Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1925-1974

menti, non insisterono 'davvero né Del Giudice, né Tancredi e su cui i nuovi istruttori, Spagnolo e Giuffrè, nemmeno si soffermarono. Ma siccome l'episodio si prestava al sospetto ed era eccitante.... La faccenda delle 20 mila lire, 'date da me ad un deputato socialista, non so proprio di dove sia uscita fuori. Non mi fu mai contestat'a e per pa1te mia affermo che si tratta di pura fantasia non avendo mai fatto versamenti di tale misura a nessuno e tanto meno a questo ·parlamentare che in seguito sarebbe stato allontanato dalle riunioni dell'Estrema Sinistra. Mah! Quando nella primavera del 1950 l'amico e collega Michele Majetti mi informò che « Crimen » stava pubblicando, od aveva pubblicato, delle puntate di Memorie di Del Giudice io le lessi e poi indirizzai una lettera al dott. Ezio d'Errico, Direttore di tale settimanale, in cui accennavo alle « molte affermazioni confuse e fantasiose del venerando magi8trato, il quale, - scrivevo nel numero di " Crimen " del 30 maggio 1950 -, non bisogna dimenticarlo, aveva già 68 anni nel 1924 » e 93 quando passò le sue Memorie a detta rivista. (Apro una parentesi per dire che chi condusse l'istmttoria, chi ne fu l'anima, fu il rappresentante la Procura, Tancredi, mentre il buon Del Giudice usciva dai suo continuo appisolamento solo con interventi distratti e fuori fase che sconcertavano assai Tancredi incaricato di rimettere in carreggiata il Presidente che avrebbe dovuto dirigere lui gli inten-ogatorì, mansione mai svolta da questi). Aggiungevo pure che se i commendatori Tancredi e Del Giudice « furono alacrt e corrett·issimi nell'esercizio del loro mandato, ' non ebbero peraltro la forza di interrogare nemmeno come testimone Benito Mussolini, mentre tutto il processo oramai si imperniava su di lui. Per arrivare a questo non si opponevano daovero gli ostacoli d'ordine costituzionale cui accennava il Del Giudice e che valevano soltanto per i mandati di cattura e di comparizione " per ·i quali occorreva, secondo l'Art. 47 dello Statuto Albertino, l'autorizzazione della Camera dei Deputati per tra.durre i Ministri del Re dinanzi all'Alta Corte di Giustizi.a. Continuando scrivevo: « Mi pia.ce ricorda.re che questa lacuna com~ messa dai due magistrati fu rilevata dal mio valoroso e compianto difensore ed amico avvocato Romualdi Giuseppe in una sua memoria. Il che vu,al di·re che gli ordini di scuderia provenienti da Via Arenula e trasmessi dai vari Faggella e Crisafulli non trovarono nei due commendatori Del Giudice e Tancredi quella sdegnosa resistenza su cui tanti aveuano contato e- che ora Del Giudice rivendica per intero. D'altronde non è poi detto che essi dovessero essere degli eroi fì1110 al sacrificio della propria carriera e della propri'a tron<iuillità 11. (A proposito delle altrui impressioni io ebbi pure la mia: cioè, che nel pomeriggio del 23 giugno 1924, quando verbalizzai per cinque ore durante il mio primo interrogatorio - del resto ne ebbi altri due soli e brevi - i Magistrati fossero assai più spaventati di me.... (secondo certe asserzioni di Del Giudice, di carattere assai drammatico) quando invece, superato lo stato di stupore e di prostrazione per quanto di inconcepibile mi stava succedendo stato che durò dalla mezzanotte del 14 giungo-o al lunedì 16, io ripresi il totale controllo dei miei nervi.. ..). Che Del Giudice e Tancredi non fossero disposti a tale sacrificio lo provò a me - che pu;e mi illudevo sull'intransigenza morale dei due magi· strati e su qualche virile loro iniziativa perfettamente in linea con il Codi.ce di Procedura Penale e con l'ordinamento giudiziario - questo particolare. 955 BibliotecaGino Bianco

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