Nord e Sud - anno II - n. 5 - aprile 1955

zione e le cui .tradizioni, ancorchè tardive rispetto ad altri paesi, mostrano tuttavia di essersi consolidate - il problema delle licenze così come lo si è qui posto, può apparire non urgente e meno grave. Ma, guardando anche al Sud, ove tali moderni organismi sono tanto necessari quanto rari e ove non potrebbero venire in vita nelle pastoie dell'attuale imperante corporativism·o, il p,roblema delle licenze si pone come la condicio sine qua non del- !' evoluzione commerciale, come problema di eliminazione di una fondamentale strozzatura che attenta all'intero programma di intervento per il conseguimento di un maggior equilibrio fra Nord e Sud. Su questo ·ordine di considerazioni richiamiamo l'attenzione e l'impegno dei Sig.ri Ministri del Comitato I,nterministeriale per il Mezzogiorno. C. T. Gli << Indomiti >> del colle Oppio Abbiamo conosciuto i giovani del Colle Oppio fin dalla loro infanzia: i fatti del g marzo non ci hanno trovato impreparati, e vorremmo, anzi, darne una breve spiegazione. Già in questa sede analizzammo, a mo' di campione, una vasta area della circoscrizione comunale Monti, proponendoci mentalmente di tornare sull'argomento per dare una definizione allo stato dell'intera comunità, comprendendovi pure quella limitrofa dell'Esquilino. Cogliamo, quindi, l'occasione per dar fondo alla nostra analisi, tentando di rilevare una serie di situazioni che stanno alla base del confuso fermento che gli strati della piccola borghesia romana vanno manifestando. Il Colle Oppio è da anni la meta di un gran numero di giovani dei quartieri intorno a via Merulana ed al Colosseo. Più basso il livello dei frequentatori provenienti dalla seconda zona: esponenti, i padri, di una debole borghesia impiegatizia, e non solo d'essa; ma anche di .quei ceti popolari, e certo più sentitamente romani, che si addensano in quell'isola di antiche costruzioni che è s·opravvissuta, fra la via dell'Impero e la via degli Annibaldi, ai più spietati sventramenti. La borghesia che abita le strade che fanno capo a via Merulana ed a Piazza Vittorio ha, invece, più decorose origini, specie quella spostata verso la via Cavour, dove si insediarono 1e famiglie dei funzionari che lo Stato piemontese si portò dietro a Roma dopo il 1870. Chi osservi, dalla scalinata di Santa Maria Maggiore, la piazza dell'Esquilino e le ultime propaggini di via Cavour ha l'illusione di trovarsi in una città del Nord, ch·e più che ad ogni altra assomigli a Torino. Questi isolati rivelano la patetica nostalgia dei burocrati piemontesi verso un ambiente andato perso in seguito al trasferimento nella nuova Capitale; ambiente che essi avevano tentato di traBibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==