ANNO XXXI. (A. P.) ZURIGO, 18 GiUGNO 1927. Num. 25. ' TELEFONO 4475 - Conto-Cbèques ~- VIIJ-3646. SETTIMANALE DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO NELLA SVIZZERA • ABBONA.MENTI PER LA SVIZZERA PIER L'ANNO 1926: REDAZIONE: I anno, fr. 6.-; 6 mesi, lr. 3,-: 3 mesi b-. 1.50 AMMINISTRAZIONE: l.ommi~ione Esecutiva del P. S. I. Zurigo, Mililarstrasse 36 PREZZI DELLE INSERZIONI; f-er 1mea, o epazfo di linea (lacgb~a una colonna). :w Cent Pe:r réclame coatinaa.ta, psezzi Ga COIFl'eDÌu-i PER L'ESTERO: I anno, fr. 16; 6 imsi fr. 8; 3 mesi, fr. 2.50. , L'Avvenire del Lavoratore , Zurigo ··---·- -------=----- La· crociataantibolscevica Il cerchio degli intrighi, degli odi. degli interessi, si <erra in questi giorni intorno alla Russia dei Souiefs. Il capilal1smo inlerna::.ionale ritenta. a distan::.adi otto anni. l'impresa di .sofl'ocamento ciel primo Stato proletario nel mondo. Come allora, anche oggi. /'Inghilterra dei conservatori • duri a morire • è a capo della congiura. Il capitalismo inglese è ad una svolta tragica delta , ua esislen::.a; superata la sua f un::ione creatrice delle for::e produttive in patria e nel mondo, esso vive parassitariamente dello sfruttamento del suo immenso impero coloniale. Ed è precisamente su questa ba.se della potenza inglese, che la giovane Repubblica dei Soviets, da anni vibra i colpi più decisivi. Dop0 una difesa ostinala e subdola, l'lnghillerra passa oggi al contrattacco. Dietro di essa le borghesie di tutti i paesi, ,,;,i pongono in rango per la nuova crociala antibolscevica. La stampa gialla inlenwzwnale ci fa rivivere il periodo d1 menzogne. di insinua::ioni. di diffamazioni sul conto della Russia che contrassegnarono il 1919 e il 1920. Il sicarismo, questa arma di lolla politica rimessa in onore dovunque dalla borghesia nel d9poguerra. inizia la serie delle sue imprese. quant'anni. La solidarietà ;nterna- :ionale - per effelto della debolez- ::a dei movimenli nei singoli paesi - non si esercita o si afferma timida ed in forma inefficace. Nel cuore cl'F.uropa, in Italia, lutto an proletaria/o, generoso ed evoluto. è da c111queanni sotto i piedi dei suoi padroni, sen::.ache il mondo del lavoro abbia polulo compiere· uno di quei gesti di for:.a. e di solidariet~ che costituirono un tempo la gloria e lo spirito <lellI'nlernazionale proletaria. E' in quesfa situazione che il capitalismo mondiak s'appresta alla lotta contro la Russia clei Soviels. .llomento atteso con ansia e sce/lo come ecce::ionalmenle fa1Jorevole all'impresa. Le borg·hesie sperano di poter /ollare conlro la Russia senza che 1 proletariati dei rispettivi paesi siam; in condi::.ioni di reagire concretamente e decisamente. Noi siamo fermamente convinti che - ad onta della situazione lri- <;te e dolorosa - le borqhesie si inglmnino. I lavoraion di qualsiasi tendenza sanno che la causa dell'e. sistema e dello sviluppo della Repubblica dei Soviets è la loro causa. Che la scor..filia della Russia rivoluzionaria sai·ebbe la loro propria .sconfitta. E dinan::.i alla minaccia non più velala rilro11aanno lo spirilo o/Tens,-uo che percorse le of (ìcine ed i cantieri d'EurOJJaselle anni or sono. Ma i clirige11l1della Russia proletaria e soprattutto i dirigenti della Terza Inlerna::.ionale debbono favori re e non ostacolare questa ripresa. In questo momento C'Ssidebbono ,;aper deporre il settarismo che ha caratleri::.zalo {ìno ad oggi la loro a::.ione.Debbono essere fallori seri cli C()ncordia, di Yera unilà e non motivo di scissioni, di rancore, di odio. I dirigenti della Ter::.aInternazionale debbono conuincersi che, in parie almeno. l'attuale situazione del proletariato è frutto della loro errata politica. Il problema dell'unità internazionale· non deve trovare in e.