ricchezza che i cittadini italiani depositano presso le aziende di credito. Sono cjfre tolte a caso, e sono tuttavia sufficientemente eloquenti. E a chi replicasse che l'economia sarda è un'economia agricola, non c'è che da fare osservare che l'isola spende in concimi chimici ed in antiparassitari il 0,70 % (per una superficie si ricordi dell'8 % !) di quello che si spende in Italia. Se si insistesse a spiegare che questa economia agricola è innanzi tutto pastorale, non resta che da rispondere che quel dato appunto dimostra come sia arretrata e antieconomica la pastorizia sarda. Si potrebbero addurre molti altri dati, da quelli della disoccupazione in agricoltura alle cifre della gravissima crisi delle industrie estrattive, da quelli degli utenti del telefono al numero delle automobili esistenti nell'isola: la situazione non ne riuscirebbe che più impressionante .. Non conosco dati economici importanti in cui la media sarda si avvicini di molto o sia pari a quella italiana; ne conosco numerosissimi, la più parte, in cui la inedia sarda è inferiore a quella italiana. E' insomma,· tutta una struttura economica invecchiata che cade a pezzi e non domanda che di essere trasformata .. Sarebbe ingiusto non riconoscere che qualche cosa è stato fatto in questi 11ltimianni, che altro ancora ci si ripromette di fare; poco tuttavia, data la misura dei problemi e la loro urgenza. Un settimanale in rotocalco ha accennato ad un gigantesco piano americano, che prevedeva uno stanziamento di circa 170 miliardi. Quanto di vero sia in questo, non è dato sapere per il momento; in coscienza la cosa non sembra molto verosimile, e forse il giornale avrebbe agito saggiamente controllando 1neglio le sue informazioni. Non sarebbe male, però, che, se queste proposte fossero state veramente avanzate, l'opinione pubblica fosse informata delle ragioni che hanno indotto il Governo italiano a rifiutare il piano americano: in un'area sottosviluppata, qual'è quella sarda, non si può assumere con leggerezza la responsabilità di rifiutare un così massiccio apporto di capitalj. E sarebbe altamente desiderabile che il governo italiano facesse conoscere, al tempo ~tesso, i suoi propri progetti, le iniziative e gli interventi che esso conta fare in accordo con la Regione. I grandi organi d'informazione dovrebbero finaln1ente dibattere i problemi serenamente, fuori dei trasporti passionali e delle occasioni contingenti: bisogna far sentire a tutti che della questione sarda si può dire quello che da molto tempo veniamo ripetendo di tutto il Mezzogiorno : risolvere queste questioni è il solo modo concreto di costruire le istituzioni democratiche nel nostro Paese. Qualche giornale ha parlato in queste settimane della miseria enorme delJa Sardegna e ha scritto, forse un po' troppo semplicisticamente, ma certo con coraggio, che il banditismo è la conseguenza di una secolare miseria. Altri,. come s'è visto, han preferito continuare un loro coerente discorso politico o· abbandonarsi alla cattiva letteratura. Ma in nessun luogo ci è capitato di vedere scritto quello che si sarebbe pur voluto leggere in primo luogo, la pena e il rimorso che una società civile prova tutte le volte che deve usare la violenza contro quello dei suoi membri che le si è rivoltato contro e che non ha potuto trovare nel tessuto della società stessa le maglie a cui aggrapparsi, che non ha BiblotecaGino Bianco
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