Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

.. Su questa linea di indipendenza morale, il giornale si andava dunque ·affermando per un opportuno senso di equilibrio, che era particolarmente difficile realizzare in tanto caos ed in tanta animosità politica. Mentre ub:. bidiva alle necessità della comune guerra al tedesco, il Del Secolo non ammetteva che gli Alleati, dopo avergli dimostrata illimitata fiducia nel1'affidargli il giornale in gestione e direzione, pretendessero di avere ingerenze nei suoi atteggiamenti di politica interna. Quando, ad esempio, il P.W.B. (organo alleato di controllo su tutta la stampa italiana) gli fece capire che sarebbe stato preferibile che non si pubblicassero sul Risorgimento certi comunicati del P.C.I. contenenti direttive di partito in relazione alla formazione del governo di Salerno, egli fu recisissimo nel rifiutare tale intromissione; e pubblicò sempre, per onestà di cronaca, tutto quanto riteneva potesse orientare la pubblica opinione. Il Risorgimento salutò come un atto di patria carità la soluzione della luogotenenza, suggerita da Enrico de Nicola, la quale permetteva la partecipazione di tutti i partiti del C.L.N. al nuovo governQI;e incitò sempre gli uomini di questo governo a realisticamente agire in vista della imminente Liberazione di Roma, che avrebbe aperto nuovi orizzonti alla vita politica italiana, mettendola a contatto con la nuova esperienza della lotta clandestina. E qualcosa certo si fece; e anzi il Croce, nel suo << Saluto a Roma», pubblicato il 5 giugno del '44, in occasione della Liberazione della Capitale, nell'esprimere la sua gioia per l'imminente incontro con gli amici che avevano combattuto i nazisti e sofferto nelle loro prigioni, e discusso e sognato di un'Italia rigenerata, faceva un bilancio dell'opera svolta dal primo governo democratico del Sud, che aveva ridato autorità ai ministeri, risvegliata in certo modo l'amministrazione, ripristinata, com'era allora possibile, la giustizia, iniziata, con i limitati mezzi a disposizione, la ricostruzione del paese, avviata l'epurazione e la ricostituzione dell'esercito, eliminata la persona di Vittorio Emanuele III, che, il giorno dell'entrata in Roma delle truppe alleate, passava i propri poteri al figlio Umberto. Ma Croce e gli uomini del Sud non avevano fatto i conti con l'entusiasmo rinnovatore che la Resistenza armata aveva suscitato al di là del Garigliano; sicchè l'incontro con i rappresentanti dei Comitati di Liberazione romani, e poi toscani, doveva risultare, malgrado gli antichi vincoli antifascisti, freddo; come tra gente che parlasse, ormai, un linguaggio [116] Bibloteca Gino Bianco

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