bimbi scaizi e denutriti, donne e uomini fradici di miseria e di malattie, passano senza volgersi, con le loro carte sotto il braccio, in fretta, senza perdere un atumo. Non li interessa; quel ch'essi vi diranno, se li interrogate, è che il fascismo è colpevole di tutto. Inutile contraddirli; trent'anni fa, la miseria qui era colore locale, ·sano, allegro, variopinto colore napoletano, spunti per le curiosità partenopee del senatore Croce; oggi, quella stessa disperata miseria è frutto del fascismo >> ( 24 ). « 27 dicembre : M. viene a farci visita e ci racconta che '' al senatore non piacciono '' le nostre trasmissioni alla radio. Egli pronuncia la parola senatore con estrema soddisfazione. Il senatore! Questa parola l'udirete spesso qui a Napoli. Il re, il senatore, gli alleati, le camel; ecco le parole più in voga oggi. Ma nell'ambiente dove siamo disgraziatamente caduti è la parola senatore che udirete a ogni passo. "Me l'ha detto il senatore", "E' un amico del senatore", "Non piace al senatore ", " E' un nemico del senatore ". Il senatore è un'ombra, un mito, qualcosa che sta fra il Santo Padre, la signora direttrice, l'oracolo di Delfo e il commissario di polizia. Napoli è divisa in due partiti : da un lato gli amici del senatore, dall'altro i nemici del senatore. Muovere qualche critica al senatore equivale a dir male della Libertà e chi vuol prendersi la libertà di muovere una critica, anche la più in11ocente, al direttore della Critica? Chi non è crociano è nemico della libertà, perciò degli alleati. Chi è nemico degli alleati è amico dei tedeschi e si finisce in galera. E chi non è allora devoto ammiratore del senatore? >> ( 25). Era l'epoca del Governo di Brindisi. Mentre Napoli era un gigantesco, fornitissimo emporio ed un raffinato lupanare, e mi1litari americani · (bianchi e neri), inglesi, scozzesi, australiani, neozelandesi, algerini, malgasci, marocchini, senegailesi, tahitiani, indocinesi 1davano bonariamente ed indistintamente ai suoi abitanti del « son of a bitch >>, del « bastard >> e del « sa1aud))' le vecchie, grandi figure dell'antifascismo italiano (quelae stesse cui re Vittorio Emanuele III aveva creduto opportuno appioppare, in un collqquio con Badoglio, la definizione di « spettri >>) cercavano di riannodare, dopo u11ventenniò di silenzio e di follia, [e filla disperse della coscienza politica nazionale. Si trattava necessariamente di un'opera lenta e difficile; inadeguata, nella sua difficoltà, al caos del momento, allo sbigottimento degli uni, all generoso ed inconcludente neofitismo degli altri. I giovani erano troppo sorpresi o amareggiati, troppo personalmente iegati agli eventi e da[le passioni - dall'una parte e da[l'altra, con maggiore ( 24) Ibidem, p. 187 segg. (.25) Ibidem, p. 220 segg. Bibloteca Gino Bianco ,.,
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