Noi Giovani - n. 6 - giugno 1917

NOI GIOVANI ma non ne sentiva la privazione altro che udendo par• lame tutti gli altri. Se egli fosse nato e vissuto lontano da ogni veggente, non si sarebbe mai neanche accorto di essere privo di uno dei sensi : tanto pili che in mancanza di uno di essi, quale squisitezza e perfeziou"e posseggono i ciechi per tutti gli altri 1 A molti uomini per esempio, è negata la soddisfazione di sentire e di gustare la musica : quasi tutti i ciechi invece, hanno. una straordinaria e meravigliosa sensibilità musicale, e 'possono godere cosi di sensazioni quasi divine. Io 'avevo sempre creduto che la cecità fosse la più grande d~lle <l.isgrazie, e che fosse meglio morire piu• tosto che perdere gli occhi. Non era dunque vero quanto tutti mi aveva.no <letio ed io stesso pensavo ? No ; non era vero. E me ne potei assicurare meglio ogni giorno, stando in mezzo a tutti ciechi. Mi accorsi allora che, anc)le non vedendo, si può lavorare, pensare, fare del bene ; ne restai stupefatto. , Io, come quasi tutti, avevo sempre pensato che es– ser ciechi volesse dire divenir mendicanti e chiedere l'e– lemosina ; o per lo meno dover vivere assistiti da cure as– sidue, passare una vita lunga ed inutile, senza poter far nulla ; quasi parassiti della società operosa, dove tutti dovrebbero lavorare e portare il loro contributo di forze e d'intelligenza. Allora, meglio sarebbe stato morire. Ma ora invece scoprivo che aqche i ciechi possono la vorare, possono vivere_ una vita bella, sana, utile alla so– cietà. Vidi degli operai, dei maestri, dei mu~icisti; tutti cie– chi e che pur vivevanò come noi. Uno di loro insegnava la– voro manuale, e faceva imparare ai .soldati, che avevano perduto gli occhi, a intrecciare ceste di vimini; mi rac– contò una volta la sua vita, mentre passeggiavamo a braccetto per i viali ombrosi. Oh! era una storia ben • sempliee e poco romantica ; una vita comune, fatta di lavoro attivo, di dispiaceri e, qualche volta: di gioie. Aveva m.oglie e figli; tutti veggenti: abitava un quar– tierino pieno di aria e di luce; tre o quattro stanze fresche e pulite. ,Aveva perfiQO imparato ad andare in una bicicletta a due posti, in un tandem, Che suo figlio guidava. Ora era alla guerra, il suo figlio maggiore; e il buon uomo mi- raccontava le· sut! preoccupazioni e i suoi disagi. Mi dimenticavo quasi di pàrlare con un cieco. • J?unque », pensai, « questa infermità non è cosi 'terribile come si dice: dunque si può vivere, pur essendo ciechi ; si può avere moglie e figli ; si ·possono gustare le gioie della famiglia, e si può lavorare come tutti gli altri! >1 Mi parve quasi di vedere un lembo di cielo in mezzo alle nuvole minacciose; mi sentii allargare il cuore ; esultai di scoprire che ql.!,ella disgr"azia, che io credevo irrimediabile, poteva esser vinta. E ringraziai in cuor mio, turbato e commosso, quel genio benefico, quell'uomo a me ignoto, che ebbe l'idea di educare i miseri ciechi ; l'idea geniale di insegnar l6ro a vivere e a lavorare; che prese dei mendicanti, dei miserabili di~ sgraziati e ne fece degli uomin,i forti e operosi. Quei mi– seri che dovevano•vivere della carità pubbli~a, poterono guadagnarsi da sè la vita col lavoro fecondo. La società aveva cosi dei parassiti di meno e dei forti lavoratori di più. I Una gran gioia mi invase l'anima a questo pensiero ; trovai che non tutto al mondo è brutto ~ èatt,ivo, come tanti dicono; i1 sole mi parve piit splenderte cd azzurr9; fui felice. E ringraziai in cb.dr rhidrrGiOvà:6nino"·e 1 '.quJI buon