Noi Giovani - n. 6 - giugno 1917

NOI GIOVANI 5 GIOVANNINO (dal ve~o) Era un bel giovanottone alto e grosso ; una piccola testa di bimbo su due spalle larghe e forti ; un tronco robusto; due lunghe braccia con le mani un po' grandi che lo impacciavano nei movimenti, e che egli non sa– peva mai dove mettere ; tutto il corpo piantato su due gambe grosse, ma non tozze, e su due grandi piedi. li colorito roseo e delicato, i èapelli biondi chiari, una fine p~luria, che gli adombrava l'orto· delle labbra e la sua innata timidez1.a, gli davano nell'insieme, grande e grosso corn 'era, un aspetto dolce e delicato di bimbo. . Tutti lo chiamavano Giovannino, co'sì senz'altro. Al vederlo la prima volta da lontano, cosi grosso e robusto, mi parve poco appropriato quel nome. che mi evocava la figura di un piccolo essere debole, a lui che rispetto a me, sembrava quasi un ~igante. Ma poi, quando fu pH1 vicino, vidi la sua faccia delicata e mi accorsi che davvero era più debole di un bimbo, e più di un bimbo aveva bisogno di protezione e di aiuto. Era cieco. Due grandi occhialoni neri gli copi ivano gli occhi, socchiusi, ormai spenti ; e mi parve d'indovinare dal suo asp~to timido e buono, dal colorito roseo, e dal suo sorriso dolce e stanco, che una volta doveva aver avuto due gran– di occhioni ingenui ; celesti. d'un celeste chiaro come il colore sbiadito di un cielo nordico. Ora invece gli occhialoni gettavano come un'ombra sul suo viso stanco, e spiccavano conie una macchia scura sul colorito roseo delle sue guancic. Avanzava lentamente, talvolta inctspicando; mo– vendo un piede soltanto quando era sicuro di aver po– sato l'altro (ermo e forte sul terreno, tendendo in avanti le mani, in una delle quali teneva un b:-,stoncino, e mo– vendole incerto qùa e là, a tentoni, per accorgersi degli ostacoli. Lo vidi poi nell'infermeria, me,;.tre gli. medicavano gli occhi, e senti che brontolava fra sè cQn una voce stanca un po' rauca, delle parole in tedesco : rispondeva con un 1:ono ~onotono, quasi cupo • Jawohl, j3.wohl !• (t). Un po' per la pelle rosea e delicata, per i capelli biondi e per gli occhi che ormai mi ero figurati celesti; di più anche sentendolo parlare in tedesco, pensai che f~ un prigioniero di guerra. Seppi invece poi la sua storia, in parte da lui stesso. che me la raccontava col suo tono monotono e cupo, in parte da altri. Era italiano, ma nato in un paese posto quasi sul con– fine, in uno di quei paesi di confine che non sono già quasi più in uno stato, e non sono tuttavia ancora in quello vicino ; dove si parla indifferentemente la lingua dell'uno o dcli' altro, oppure un dialetto che tiene un poco di tulle e due. Era passato molto giovane in Germania, dove lavo– rava come mosaicista. Era un buo.i operaio, attivo e in– telligente; guadagna:va bene e si era ormai assuefatto al suo nuovo ambiente pur non dimenticando il paese natio e la famiglia, che veniva di tanto in tanto a vi- sitare. · Forse anche suo padre o sua madre· _erano tedeschi' (1) Sicuro, "curo. forse la vita t,anquilla e l'ambiente in cui viveva fin da piccolo, gli avevano dato quel colorito roseo e quell'a– spetto nordico. A un tratto la guerra venne a disturbare quella vita, quasi felice. . Gli dissero di tornare in ltalia per andare sotto le anni. Forse avrebbe potuto restare 11, ignorato e tranquillo, sfuggendo ai pericoli e agli strapazzi di una campagna di guerra; avrebbe potuto seguire a lavorare e a guada– gnare, anche per la sua famiglia, che forse aveva biso– gno del suo aiuto, forse anche egli, lasciava H in Germa• nia qualche bella dagli ~chi celesti e dai capelli biondi, a cui aveva dato il suo cuore .... Chi sa ? Eppure venne. Non sapeva che cosa fosse la Patria, ma• aveva nell'animo una profonda idea del dovere: sapeva che doveva venire; non se ne domandava i.I perché. , Venne .... Sacrificò guadagno, riposo, amore, a quello che credeva il suo dovere; a un'idea che forse egli non comprendeva nemmeno, a un nome che forse non aveva ormai piil senso per lui, vissuto sempre in terra straniera : la Patria. · E combatté. Non seppe se i suoi avversart erano quegli uomini che fmo allora erano stati suoi amici e compagni_; non guardò, non vide: combàttè.- Su1 Carso, dopo trentacinque giorni di combattimento feroce, intontito dal rumore delle artiglierie e dagli scoppi de1lc granate, mentre, sguazzando in un lago di sangue, correva per la nona VOita all'assalto colla ba– ionetta innastata, una pallottola di fucile lo cç,lpl nella fronte. . Mi raccontò egli stesso cosi. Quando ricevette il colpo non sentì che un urto, forte come una sasS.'\la ; quasi nessun dolore ; e cadde. Poi più nulla; non mi raccontò mai del tempo passato nei diversi ospedali, delle cure avute nè delle operazioni sofferte. Non mi disse niente della sua ferita ; ma si sen– tiva in lui, nascosta in fondo al cuor~. la speranza vaga indecisa, infc)ndata, del miracolo; di poter riacquistare la vista. Nessuno aveva il coraggio di <!,isingannarlo, ma purtroppo era impossibile. Le· palla di fucile era passata da parte a parte, recidendo il _nervo ottico ;non ci poteva più essere alcuna speranza ; e soltanto per pietà di lui, seguitavano a medicargli tutti i giorni, gli_ occhi, ormai sp!nti per sempre. Lo accompagnavo spesso a passeggiare per le vie quiete del quartiere, oppure ci sedevamo sulle pancfiine d~J giardino, circondati dal verde degli albe~ e .dai ~ori variopinti; che egli non poteva vedere, ma dt cw sentiva l'odore e la molle fragranza ondeggiante nell'aria. Sta– vamo Il seduti a chiacchierare, oppure gli leggevo il giornale. Stavo volentieri con lui, però mi sentivo umiliato, triste. Avevo pure sempre saputo che la guerra è una brutta cosa e che produce tanti dolori, tante miserie; eppure l'avevo desiderata, questa guerra : si, io ancor ragazzo, che non avrei potuto combattere anche se avessi voluto, io che me ne restavo a casa tranquillo, avevo sentito che questa guerra era giusta, l'avevo desiderata, voluta nella mia anima: e anche allora sapevo che ci sarebbero stati tanti morti, tanti feriti, e dei mutilati e dei ciechi I Eppure davanti a quel povero ragazzone biondo, mi as– salivano dubbi crudeli, che mi tormentavano l'anima;

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