Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

.. prova). Spesso sono serviti, anche, a rafforzare quegli interessi che si volevano colpire e scalzare, a consolidare quelle forze retrive che si oppongono alla formazione di una organizzazione politica moderna. Un circolo vizioso, dunque, dal quale sembra impossibile uscire. Perchè, se appaiono vere ed attuali ancora oggi le parole che il De Viti De Marco scrisse alcuni decenni or sono (« se da noi manca p1ù che altrove una ·opinione pubblica, ciò è dovuto al fatto che molti, troppi, qui aspettano che il governo provveda. Quest'attitudine ricorda da vicino le tradizioni dell'assolutismo ed accarezza l'inveterata tendenza nostra al fatalismo politico » ), è vero altresì che non basta essere convinti che i problemi napoletani troveranno la giusta via della loro soluzione quando, alla attuale disgregazione _politica ed all'attuale atomismo sociale, si sarà sostituita una opinione pubblica cosciente; nè basta operare perchè il numero di coloro che hanno questa convinzione diventi sempre maggiore. Bisogna dare contemporaneamente ai napoletani lavoro e migliori condizioni di vita, soddisfare necessità immediate perchè la p·opolazione possa portarsi al livello di opinione pubblica. Bisogna sottrarsi alla tentazione di alimentare le malattie indigene seguendo una politica paternalistica, di tipo borbonico o laurino, con la quale si conseguono facili successi, ma si preclude la strada allo sviluppo civile ed all'organizzazione politica; ma bisogna altresì abbandonare il criterio che si possa trasformare le co·ndizioni economiche e sociali di Napo1i soltanto mediante provvedimenti legislativi, promossi da enti o da gruppi di studiosi. Occorrono azioni contemporanee e concordi: promuovere l'esecuzione di opere pubbliche a carattere produttivo che elevino il tenore di vita della popolazione, e nello stesso tempo svolgere un intenso lavoro di propaganda al fine di porre la popolazione di fronte alle esigenze che la moderna realtà politica impone. I partiti democratici non hanno aggiornato la loro organizzazione, non sono entrati nel vivo dei problemi cittadini; si sono lasciati anch'essi tentare dagli allettamenti del più retrivo trasformismo, o hanno cercato sostegno nelle risorse, sempre più deboli, di clientele che si vanno dissolvendo. Vogliamo dare colpa soltanto a Lauro di ciò che succede a Napoli? Sono gli stessi mali di Napoli che alimentano partiti come quello di Lauro, uomini come lui. Non sarà perciò lui a rimuovere questi mali che costituiscono la sua forza. Per combatterlo, occorrerà sanare questi mali: compiere una azione ~ fondo perchè i problemi di Napoli, che son·o problemi di lavoro, di migliori condizioni di vita, ma soprattutto di formazione di una coscienza politica, vengano seriamente affrontati. Ma che cosa sperare quando, in presenza di una amministrazione come quella attuale, che assomma in sè tutte le malattie indigene e fa risorgere i peggiori ricordi di malgoverno cittadino, l'autorità tutoria acconsente, la stampa governativa si mostra reticente od applaude in sordina, la D.C., Bibloteca Gino Bianco

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