laria che era causa di mortalità diretta e che, indirettamente, limando la resistenza degli organismi, favoriva la mortalità per altre cause. Questo il fenomeno in generale; salvo il tasso di mortalità per tubercolosi, tifoide, difterite e pertosse. Un'elevata mortalità dànno le forme di anemia. Diminuita è di oltre il 50 per cento la mortalità per enteriti, in Italia, nel dopoguerra; in Sardegna in assai minor misura. A questo fattore si deve anche in buona parte la scarsa diminuzione della mortalità infantile nell'isola. Le cause di questa mortalità per enteriti, che incide specialmente nei primi anni di vita, sono di natura alimentare. Nel quadro della natalità per 1.000 abitanti, la Sardegna è in Italia al 3° posto; in quello della mortalità infantile generale per I0.000 nati vivi anche al 3° posto; in quello della mortalità infantile per malattie dell'apparato digerente per 10.000 nati vivi al 1° posto. Questi dati, confrontati con quelli delle altre regioni, dimostrano che esiste un notevole rapporto tra mortalità e natalità. La tendenza al « figlio unico » - nota il Brotzu - porta però ad wna diminuzione della mortalità infantile e soprattutto di quella per malattie dell'apparato digerente. Le madri sarde sono solite, in prevalenza, allattare i loro bambini e prolungare l'allattamento: le forme enteriche li colpiscono notevolmente nel secondo sen1estre e nel secondo anno: l'incidenza di esse è dovuta ad alimentazione supplementare incongrua. Vinto, dunque, cc il colera bianco », che, come si è detto, aveva tenuto schiavo nel corpo e nello spirito il popolo sardo, non si potrà più spiegare, e tanto meno giustificare, d'ora in avanti, dandone colpa principale a quel nemico, la lentezza nell'avvisare ai rimedi: è ormai in potere degli uomini risanare la Sardegna dei suoi mali profondi con accorgimenti, provvidenze e organici piani di riforma. Molto è stato fatto in questi anni; ma poco !ispetto a quanto resta da fare: agricoltura e pastorizia rend·ono nettamente meno della media nazionale; manca un'industria sarda vera e propria; il tenore di vita di larghi strati della popolazione è troppo misero; le abitazioni, spesso tuguri, quasi sempre prive dei più elementari conforti igienici; l'alimentazione, per troppe fan1iglie, al di sotto del minimo indispensabile; insidiose ancora le malattie sociali ... Un quadro squallido, con uno sfondo tuttavia promettente, dopo la. scomparsa della malaria. Ora che la mortalità è inferiore alla media nazionale, che alla Sardegna spetta il primato nazionale nell'eccedenza dei vivi sui morti, a un popolo impaziente di miglior vita non dovrebbe mancare,. come speriamo, uno stato maggiore sardo preparato, onesto e deciso. Nè, insieme, venir meno la simpatia e la solidarietà del paese. SALVATORE CAMBOS u [so] Bibloteca Gino Bianco
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