Nord e Sud - anno II - n. 4 - marzo 1955

quelli e non d1 questo c'interessa che venga edotta Popinione pubblica del Nord. Ausp:care dai grandi quotidiani dell'Italia centro-se.ttentrionale che il « viaggio nel Sud)), oggi, sia inchiesta politica e non servizio di varietà, implica però un'altra considerazione fondamentale, circa il modo con cui queste inchieste non debbono essere condotte._Un'antica e radicata consuetudine con le « opere del regime )) prende spesso la mano agli « inviati »; e altrettanto spesso la tendenza del pennaiuolo alla piaggeria ufficiosa verso la Democrazia Cristiana si con- (onde con il rancore sordo e cieco - di classe - del piccolo borghese verso la Democrazia tout court. È questo il caso di coloro che, dopo il « viaggio nel Sud », esaltano l'opera della Cassa e fanno risalire tutti i mali del Mezzo .. giorno alla riforma agraria. Così, recenten1ente, quel Lamberti Sorrentino, che ha « viaggiato )) nel Sud per conto de Il Tempo quot:diano, de La Nazione e dd Resto del Carlino, ricucinando poi i suoi dodici articoli da quotidiano per Tempo settimanale, ha scr~tto che « De Gasperi comprese come andava impostato il problen1a del Mezzogiorno meglio di tutti gli scrittori meridionalisti messi insieme )), e che « fra pochi lustri la depressione sarà totalmente guarita e si sarà raggiunto fra Nord e Sud lo stesso livello della produzione e dei consumi ». È ovvio che queste cortigianerie non mettono in dif ~ \ ficoltà l'oppos:zione e non rinvigoriscono il consenso con l'azione di governo; ed è augurabile che, fra gli ambienti del Governo e nelle alte sfere del partito di maggiorllnza, esse incontrino lo stesso fastidio cl1e suscitano fra i lettori avveduti. Ma lo. stesso iperbolico ottimismo non si ritrova certo quando il Sorrentino passa a parlare della riforma agraria. Senza abbondare in citazioni, basterà riassumere alcune conclusioni dell" « inviato » : i n1erid:onali non sono pionieri, odiano la terrra e gli alberi; nove assegnatari su dieci, se potessero, rivenderebbero subito il fondo e la casa per meno di un ventesimo del loro valore; la colpa del latifondo risale appunto ai contad~ni, che non sono veramente tali, perchè non vogliono la casa in campagna per non rinunciare alla passeggiata in piazza; « al di sotto della Campania quasi non esistono nè fame di terra, nè contadini >>; la letteratura meridionalista è una paccottiglia retorica che, con questi suoi motivi della « fame di terra >> e dei « contadini >>, sta all'origine di una riforma agraria di cui non c'era alcun bisogno e i cui attuali risultati sono << disastrosi >>. Queste, e altre con1e queste, sono le conclus:oni di un'inchiesta destinata a migliaia di lettori dell'Italia centrale e settentrionale: non mette conto rilevare quanto il Sorrentino ha scritto sul rapporto fra clientele e comunisti, dove si legge che la politica clienteiistica sono i comunisti a praticarla, freddamente sfruttando questo « vizio >> e cinicamente esasperandolo; vale invece la pena di rilevare il suggerimento che questo disinvolto giornalista avanza nei confronti degli Enti di Riforma. Essi dovrebbero agire in base a questi semplici criteri: « sei comunista o frequenti i comun~sti? ti togliamo la terra », oppure: « sei assegnatario comunista o frequenti i comunisti? ti togliamo la terra >>. A tanto siamo infatti arrivati nel giornalismo italiano. Non è consolante. Bibloteca Gino Bianco

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