Noi Giovani - n. 2 - febbraio 1917

6 NOI GIOVANI MICHELE IL MINATORE NOVELLA N01tr-l 1,.,duz. <hll'in2!ei.e di Mn. C,ail. au1oice òi I Jol,.r, Halifn • J. Lontano, al nord dell'Ungheria nella parte meno abitata del paese, è situata una regio1w ricca di miniere <l'oro, <l'argento e di bronzo. Lr– più produttive delle diverse miniere sono quelle di Chcmnitz, celebri per la loro ricchezza di piombo argentifero. Queste miniere, secondo il solito, si trovano nel cuore della montagna che è perfo– rata in varie direzioni. Si stendono p<'r molte miglia sotto alla sua superfici(', pas~aggi :-;ottcr– ranei illuminati solo a<l intcrYalli dai lumi dei minatori. Su questa 1110J1tagna, di gran valore per i minerali che racchh1dc, è costruita la città di Chemnitz ed jntorno, da ogni parte. vi sono gli abituri dei minatori e delle loro famiglie. E' appunto la capanna di uno di questi minatori che specialmente c'interessa . Bassa, a a lUl solo piano, seminascosta dalle piante fra le quali occhieggiavano i suoi muri bianchi che le davano un aspeito grazioso e ci– vettuolo. AttraversO ·alla porta spalancata si scorgeva l' in terno della casetta ; piccola stanza con una mobilia tutt'altro che povera per U)1 contadino ungherese, sebbene qui in Inghilterra noi la stimeremmo tale. Tutte le ricchezze di cui il padrone di casa si poteva vantare co~sist.evano in una lnnga panca di legno, una ta Vola pure di legno massiccio e una stufa di terracotta. La capanna apparteneva al minatore, Deah, forte e assiduo al lavoro, che si guadagna va la vita col sudore della propria fronte e si stimava ricco e felice. Aveva avuto· un solo dolore durante la sua vita; la morte della giovine moglie che gli aveva lasciato tre figli; e, quando la sera, il padre tornava a casa dal suo faticoso lavoro e vedeva radunarsi Intorno a lui .i suoi cari bimbi premurosi e intenti a rallegrarlo coi loro vispi occhietti e colle loro mosse affet– tuose, non piangeva più per la morte della moglie e la nominava solo per parlarne teneramente ai figli. Questi erano tre, due ragazzi e una bimb.a. Osserviamoli mentre siedono in terra, ai piedi del padre e descriviamoli uno ad uno Il maggiore. Michele, di quattordici anni, eia ben piantato, con una pelle bruna che appariva attraverso agli strappi dei suoi vestiti da lavoro; aveva gli occhi di un azzurro profondo, e lunghi riccioli, anelli di capelli biondi gli ricadevano sul1c spalle secondo l'usanza ungherese. Era vestito d'un paio di larghi pantaloni di panno e portava delle grosse scarpe che gli arrivavano al ginocchio. Giorgi•1, il secondo, un fanciullo esile e pallido, portava lo stesso costume; soltanto era avvolto da un giacchettone, come per difendersi dall'aria notturna. Dietro a questi due sedeva appoggiata ai ginocchi del padre Kaisa, la figlia minore, colle agili dita intente a un lavoro femminile. Non prendeva parte alcuna alle risa e ai discorsi ru– morosi del padre e dei fratelli, ma i suoi occhi grandi e morbidi si volgcvanc rapidamente in ogni direzione, osservando il più piccolo movimento. L.a povera bimba era sordomuta fin dalla nascita. }fa l'acutezza meravigliosa degli occhi di J(aisa e la prestezza colla quale comprendeva i segni con venzionqli cancellavano quasi questa sua di– sgrazia. Il padre e i fratelli le facevano comprendere con somma facilità tutto quello che volevano, e la piccola e solerte crea tura era vera men te un tesoro indispensabile nel1a casa. Era lei che cu– cinava, lei Ghe facev.a il pane e compiva queste e tutte le c.ltrc faccende domestiche con una ca– pacità ed una cura degne di una ragazza molto maggiore. Le sue piccole dita non erano mai stanche e, benchè si muovesse silenziosa come una ombra, tuttavia la sua presenza faceYa più pia– cere che pena perchè il suo sguardo era così dolce e sereno e i suoi movimenti eran così agili e ag– graziati! Quando porta,·a il ,·estito della Dome– nica colla sottanina corte\ e rigonfia, co11a giac– chetta di pe1\c di pecora ricamata <..l'argentc-e col fazzoletto candido avvolto intorno ai capelli bruni, non si sarebbe trovata in tutta l'Ungheria· una bimba più bella di Kaisa. Dopo una cena f1 ugale Deah e i su()i tre figli andarono a sedersi davanti alla capanna. Di lì si godeva una splendida veduta ; da una parte un grande anfiteatro di colline, dall'altra la città di Chemnitz colla su.:i stretta ed unica strada e coll'antica torre che si delineava nitida contro il cielo. Dalla pianura dietro la città, regione arida e polverosa, si udiva il brontolio sordo dei grandi mulini che servivano a stritolare il piombo ar– gentifero. Ma al di là della collina sulla qual, posava Chemnitz la veduta era verde e piacevole, e le montagne erano coperte fino alla ~omrnità, da alberi fruttiferi. TIpanorama, rosso nel tramonto,era verarnente splendido, e doveva fare tanto più efietto al po– vero minatore, avvezzo alle tenebre delle miniere. La piccola Kaisa per la quale la luce ed i colori erano tutto, batteva le mani ed csprin1eva la sua

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