~sidegli ostacoli. Nell'interesse della salvez- :a della Rivolu::.ione nissa. premessa e promessa rlel/a Rivoluzione mondiale. Il nostro partito che non na colpe da rimproverarsi in questa materia. lancia un accoralo invito alle due grandi forze inlerna::.ionali in cui il proleiariato è scis·o: unità in questo tragico momento, per la resistenza ad ogni costo, per l'offensiva cli domani! Unità leale, sincera, feconda, af- (inchè la Russia riuoluzionaria viva, çi sviluppi; unità af{ìnche il proletariato italiano e degli altri paesi schiavi::.zali dalla rea::.ione capitalistica siano liberati: unità per la vittoria della Rivol11::i~nenel mondo! Woikof cade a Varsavia ed i giornali borghesi, r.ome ubbidendo ad una parola d'ordine ne infornano la memoria descrivendo la vittima attraverso i {oschi colori della belva rivoluzionaria. Alla frontiera della Russia bianca funzionari soviettisti vengono aggrediti e feriti. Emissari controrwuluzionari iniziano atti terroristici contro le istituzioni sovielliste a Leningrado. E poichè la Russia si difende, o crede di difendersi. fucilando un gruppo di spie e di agenti al servizio dell'imperialis'mo inglese, tutta la stampa gialla del mondo - quella stampa che non ha avuto una parola di protesta e di riprovazione per le stragi f ascistc italiane e rxr gli orrori del terrore bianco nei Balcani - insorge indignata additando i dirigenti della Repubblica rw,sa come degli assa sini assetali di sangue. . , ';-:11 fra la farsa e la tragedia L'opinione pubblica inlenwzwnale sta subendo un quotidiano «bourrage de cràne> destinato a prepararla all'evento meditalo: la guerra per la soppressione dello Stato sovìettista. La Russia è un incubo per il capitalismo internazionale. Essa è un esempio ed una f or::a. La ricostruzione dell'economia capitalistica esige che tale esempio sia cancellato e questa forza spezzala. Af fìnchè il sistema dello sfruttamento abbia ancora dinan::i a sè un·éra cli vita e di prosperità, affinchè il proletariato ripieghi per lunghi anni ancora. vinto e rassegnato il collo alla schiavitù secolare. ' * * * Nel 1920 il proletariato internazionale sventò la congiura. Forte, unito, composto, dovunque oppose ai disegni delle borghesie la propria decisa volontà. «Giù le mani dalla Russia!>, fu il grido che sventò i piani maturati nelle cancellerie dell'I ntesa vincitrice. E la Russia per virtù propria e per la solidarietà del mondo lavoratore, {11 salva. Oggi il proletariato è debole, scisso, deluso. Soprattutto non ha più fede nella propria forza. Solchi di odi e di rancori lo dividono, lo fanno nemico di sè stesso. Una politica dissennata lo ha ridotto dalle posiiioni di attacco dell'immediato dopo guerra, ad una situazione di penosa e diffìcile difesa. Anche laddove l'unità delle organizzazioni si è salvala, il germe della discordia, della sfiducia, della dif- · fìdenz.a, si è insinuato ed ha maturato i suoi terribili frutti. La borghesia in agguato approfilla di questo ~tato d'animo. vibra rudi colpi, ottiene successi che sette anni or sono sarebbe stato follia per lei sperare. Le secolari. f orli, tradizionali Trades Unions subiscono in questi giorni l'onta di leggi reslrillive superate dal proletaria/o inglese da oltre cinLa commemorazione La vittima è sepolta e l'assassino trionfa. A Fratta Polesine, cresce l'erba sulla pietra sepolcrale che chiude i re~li lorlurali cli Giacomo Mattectti, menlre a Palazzo Chigi si banchella, si ghigna, si impera. La superficialilà degli spirili cosiddelli pralici conclude che la villima ha lorto ed il carnefice ragione. La pass;one del popolo italiano all'indomani del 10 giugno 1924, una isleria collelliva, curala e guarila con la doccia fredda dell'arlicolo 3 e della legislazione fascisla. Se la Yirlù