Nord e Sud - anno II - n. 2 - gennaio 1955

e nell'inerzia spirituale della vecchia Italia. L'astratta contrapposizione dei << beni >> e dei « mali >> alla quale aveva fatto ricorso l' Alatri si supera dunque realmente su quest'alt,ro piano, dove la politica di ·difesa dello Stato unitario e l'impegno civile e morale tendènte a realizzare i fini ultimi della rivoluzione unitaria appaiono come momenti strettamente collegati e conoretamente impensabili l'uno fuori dell'altro. Ma proprio l'ampiezza e la portata storica dell'urto fra Sicilia e Stato risorgimentale rende più evidente un'altra innegabile deficienza di questo libro: la ristrettezza cioè della base documentaria su cui è fondata la ricostruzione, che appare insufficiente non già per il numero dei testi utilizzati, ma per la unilateralità della loro provenienza. L' Alatri ha messo a profitto essenzialmente le car.te dei gabinetti della Prefettura e della Questura di Palermo, che offrono certo un materiale molto importan~e, ma insufficiente, e non solo geograficamente (pochissimo vi si trova per le altre province, e nulla addirittura per la Sicilia orientale), per un'indagine così vasta. Perchè, vista attraverso di esso, la politica dello Stato italiano, appare troppo esclusivamente do-- minata dai problen1i della pubblica ·sicurezza: quasi che, insomma, lo Stato unitario si esauris.se nella sua polizia! Ne cleriva che troppo spesso i rapporti del Governo con le forze di opposizione sono visti anche dallo storico in termini di ordine pubblico, fuori del più vasto dibattito in cui questi termini 'SÌ inseriscono. Mi pare dunque che per questa via l'Alatri incorra largamente in una sorta di restaurazione, per il periodo post-unitario, del vecchio tipo di studi risorgimentali, dove la storia del movimento nazionale si risolveva per gran parte nella ricostru:- zione delle trame cospirative da un lato, e dall'altro nell'assiduo lavoro delle poli- • zie per disfar quelle trame : sulla base, appunto, delle carte di polizia. ,Con la sola differenza che adesso la parte degli austriaci e dei Borboni tocca al governo itali ano, e quella dei « patrioti >> ai mazziniani (e fin qui nulla di nuovo) e persino ai clericali e borbonici. Ma contro questo metodo di ricerca, che è un regresso tecnico, e contro la deformazione storiografica che esso comporta, va riaffermato che la storia dello Stato unitario va fatta con criteri ben di versi e più larghi. Dire che allora si scontrarono nell'isola lo Stato moderno e la vecchia Sicilia semifeudale significa ricordare che con la politica della Des.tra penetrarono in Sicilia - in misura impensabile pri1na del 1860, nonostante tutte le possibili e doverose riserve - una cultura più larga e indipendente di fronte ai valori tradizionali, un'economia mercantile più sviluppata, nuove abitudini di vita civile, quali potevano crearle il servizio militare con la connessa residenza fuori dell'isola, l'istruzione obbligatoria, il sistema elettorale, la libertà di associazione e di stampa. Son grossi fatti, questi, nella vita di una regione, che comportano un profondo rimescolio dei rapporti e dell'ambiente preesistente. Ora, per documentarli, occorre andar oltre il tipo di materiale al quale si è limitato l' Alatri. ROSARIO 'ROMEO Dir. ~esp.: F. Compagna - Segr. Redaz.: N. Ajello - Sta~pa: "Italgraf,, S. A. - via Evandro, 5 Roma - ;Sped. in abb. post., Gruppo III - Puhbl. autor. - Prinled in Jtaly - Tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica riservati. I manoscritti anche se non pubblicati non si restituiscono. BiblotecaGino Bianco ..

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