Nord e Sud - anno II - n. 4 - marzo 1955

. ' ' . . . . (Dorso). La vigilanza di Croce s1e pero esercitata s1stemat1camente nei confronti delle « illazioni arbitrarie ))' cui spesso il meridionalismo finiva per abbandonarsi, con pregiudizio dei pro·blemi stessi che voleva risolvere. Ed è da questo impegno di Croce, a smontare tutte le « illegittime illazio~ ni >>(14 ) che si innestano o possono innestarsi sul meridionaljsmo, che è derivato poi, con una dialettica artificiosa delle posizioni polemiche, e per fini di proselitismo politico fra i ceti intellettuali radicaleggianti, il tenta- 1 tivo di presentare Croce come l'implacabile negatore di una « questione meridionale>>, la cui impostazione politica andasse oltre « quella che si suol chiamare la questione meridionale ))' oltre lo « ondeggiante gruppo di problemi >>e, investisse tutto il sistema, civile e sociale, politico ed economico, dell'Italia meridionale, in rapporto alle contraddizioni e alle deformazioni che incombono sulla vita nazionale. • Croce, senza preconcetti dottrinari, ha invece ricondotto la questione meridionale ai suoi effettivi dati storici, riproponendola sul terreno politico come grande problema di classi dirigenti. Ed è su questo terreno, una volta sgombrato dai dati artificiosi del naturalismo e della sociologia, che l'insegnamento di Croce non appare più in contrasto con la polemica dorsiana: questa e quello riconoscono infatti nel problema delle classi dirigenti il << filo d'Arianna >>per uscire dal labirinto meridionale. Ma Croce, nella misura in cui riporta il problema a contatto con la realtà della storia meridionale, offre all'azione politica meridionalista una prospettiva nella quale le stesse polemiche dorsiane acquistano di mordente e di efficacia. Affermando, infatti, la presenza di un'antica tradizione delle lettere e soprattutto della filosofia, Croce ha messo in evidenza la precarietà delle tradizioni politiche nell'Italia meridionale: « Questa terra che produsse filosofi quale nessuna altra regione d'Italia, e tra i maggiori di ogni tempo e popolo, ma non scrittori politici da sostenere il confronto con i fiorentini ed i veneziani, e che solo tardi ebbe per questa parte una vera e propria polemica pubblicistica >>(15 ); della quale si ebbe la più significativa manifestazione con il pensiero di Vincenzo Cuoco, che restituì vigore all'azione politica della minoranza intellettuale, già illuminista e giacobina, che si fece liberale e costituì i quadri di quel nobilissimo partito moderato, « una ( 14 ) B. CRocE: Storia del Regno di Napoli, pag. 286. ( 15 ) B. CRocE: Storia del Regno di Napoli, introduzione, pag. 39. [18] Bibloteca Gino Bianco \

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