civiltà de!l Mezzogiorno; significa costruire, sulla depressione del Mezzogiorno, t1n'altra depressione che sarebbe, in questo caso, di ordine soprattutto intellettuale. Tuttavia, se i fatti esposti danno ragione allla tesi fondamentale degli intelrlettuali democratici, e se la via da ~oro seguita si può considerare la via giusta, occorre domandarsi dove sono le forze che possono ailimentare questa posizione, che possono spingerla avanti, che possono dare al Mezzogio·rno un volto moderno .. La carenza di organizzazione, di spinta, ,di proselitismo, di propaga,nda di ur1 ideale concreto, storica1nente vero, è uno degli aspetti più gravi de[la crisi democratica del nostro Paese, Ripeto, il prob!lema del Mezzogiorno è stato visto, in questo se- ~ondo dopoguerra, i1 n maniera esatta; ma è stato visto illluministicamente, com-e riformismo dall'alto. Sorgeva, sì, la Cassa per il Mezzogiorno, ma l'opinione locale continuavà ad oscillare tra la fede acritica nel partito di Alicata e le parate azzurre di Lauro e di Covel1li. Il Mezzogiorno si apre a nuova vita, ma i giovani meridionalli democratici sono, nei confronti 1dell'opi 1 nione pubblica meridionale e delle forze meridionali, nelle condizioni in cui sono stati De Viti De Marco o Giustino Fortunato o Guido Dorso. Minoranze che combattono una giusta battaglia, che hanno, a differenza dei primi, provocato una politica di riforme da Roma, ma che non hanno potuto raccogliere, nel Mezzogiorno, le forze di appoggio all'ideale di una democrazia moderna, di un new deal italiano. Mi auguro che questa grave lacuna possa essere coimata e che i giovani meridionali possano acquistare la coscienza alta della civiltà della loro terra e di un suo possibile inserimento nel mondo deila democrazia moderna; senza l'adorazione di miti e forme, che appartengono ad altre civiltà e ad altre esperienze storiche e sociali, e senza il ristagno in una vita senza ideali e senza scopo. Bibloteca Gino 81anco
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