è sconfilla ed il delillo trionfa - mormora il saggio pra.t?co - ciò è nell'ordine naturale delle cose, quand-0 la Yirlù è inerme ed il delitto armalo. Ma lo spirito pralico non vede p;iù lungi della propria ombra L'isteria collelliYa, il • malleottismo • del 1924, è realmente scomparso come La.le. \l suo posto sta sorgendo una nuova malattia del popolo ilaliano. La • volontà rivoluzionaria >. ~on si ,·ede, non presenta sinlon1i esteriori eYidenli, è in incubazione. Ma si sente. si presenta L'avverle chi la viYe, ma anche chi la teme. Ed a Palazzo Chigi, si comincia a temerla. Come spiegale allrimenli il fallo che il 10 giugno di quest'anno, in llalia, dove il nome di Matteolti più non si pronuncia, dove le immagini del Martire sono scomparse dalle pareti delle case operaie ove costituivano gli emblemi di un nuovo culto, ollre cinquanlamila persone sono state arrestate, Lrattenute nelle guardine di polizia, perquisile? Misure di pubblica sicurezza, si è eletto nelle sfore ufficiali. D'accordo: ;na anche e sopratlullo paura. Paura della nuova malallia e sfiducia nei rin•rdi di cui si <lospone. Malteolli non è più solo oggelto di e11lto in Italia, ma sta divenendo ur.a forza operanle. E' lo sp.irito eroico e forle di Matleolti che sta divenendo lo spirHo del popolo italiano. Come sempre questa è la virtù del rna1·tir:o, del sacrificio. Esso non è mai vano: gli efTetli che lo spirito pratico non vede. ma.Lurano a distanza ed esplod-ono nelle forme e. per le vie più imprevedute. In Italia si sta preparando degnamente la commemorazione di Gia001~·0Malleolti. Un elogio meritato Mussolini ha dello: « Il Tribunale speciale funziona e funziona bene! >. Dopo tanto elogio, i giudici in ca.miBibliotecaGino Bianc_o eia nera e speroni che siedono a Roma si sono rimessi al lavoro con lena nuova ed altivìlà alacre. Il generale Sanna, massacratore dei sardi al fronle, ha deposto i pudori ed i ritegni che lo avevano fallo ammalare alla vigilia del processo contro Zaniboni e Capello, e s.i è nuovamente assiso sulla sua poltrona cli presidente del gran Tribunale fascisla. Questa volla , i traltava di esecuzionare, un operaio e, per giunta, anarchico. Gino Lucelli, il giovane ideali.sta, eroico· e fermo nel suo geslo come nella sua condolla sollo le lorlure dela. polizia romana, ha. volulo spiegare le ragioni che lo avevano condotto all'àttenlato. Egli aveva rifiutalo il difensore, aITermando che non c'è possibilità d'i libera difesa in regime fascisla. Ha osalo chiedere, in pieno dibaltimenlo, cli potersi difendere da sè... I giornali ilaliani riporlano che il presidente del Tribunale speciale, il generale Sanna, gli ha tollo la parola: • Senli Lucelli, io non posso star qui a sentire delle conferenze. Tu hai commesso un delitto e noi ti abbiamo giudicalo>. Queslo generale era nalo per fare il carnefice. In pace come in guerra. E, mililarislicamen le non vu.ol perde1·e Lempo. Trenta anni di reclusione a Lucelti, e venli e d;eci anni rispellivamenle a Sorio e Valleroni colpevoli solo ,di aver cono~dulo il Lucelli. Il Lribunale speciale fascista funziona bene ! Non giudica ma eseguisce, secondo gli ord;oi del regime e del suo duce. Impazienza La leltura dei resoconli dei giornali s.ul dibattimenlo Lucelli a Roma. è istruttiva ed inleressanle. Ad un certo punto della sua requisitoria, il pubblico minislero ha espres- :,o il rammarico oer il [allo che in virtù della irrelroallivilà della legge, non gli era concesso chiedere la pena di morte. I giudici del tribunale fascista seppelli5cono dei vivi. ma ciò non li soddisfa. Essi vogliono veder morire ~otto i loro occhi le proprie viWme. Saperli sepolli per trenla anni non sazia il loro sadi rno. Andare la sera in lello con sulla coscienza la responsabilità