Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

letario a dispetto del suo prossimo? È il figlio del popolo che - parlando difficile per la prima volta nella sua vita - reca la buona novella inascoltata? Certo il personaggio di Eduardo non lega più col suo mondo (1), ma ad esso si oppone col suo giudicarlo e con la sofisticata presunzione del suo perdono: « Nun è colpa toia, 'a guerra nun l'hé vuluta tu - egli dice alla moglie che Io ha tradito durante la breve follia della Napoli milionaria. - ' · ' ' A ' S'h d ' A ' H d ' ' t Mo av1mm aspetta, ma... a a aspetta, ma... a a passa a nu - tata! >>(2 ). Il <<messaggio» di q~esto autore-attore capitò al momento ideale perchè quel suo modo particolare di aggredire la realtà, quel suo ammiccare stranamente nella fissità di una mimica personalissima, quel suo avanzare mezze parole che per voler essere troppo sottili e troppo pregne di significato non ne mostravano chiaramente alcuno, potesse portarlo di punto jn bianco st1lla ribalta intellettuale e fargli perdere la testa. Il suo << Ha da passà 'a nuttata >>era certamente t1na clausola be11 trovata per una commedia complessivamente ben riuscita: vi si intravedeva, forse, a co11siderarla in un senso particolare, una sorta di stanchezza del guitto che si è atteggiato troppo a lungo a .filosofo; vi si leggeva « una domanda ango- , sciosa: - Come ci risaneremo? Come potremo tornare quelli di una volta ? Quando? »; e <<ritornare quelli di una volta » significava, per i poveri eroi di Napoli milionaria!, ricollegarsi alla facile ingenua eterna proposizione retorica del napoletano cuorcontento (<<Io quanno m'aggio magnato 'na pummarola mmiez' 'o pp.ane me sento 'nu rre! », come dice una delle più riuscite macchiette ·della commedia, « 'O mieze Prevete >)>, e dall'altra, forse, per Eduardo, riandare, nella stagione della <<filosofia>>, alla ridanciana e sottile suggestione dei <<Natale in casa Cupiello >>.E fu quasi una jattura, per lui, che critici un po' facili a generalizzare interpretassero la sua <<Napoli milionaria>> come una testimonianza dell'ingresso, in tutta la cultura meridionale, di un « protagonista nuovo: il popolo»: « la sua commedia del dopoguerra - leggiamo ancor oggi - dette immediatamente ( 1 ) Cfr. GIORGIOPuLLINI: << Il personaggio di Eduardo», su Il Mulino, n. 17, marzo 1953. Per una visione complessiva dell'opera di Eduardo De Filippo, vedi l'ec-- cellente articolo di Emilio Barbetti, << Il caso De Filippo>> su Il Ponte, a. X, n. 2, I febbraio 1954. ( 2 ) EDUARDO DE FILIPPO: << La cantata dei giorni dispari» (Torino, Einaudi, 1951), p. 122. [88] I Bibloteca Gino Bianco

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