riguarda la sostanza del rapporto, .ossia l'onere dei canoni e della spartizione dei prodotti (10 ). Ciononostante la loro posizione d'imprenditori si è sempre meglio definita, le capacità tecniche sono cresciute, i capitali di esercizio in loro mano hanno preso consistenz~ e una notevole quantità di terra è stata da loro direttamente comperata. Anche qui non è facile dimostrare con le cifre ciascuna di queste affermazioni, ma le prove sono a portata di tutti. Chiunque entri in un vigneto o in un agrumeto - dove un tempo trovava, figure distinte, lo zappatore, il potatore, l'innestatore, ciascuno dei quali, finita la giornata, perdeva ogni rapporto col fondo - trova oggi un contadino, stabile sul fondo, indipendente o quasi dall'intervento padronale, più o meno esperto in ciascuna delle operazioni richieste; e lo stesso può dirsi per altri tipi di agricoltura, anche se, naturalmente, è questa una realtà rispetto alla quale· i contadini hanno raggiunto le nuove posizioni in misura diversa e hanno tutti ancora molta strada da percorrere. Quanto alla consistenza dei capitali di esercizio in loro mani, non si ,. ( 10 ) Uno studio ·metodico al riguardo non mi risulta che sia stato fatto, ma la verità dell'affermazione è dimostrata dalle infinite notizie che si possono raccogliere nella letteratura economico-agraria. Cito soltanto, perchè capitate per prime tra le mani, due testimonianze relative alla Campania, l'una, di venti anni fa, del Brizi (Rapporti tra proprietà, impresa e man-o d'opera: Campania, 1931), l'altra recente, tratta dall' « Annuario dell'agricoltura italiana » dello scorso anno. Il Brizi (pag. 150), parlando dei contratti agrari del Beneventano scriveva: « Nell'immediato dopoguerra,_ anche qui, in regime di svalutazione monetaria e di alti prezzj dei prodotti, la concorrenza nella richiesta ·di terre in fitto (ai vecchi contadini affittuari si erano aggiunti in questa rjchiesta anche i già salariati), e la viva richiesta di piccole terre in acquisto (sia da parte di contadini già piccoli proprietari, sia da parte di contadini che potevano aspirare a divenire piccoli proprietari) avevano prodotto elevazioni di canoni,. inasprimenti di appendizi, tendenza al pagamento dei canoni in natura, fitti di breve durata, patti di agricoltura stazionari. Fondi ad agricoltura estensiva, affittati con canone in derrate, erano arrivati a rendere al proprietario più di fondi a coltura attiva,. affittati in denaro ». E nell'•«Annuario» (pag. 207 del vol. VII) è detto: « In Campania i canoni di affitto stipulati sono statj, di solito, più alti rispetto a quelli equi stabiliti dalle Commissioni provinciali. Tale aumento, a volte di lieve entità, è stato, invece, fortissimo nelle zone a più alta concorrenza fra gli affittuari, come nell'Agro. Nocerino e nella zona vesuviana, dove hanno raggiunto valori quattro-cinque volte· superiori a quelli equi. Anche qui, raramente si è ricorso alle Commissioni competenti >>.. Bibloteca Gino Bianco
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