del! o ~trollcamenlo di una giovane esif>tenza ero;ca è bene; ma vederla cadere sollo i colpi del plotone ,dli esecuzione è meglio. I giuclid del Lribunale fascisla sono impazienli: vogliono uccidere ad ogni coslo e presto. Lasostdaeireclusi La chiCbmano così le male lingue, ma efrelfivamenre non si traila di condannan autentici, perchè essi, poverefli!, non hanno commesso nessun cr,i,mi.lU!i;n realtà, la designazione ufficiale, del Littoriale, del Viminale .... ducale, è .il « Dopolavoro •· Ed è ben dello .... non solo .... ma è ben fatto! Dopo lunghe ore di LGvoro quotidiano, che nell'Impero, (]Jnche per il faUo che le carni.ce nere da mantenere nel/'oz10 sono molle, le ore di lavoro sono <r1.1.men/atee, quindi giusfarr:ente, il magnifico predOJppiese, ncordcr;:,dosiche in quel breve periodo che vr:,Neprovare a lavorare in hvizzera, il lavoro è fa/i.ca, con grs/o magnanimo, pari a sè stesso, d'accordo con i suoi grandì colla.bora/ori .... da galera, ha voluto che nel grande reclusorio italiarno, che comprende circa quaranta milioni di reclusi, ve1,vsse istituito il « Dopofavoro h .... forzato. Ed in queste nobili .istituzioni N suddito italiano, quando è esausto dal lavoro, cm.che per le ragioni di Stato che in que-sli anni lo hanno abi,tuato a mangiar poco, egli àeve recarsi nei ricreaiori del ~Dopolavoro». E là c'e lutto il conforto immaginabile, compreso le camice nere .... che lo sorvegliano .... e lo difendono dalle compagnie o cenacoli contagiosi! Sotto i vecchi regimi i suddili avevano troppe pretese: volevano andare a teatro, al c,i,nem.a,Glle Camere del lavoro, ai Circoli politici, ecc.... Ma allora lavoravano solo otto ore, come nei paesi infestati dalle democraz,ie, eppoi prendevano paghe da ragionieri, che permeitevano loro vanie distrazioni. Ora invece nel reclusorio imperiale tulio è regolato corporafivamente, ed è naturale che dopo la recJus.ione nelle fabbriche è necessaria la sosta nel « Dopolavoro ». E queste nobili isfituzJoni littoriali si van.no a)/a chetichella organizzando anche <ilJ'esteno, sotto J'alto patronato .... di farabutti e rinnegati. Ed è giusto! Questi sono i puntelli del l:ttcn-Jo e devono cercare di puntellarlo, fino a che .... il ciclone lo devasterii'. IL BUONTEMPONE. Nellqeuestdu'rIetalia Abbiamo ricevuto dall'llalia notizie che la tortura è tornata tra i sistemi della polizia italiana contro i sospelli politici. A Monfalcone, preSso Trieste, verso la {ìne di marzo tre operai sono stati arrestati sollo l'imputazione di aver commemorato l'anniversario della Comune. Al Commissariato di pubblica sicure;;;;a vennero sospesi, per le braccia, a una trave del sof (ìllo e staffilali a sangue, pretendendosi da loro delle rivelazioni sul movimento sovversivo. Gli stessi operai sono stati di nuovo arrestali in occasione del Primo Maggio. frustati a sangue sulla chiena e, sulle f eri le, i poliziotti versarono acqua salata. . A un altro operaio, pure di Jlilonfalcone, accusato di avere issalo una bandiera rossa sul monunienlo a Randaccio, vennero strappali i peli del ventre: poi venne rilascialo. perchè riconosciuto innocente ... A Milano venne percosso a sangue dalla nolizia il comunista Betti, perchè non aveva risposto come desiderava il commissario di pubblic.a sicurezza durante un interrogatorio. Una seconda volta gli tuffarono le mani nell'acqua bollente, ina1 gli punsero_ i testicoli con degli spilli. Questi falli sono stati provali. e formano oggetto di un appello che Henri Barbusse sta per lanciare al mondo civile. la l[Dnf mio nedel" Lavo,.ro a fienna T01glfamodaJ BoNettjno del Pa.rlL!o Sooialista dei Lavora/ori Italiani: • E' superfluo avverlire che nulla abbiamo di comune col quolicliano • Il Lavoro> Leslè uscilo nuovamente alla