cieco, che mi avevano permesso di fare una scoper– ta cosi mera.vìgliosa. Ora· mi trovavo bene in compagnia. di quei ciechi; non mi sentivo più turbato come prima davanti a ·1oro, perché non li reputavo più disgraziati e infelici per sem– pre; e sapevo che essi potevano costruirsi una nuova vita. Provavo anche riconoscenza ed amore per coloro che ve– devo sacrificarsi con tanta abnegazione per aiutarli– nell'impresa. Sentii che è un dovere dellà società, un do• · vere sacro, quello di àiutare questi miseri a diventare degli uomini ; e un dovere specialmente imperioso verso di quelli che, per colpa della società stessa, hanno per– duto la vista: anzi il dovere più sacro e più imperioso di tutti. È necessario che questi uomini, che hanno sacri– ficat0 tanto alla patria, mutilati e ciechi, ·siano ajutati con tutti i mezzi e con tutte le forze. ·Bisogna che essi riescano a farsi una vita nuova: bisogna che tutti coo– perino, .coll'oper-a o _col danaro, a questa mer:avigliosa impresa, a questa ricostruzio0e mirabile, materiale e morale, eh? di disgraziati tronchi diuomi.I).ì senza gambe, senza braccia, o senza occhi, fa degli esseri forti e ope– rosi ; che di i_niseri, destinati a vivere nella disJ}Crazione e nel dolore, fa degli uomini buoni e tranquilli, se non felici. Nello stesso tempo si fa del bene a dei nostri si– mili, e si porta un utile alla società che ha bisogno di raccogliere tutte le sue energie, e non di disperderne inutilmente. i:: un dovere ~ una gioia cooperaré, a que– sta mirabile impresa: non è un'elemosina vile, l'ele– mosina che toglie la sua dignità all'uomo e che abbassa tanto chi la fa, quanto chi la riceve : no, questo è un dovere cd è veramente un fare del bene, del bene a dei disgraziati infelici e del bene alla società' e alla Patria ! Questi pensieri mi avevano rischiarato l'animo tur– bato, e quando vidi Giovannino, pensai fra me e me : u Ho trovato, sai, che cosa è la Patria .. Quel sentimento che unisce tutto un popolo e lo fa palpitare e sperare, tutto insieme; l'amore di tutti i suoi figli ; l'idea di avere una grande missione comune nella storia del mondo: questa è la Patria. SI, per Lei tu hai perduto i tuoi oc– chi, i tuoi occhioni ingenui e celesti: oggi tutta la Pa– tria unita ti parla e ti consola; tutta la Patria prende' parte al tuo dolon! e piange con te : e ti vuole. aiutare. Non potrà renderti ciò che hai perduto, ma ti darà amore a-· more é forza : tutta la Patria è- unita e intenta a vegliare per te, come per tutti i suoi figli ; a costruire per te una vita nuova e t~anquilla !» Non era ormai più solo- Giovannino, n_p)-1~ vi1Jettay bianca, divenuta asilo dei soldati. ciechi. Erano arrivati altri due o tre soldati allegri, dei romli.~t;li( 'lÌ{e ·~i fa– cevano forza a vicend~. nella lord. disgràiit 'Con SCheriÌ e risate: e si canzonavano-ru'n llaltro se· talVOlta inciam– pavano in un ostacolo e sé, n~m avendQ ben· calcolate le distanze, in..:-ecedi· P-3)S~rç attraverso la,}?Or;ta ,~perta, battevano il naso conti-o il muro. Ridevano sempre di tutto; ma fork era un'allegria' fittizi~, 1 forse'\1el cuo'r~ li tormentava l'assillo dél f)Ctfsierd terribile': essere c'iclchi Giovannino noff era ~tlituato a-quel rumor,e e a que1' 1 l'allegria. Era stato\'.sempre solo i 1,ino ad allç,r~. ed. era st~_to triste: _non,s} pPteva fbi!R-a1ie? ~uel}ft-t'Wf.,...va,~t•l mosfera di nsate, c~.e constrastava col suo intimo do– lore. Ma glì altri '~oh sr>acéorgeVàno.' Est 1 i sa:°pe\•ano ''df

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