettiva aderenza degli insegnamenti impartiti alle possibilità locali di assorbimento. I11ultimo, ci sembra che anche gli assegni per gli allievi dei corsi dovrebbero essere ritoceiati, così da permettere al giovane disoccupato di seguire senza preoccupazioni l'intero ciclo addestrativo. A parte queste indicazioni, l'aspetto forse più interessante dell'esperimento appare l'aver messo a fuoco concretamente ,alcuni problemi di fondo di una serie di tipiche situazioni economiche del Paese. Questo, ci sembra, dovrebbe non soltanto fornire l'occasione per una più approfondita raccolta di dati, o per pratici suggerimenti nella prospettiva di una riforma degli strumenti sperimentati, ma anche consentire di uscire per una volta dall'indifferenza burocratica per imporre la ricerca di soluzioni nuove, la pre~ di coscienza di problemi che stentano a venire alla luce della discussione o vengono annullati nel dato astratto. Oltre tutto, l'esperimento, nella maggior arte dei comuni interessati, ha avuto ripercussioni psicologiche insolite, ha messo in movimento ll).teressi,ha creato, e questo è un dato di fatto che non si può ignorare, notevoli aspettative. Se a Sesto, Biblioteca Gino Bianco

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