luce in Genova col placet del governo fascisla. Infalti, sin dla.llo sco~so gennai~, raccolle le prime voci sulle pratiche che si andavano sivolgen<lo in Italia per oltenere il permesso della pubblicazione la direzione del Partilo, con un c~mun,1calo alla slampa italiana francese dichiarava • di non riconoscere i~ qu~lunqu~ giornaTe che si pubblicasse m Ilaha nelle presenti circostanze la piì.1 indirella rappresenlanza del Partilo >. Lanzichenecchi Film dell'annoV. dell'éra fascista· P;us P. P. XI, nella festa di San Pio V. che è ricorsa nella prima der-ina di questo mese, ha senlilo la n.ecessilà di inviare all'on. Belloni, podeslà di Milano, non che in1 cfuslriale fal11lo, una sua folografìa con la seguente declica: • Impartiamo col massimo amore nel nome del Signore, l'Apostolica Lenecliz.òone al dilello figlio in Cristo, collissimo ed abilissimo uomo d'azione, quale atleslazione di singolare I..,en.evolenza e in ogni modo qual segno di felicilà che chiecliamo a Dio ollimo Massimo, per lui slesso e per la cillà di Milano a noi carissima, e alla quale egli presiede con aulorilà •· Dunque il capo della chiesa vuol riconoscere con quesla. dedica data di dominio pubblico, le benemerenze del fallito podeslà di Milano, come pure, la sua abililà di uomo d'a2}one. Non so se per azione vuol irtlendere gli alti di prepotenza usali contro gli avversari inermi. _ Ma quello che più conta si è che il capo cfulla chiesa chiama in causa anche la personalità di Dio. Non sarebbe forse stato meglio che avesse lasciato Dio al suo riposo delle non mcora smaltite fatiche della passata guerra, quando doveva obbedire alle invocazioni degli italiani,.francesi ecc.. da una parte, i germanici, gli austriaci ecc., dall'altra, intenti a scannarsi a vicenda? Ma se il capo della .chiesa ha nlenuto utile disturbarlo, e chiamarlo a Lestimonio delle sue fesserie, vuol proprio dire che questo Dio dleve essere un ruffiano di selle colle. · Sono cose che capilano nell'anno V. dell'era fascista. *** A Milano hanno a1Teslalo un certo Cav. Fusetli che aveva una impresa di automobili pubbliche. ~li è incolpato cli fallimento doloso, il che vuol dire furto a terzi, per qualche milione, e se ciò non basla.sse, di frodi, alterazioni in atti pubblici ecc. Queslo signore è un fascista della prima ora, ed era il fornitore di automobili per le spedizioni dei violenti. Gli assassini che illNasero la sede socialista di Foro Bonaparte, ed uccisero il vecchio e buon lrwers~tti ~rano arrivali sul posto, e ne nparbrono dopo l'assassinio su automobili di questo signore. L'assassino del compagno noslro Oldani fece largo uso di aulomobili di questo signore. Ora l'hanno messo in galla.buia. Lo condannino o non lo con.dannino a me poco importa. Questo complice di assassini, p;ù che lanzichenécco, ladro, come son ladri tutti quelli del iuo slampo è registralo sul carnel del popolo che sofTre e spera. Verrà il giorno .della sua ricompensa Egli era cavaliere della corona d'Ilalia, e come Lale doveva dimostrare che pur esso ~apeva fare il ladro. *** Il Senalo ilaliano, o come dicono taluni la Camera Alla, si è arricchiconte, eccolo ora anche Senalor'e. La ricompensa per i suoi delitti è ora completa ? Io credo di no. Ma non, tarderà. f:ssa verrà •<l'alpopolo, e sarà giusta nco!11pensa per un assassino, più che lanz·chenecco di questo buio medioevo, chiamalo dell'era fascista. *** I giurali della corle d'assise di Chieti hanno assolto gli imputati delle violenze, distruzioni ed assassini cli Firenze. In, quelle giornate caddero assassinali lrafitti dalla milraglia di quesli sgherrj i noslri 1dlue grandi compagni: Pilali e Console. Mi senlo ancora fremere e bolliire il sangue, come il giorno che conobbi, ed ero quei giorni a Roma, quanto