Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

50 levarselo dai piedi, perché a lasciarlo in giro o a mandarlo al fronte era capace di met• tersi a fare propaganda contro la guerra. Si era portata appresso una cassa di libri e stava a leggere tutto il giorno, perché i superiori. gli lasciavano fare il co.modo suo. Lui non dava seccature, era gentile con tutti senza dare confidenza a nessuno, né a ufficiali né a soldati, non parlava mai di po'litica e regalava soldi dì nascosto ai compagni più poveri. Un vero signore, da sembrare impossibile che fosse un socialista. Gli ascoltatori osservarono che se Matteotti fosse rimasto zitto a Roma come faceva a Monte Gallo non gli sarebbe successo niente. Uno lo paragonò a quel medico di Giarre, socialista anche lui, che si era intestardito a dire di non voler cambiare idea neanche se lo avessero bastonato. Di quei medico non si poteva dir male perché era un gran galantuomo, curava i poveri senza farsi pagare e non aveva mai voluto fare il consigliere comunale, soltanto era diventato un po' matto a forza di stare fra i libri. Nessuno lo aveVamai toccato con un dito, ma se si fosse messo a predicare in piazza invece di sfogarsi con gli amici e i clienti, certo i fascisti sarebbero stati costretti a muoversi. Insomma, Matteotti l'aveva proprio voluta. Col passare delle settimane, però, si vide che nel continente il chiasso attorno a quel morto andava crescendo invece di finire. Dei giornali ai quali era abbonato il Fascio, il Travaso non se la prendeva troppo calda e ci scherzava sopra, ma adesso arrivava anche un giornale nuovo, il Becco giallo, che ne diceva di cotte e di crude a tutti i pezzi grossi del fascismo, uno per uno col nome e cognome. Se Mussolini si lasciava dire quelle ingiurie senza fiatare voleva dire che non stava tanto sicuro a cavallo, e gli occhi spiritati del ritratto con ]a redingote adesso non spaventavano più nessuno. Poi il giornale di Catania, che da qualche tempo era freddo con i fascisti, arrivò fino a parlarne male; nello stesso tempo il barone si mise insieme a quei deputati che andarono via dal Parlamento per fare l'Aventino. I preti cominciarono a parlare a voce alta dicendo sui marciapiedi e nel Circolo dcli' Azione cattolica ANDREA RAPISARDA che un buon cristiano non poteva essere fascista. Gli studenti e militari tornavano dal continente raccontando che chi era ·iscritto al Fascio buttava via il distintivo e nessuno aveva il coraggio di farsi vedere con la camicia nera. Nel paese nessuno aveva la camicia nera, e il segretario politico non si sognava nemmeno di mettersi H petto nero per farsi vedere alla Federazione. L'unico distintivo si era visto all'occhiello di Catrabba, che cercava di far carriera a Catania. Da questo lato tutti erano a posto, restava solo il ritratto di Mussolini ma sembrava troppo presto per toglierlo dal muro. Del resto, si avvicinava la vendemmia e c'era da preparare botti e palmenti, prenotare ·le ciurme dei vendemmiatori, fare le provviste di fagioli e stoccafisso. Quando non ci fu più uva sulle viti nemmeno in montagna, a Milo e a Passopisciaro, e verso la pianura si cominciava ad àssaggiare il vino nuovo, si vide che pure a Roma il mosto aveva finito di bollire. Il giornale di Catania portava notizie di antifascisti bastonati e di giornali socialisti bruciati, Mussolini fece al Parlamento un discorso a muso duro minacciando di mettersi sotto i piedi quelli dell'Aventino, e il merlo del Becco giallo cominciò ad arrivare col becco chiuso da un lucchetto. Il barone non poté più tornare a fare il deputato e da allora contò quanto il due di briscola, perché con la politica si era mangiato quasi tutto il patrimonio. 1 preti smisero di parlare di politica fuori della sagrestia. La vendemmia era venuta bene e i prezzi stavano su, circolavano già quattro o cinque automobili e più d'uno faceva i conti pensando alla e 501, : quando passava di notte un~automobile con lo scappamento aperto sulla strada nazionale, molti sapevano distinguere un'« Alfa, da una e Bugatti ,. Le serate d'inverno affollavano il Fascio nelle stanze da gioco e nel salone, ma di politica si parlava poco o niente. Qualcuno dava un'occhiata al ritratto di Mussolini rimasto sempre al suo posto e pensava al barone che aveva fatto una brutta figura mettendosi con quelli dcli' Aventino. ANDREA RAPISAllDA

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