I detto, da motivi di necessità; ma è chiaro l'interesse del Ministero di ridurre l'Ordine dentro i suoi limiti istituzionali, ai compiti di tutela della fede pubblica e degli interessi morali della categoria per i quali ha avuto il riconoscimento della legge. Quanto convenga al Mi11istero questa riduzione si è visto bene anche al tempo della « chiarificazione », in cui tra i gruppi che più hanno premuto in favore della costituzione di un Ministero della Sani-- tà, che togliesse al Dicastero del Lavoro le competenze in materia di assicu-- razione di malattia, vi sono stati l'Ordine dei medici e le organizzazioni dei farmacisti. L'Ordine definiva il provvedimento « iugulatorio e illegittimo ». I cdltivatori diretti - dichiarava l'on. Chiarolanza - appartengono a « settori che non possono sinceramente qualificarsi come economicamente deboli »; sono anzi, ribadiva il Prof. Dogliotti, presidente dell'associazione chirurghi ospedalieri del Piemonte, « per definizione abbienti » .. Le 3.000 lire all'anno per as~istibile fissate dalla legge - chiariva l'Ordint - dovevano considerarsi del tutto insufficienti a compensare i servizi che si richiedevano ai medici. Non· si poteva in ogni caso accogliere l'offerta, per l'assistenza specialistica e per quella ospedaliera, di allineare i compensi per i medici alle tarìffe concordate con l'INAM. Quanto all'assistenza generica, le prime avances fatte da qualche Mutua comunale erano considerate semplicemente « immorali ». Perciò i medici dovevano respingere il tentativo di imporre la legge « con mezzi del tutto inadeguati ed essenzialmente attraverso il sacrificio ed il di• scon.oscimento dei diritti economici e normativi della classe sanitaria » (Chiarolanza); la cui resistenza « è diretta, con la difes,a della libera professione, alla salvaguardia e tutela del livello scientifico e morale della medicina italiana, che da un'ulteriore indiscriminata estensione verso la mutualità potrebbe subire un irrimediabile arresto nel suo costante divenire ». Nel timore che queste tesi non riuscissero abbastanza persuasive presso la « pletora », l'Ordine si affrettava ad impartire disposizioni alle sedi provinciali perchè si invitassero tutti i medici a considerare i coltivatori diretti nient'altro che clienti paganti in proprio. I medici che si fossero· accordati individualmente con le Mutue sarebbero stati sottoposti a disciplina: quelli convenzionati con l'INAM, mediante la concellazione dagli Albi mutualistici dell'Istituto « per tentato accaparramento di clientela » (in base all'art. 14 della Convenzione INAM-medici); gli altri mediante i provvedimenti « normali », cioè con la &ospensione dall'esercizio della professione per « condotta disdicevole al decoro della categoria » • La tesi che i coltivatori diretti siano degli abbienti, per la verità, non ha riscosso molto successo nemmeno tra i medici. Troppe statistiche, troppi dati sono circolati in questi ultimi anni sul mondo contadino perchè ci si possa illudere di tener in piedi un simile equivoco se non tra quei pochi che, come i membri del partito al q~ale ·l'on. Chiarolanza appartiene, subodorano Bibloteca Gino Bianco
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