Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

è stato ben detto, è una nuova condizione del meridionalismo dopo la seconda guerra mondiale e che, ovviamente, non ostacola, ed anzi favorisce « una politica di pace e di collaborazione fra tutti i popoli dell'Europa, dell'Est e dell'Ovest, del Nord e del Sud» ( Cron. Mer., a. II, n. 1, pag. 12). Ma forse, con gli avvenimenti degli ultimi mesi, si stanno già elaborando 1~ condizioni per un superamento di tali limiti. Il meridionalismo comunista e paracomunista ha ormai esaurito (per riconoscimento dello ~tesso on. Amendola; 1. cit., pag. 1O) il suo slancio, e rimane fermo ai confini segnati dalla intellige11zademocratica dei vituperati «minori». Da altra parte, il P.S.I. si va sempre più impegnando in un «dialogo», che presuppone l'abbandono di quella posizione di forza e di aut tf,Ut che è nella logica del fronte popolare e che, nei suoi riflessi meridionalistici, ispira la lmea degli « Atti >> del Congresso napoletano. Le recenti elezioni siciliane sono giunte a buon punto per indicare che le popolazioni del Sud cominciano ad avvedersi che la loro strada non può essere a lungo la strada del comunismo. Che il P.C.I. abbia perduto 15 mila voti e il P.S.I. ne abbia guadagnati 55 mila è un fatto che non ·conta nel suo aspetto numerico,· bensì per l'adesione data dall'Isola ad una soluzione che appariva più possibile, più reale. Conta, cioè, per l'intuizione, da parte del corpo elettorale siciliano, del fatale immobilis1no, in cui, dopo il primo grande slancio già effettuato, la direzione comunista finirebbe con l'irretire il moto meridionale, se esso persistesse nel subirla: la parola è oggi ai quadri del P.S.I. e non ci vorrà molto per vedere se essi sono pari alle responsabilità alle quali sono chiamati. Ma se ciò non sarà, la sinistra democratica potrà continuare la sua difficile, ma autentica battaglia meridionalistica. E l'avere indicato le antinomìe del « meridionalismo di complemento » non significherà aver fatto << un pasticcio >> o aver eluso i quesiti posti da una complessa realtà. Significherà soltanto aver riconosciuto che nella società italiana rimane aperto un problema politico di deci5iva importanza: il controllo, cioè, e l'avviamento democratico della rinnovata opinione pubblica meridionale. Sarà, del resto, un problema poco più arduo di quello che si potrebbero trovare a risolvere fra poco gli amici meridionalisti dell'altra sponda. Perchè, se gli operai del Nord proseguiranno nel respingere così decisamente' la direzione sindacale e la politica del comunismo, con chi si alleeranno i contadini del Sud? Bibloteca Gino Bianco

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