Nord e Sud - anno II - n. 5 - aprile 1955

cune contestazioni mosse da Rossi alla politica comunista: le qua/,i contestazioni, sul piano del meridionalismo, assumono grande rilievo. Non crediamo, scrive Rossi, che « i comunisti si impegneran1io mai seriamente in una lotta contro i monopoli. Come possono lottare contro i monopoli dopo aver fatte loro tutte le richieste di protezione doganale? dopo aver combattuto la CECA e la unificazione del mercato europeo? dopo aver dato il loro completo appoggio alle "rivendicazioni" degli statali (perfino sui "diritti casuali '1, accettando le quali veniva sempre più sfasciata la pubblica amministrazione? dopo aver dimostrato il loro assoluto disinteresse alla sorte di tutti i poveri cafoni, legati alla servitù della .glebae obbligati al domicilio coatto nelle zone depresse dalle f ascistissime leggi contro l'urbanesimo e per la disciplina delle migrazioni interne? dopo aver chiesto, anche loro, commesse statali, crediti di favore, premi alle esportazioni, e tutti gli altri privilegi per le i·ndustrie monopolistiche, in cui sono occupati gli operai organizzati della CGIL? Approverebbero mai i comunisti una legge anti-trust che comunque migliorasse le condizioni dei cafoni delle campagne.. ma che, riducendo le posizioni di monopolio, facesseanche ridurre le paghe delle maestranze?>>. A conferma, però, di quanto in t1iagenerale siamo sempre venuti dicendo intorno alla ostinata malafede politica di certi settori della classe dirigente italiana (e in via particolare intorno allo zelo con cui la stampa destinata al Mezzogiorno sposa tutte le cause dell~antimeridionalismo) dobbiamo ora registrare un nuovo episodio. Si sono accusati gli « amic, del Mondo>> di << marciare insieme>>.ai comunisti nel momento stesso in cui essi erano impegnat-t'a respingere le lusinghe dei comunisti, e ,precisamente l'invito a << marciare insieme». Sembra che, per certi ambienti della stampa italiana, sia proprio un motivo di profonda amarezza il fatto che i comunisti non sono ancora riusciti a guadagnare alla causa del frontismo tutta la sinistra democratica. E naturalmente, fra questi ambienti, occupa un posto preminente Il Giornale d'Italia, orgatio tradizionale dell'antimeridionalismo dei meridionali; ma oggi siamo arrivati, per questo foglia a un punto tale di zelo reazionario, da far quasi rimpiangere i tempi dello zelo reazionario di Giulio De Fren.zi, più moderato, almeno quanto a insolente morbosità. Se però si è voluto citare Il Giornale d'Italia, non è stato per reagire contro il suo zelo reazionario, dopo tutto innocuo; ma perchè, oltre a dimostrare ancora una volta come certi atteggiamenti sem- - Biblioteca Gino Bianco

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