Noi Giovani - n. 2 - febbraio 1917

NOI GIOVANI insieme tutti sì prepareranno all'azione e alla lotta feconda. Saranno dei giovani, pieni di allegria e di vita, forti, accesi d'entusiasmo e di speranza: dei bei giovani nel vero senso della parola ; ben svilup– pati fisicamente, dai muscoli d'acciaio, resislenti alle fatiche e aYvezzi al pericolo, pieni di elasti– cità e cli forza. esercitati nelle battaglie dello sport. E insieme al corpo, essi avrebbero esercitata e fortificata anche l'anima. l'avrebbero purifi– cata e nutrita di nobili sentimenti, e di elevati pensieri. Allegri, perchè forti, e lieti di poter go– dere la vita e di poter ammirare le bellezze della natura, senza essere torturati da mali fisici, nè da sterile pcssismimo, essi potranno vivere felici. E la loro vita sarà una. giovinezza gioconda e la– boriosa, una virilità feconda di opere buone. una vecchiezza lieta ed un'eterna pace dopo una morte serena. E lasciate che io termini colli..! parole di un uomo, che molto ha fatto per i giovani, perchè molto li ama e molto spera da loro. Egli chiude un suo opuscolo (r) colla parafrasi della vecchia canzone goliardica· degli studenti. e dice: « Il goliardismo non è più dei tempi nostri ; la libertà delle idee e dei costumi ne concede di espanderci, di divertirci e di manifestare ogni no– stra tendenza tome meglio e quando meglio ci pare, onde non sarebbe frutto spontaneo del tempo nostro lo sfogo intensificato ed artificioso dello spirito gaudente, sensuale e pessimista. Le riunioni nel medio evo, si facevano spesso in lo– cali ove erano emblemi destinati a impressionare i cuori, come due stinchi incrociati sormontati da un teschio, e sotto la scritta : memento mori I Nelle riunioni della odierna democrazia sociale.– furono emblemi dei trofei di fiori e la scritta: t una f!ioia il vivere ! Questi due simboli segnano l'enorme distanza delle due civiltà. La libera espansione del nostro pensiero non consente og– gidì la reazione sensuale e pessimistica del go– liardismo antico. La canzone tradizionale suona, come sapete, così: Gaudeamus igitu.r, ]uvenes dum swm,us; Post j uctmdam j,uvent,utem, Post molestam senecttdem, Nos habebit h11,1;ius. (1) Senatore Prof. Pio FoA' - L'igiene fisica e mo– rale dei giovani. Ed. La Voce, Firenze. E voi cantate invece: Laboremus 1'.gitur, Ju,venes dwm swn-us ; Post /ecu.ndam juventutem, Post serem11-n senedu.tem (~ Dutc,'.serit requies. ' J' < O- · 1 ' J• ... --1 Cl------------t e-- Un'epigrafe di ~erdinando Martini L'illustre scrittore jack la Bolina (comand. Vecchi), ci ha trasmesso questo aneddoto gu– :;tosissimo ·e di grande interesse, che siamo ben lieti di offrire ai nostri lettori. E' un aneddoto che rivela, in modo straordinario, lo spirito geniale e il grande patriottismo dell'ex-ministro italiano, Ferdinando Martini. OoYendosi adunque inaugurare in Roma una lapide al martire Cesare Battisti, un influente personaggio di quella città pregò Martini di vo– lerne dettare l'epigrafe. L'ex ministro cortesemente aderì all'invito e dettò un'epigrafe piena di grande spirito patriot– tico e di nobile odio contro l' impiccatore di Bat– tisti e il suo popolo.· Ma l' influente personaggio ebbe a dire che l'epi– grafe era un po' troppo forte, che l'odio contro gli Austriaci vi era espresso con parole troppo aspre, osservò che se un giorno, finita la guerra nJtural– mente, un qualche arciduca austriaco avesse letto la lapide, avrebbe potuto aversene a male; per farla breve, egli pregò ~lartini di voler modificare l'epigrafe, di attenuarne le espressioni un po' troppo violen t~.. E Martini accettò e dettò la seguente epigrafe: A temporaneo ricordo Di Cesare Battisti Con dimenticabile inopportunità Dannato alle forche Dalla ciò non di meno veneranda canizie Di Francesco Giuseppe, temporaneo nemico, Roma superba di serbarsi fedele Alla sapienza popolare che ammaestra Il morto giace e il vivo si dà pace Presso della strada che dal nome del martire Temporaneamente s'intitola, Questamobile pietra pose. --• Studenti! Abbonatevi a " NOI GIOVANI "

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