da compagni ebbi circ-oslanziata notizia. Ma i g;urati di Chieli non hanno volulo credere ai falli. Per essi non esistono nella storia recenLe. falli cli Firenze. Per essi Firenze rappresenta ancora l'oasi cli gentilezza, e di corlesia, perciò non vi possono essere, sotto quel cielo, violenti. I fatti di Firenze per essi non, sono che una pura invenzione della fantasia popolare. perciò nei prevenuti che essi dovevano giudicare non hanno visto che un senso di bonlà e dli genlilezza, ed hanno assolto. Questa è la ,seconda burla di Chieti. Quei giurati, che hanno dimoslralo, di essere pienamente ,consci della loro funzione cli lanzÌ.chenecchi avranno a suo tempo, quando si riaprirà la bollega delle patacche, qualche croce o cordone. Ma il popolo prepara pure i suoi cordoni ed a suo Lempo anche questi lanzichenecchi avranno la loro parte. Sono i buffoni nella tragedia. *** Il dluce primo ed ultimo d'Italia ha inviato in questi giorni· al carpe; dello St~to spagnuolo un messaggio per congratularsi dei suoi 25 ann,i di capo dello Stato. Nel messaggio dice che la Spagna mercè l'opera accorta e l'illuminata sapienza del duce spagnuolo De Rivera, potrà in un prossimo avvenire lanciarsi in, nuove imprese guerresche. Chiude il suo messaggio dichiarando che il Governo ed il popolo italiano si associano con cuore alla regale festa. . Ma di grazia, di quale popolo egli intende parlare? Non di chi lavora non cli chi suda e soffre, non, dell; centinaia di migliaia che hanno dovuto cercare asilo e laYoro al di là dei mari e dell'alpi. Essi non, possono dar deleghe a questo istrione di parlare in nome di loro, ed inviare le felicitazioni a colui che gronJdano ancora le mani del sangue di Francisco Fen-er. Pagliaccio, egli gioca la sua macraba parte con, impegno. Ma fino a quando ? Ogni cosa ha un limite. Ezio Garibaldi la in questi giorni di due nuovi e- Tempo Fa il Gu,g-u.ss di L1.11gano era scmplari. tutto gongolante di pubblicare al posto Un duca, e precisamente del duca d'onore un cu,ficolo 'di quesfo indegno d'Ancona, pr~ncipe Eugenjo, Alfon- mpo./,e delJ'Er-oe di Caprera. so Carlo Mar!a Giuseppe dei Savoia, e del conte Devecchi l'Africano. Del L'articolo che Ezio aveva scritto opprimo n_on_ho nulla ,dJa. dire, egli ne posta ,per il giornale cli Ba'hlJla, doveva d dimostrane come qua/mente i Garibaldi aveva 1r.tllo secondo le leggi italia- la P<N1fesana, era divenlat.a 1 ,...,..;,_,.,._ ' ne, cli avere uno scanno al Senato =~•"'u italiano. ' NessuJll-oignorava però con quali ·mez-. Il secondo invece mi interessa. Ai zi il signor Ezio, per n,i,enfe sano 1u colellori non _deve riuscire nuovo que- str etlo a divenlare un puntello d;l kzscislo nome d1 Devecchi. Egli fu il mas- smo e a rrar uscire ,a Roma un ùnq11a1ilisacratore, l'assassino, l'aulore della cabile gfornale iinfiJolato Camicia Rossa. slrage di Torino del dicembre 1922. N htsci.smo fo sapeua lunga sul suo Dopo la strage_ fu inviato quale go- oonto. Ezio aveva bisogno di tenerie navernatore a deliziare i poveri abitan- scosfe certe porcherie commesse al Mesti_de~a Som~lia. Dicono che lungo il sico. Il tfasci!Smo lo ha ricatfaio. O manv1agg10 marmo, venulo a conoscen- gi questa minestra, o salti questa finestra. za che nel palazzo del govema.Lore O sostieni il regime, o saltano fuori le ollre che l'abitazione dello stesso a- porcherie m,essioane. vevano pure sedie degli uffici, ordi- E~o .... mangiò '1a mionestira f~fo. E nass~ l'immediato sgombero degli Laorca, sempre intei!bgenk, fo .fotto euffici e che il palazzo fosse messo in su/tante del tu:npe mercato. lusso ed a sua piena disposizione. Ora ri giornali italiani ,pubblicano con Ora_ è_enlralo a far parte del Se- t t · 1 l l I D o~ en :azione a •notihia che iii Consig/a.o na '? ~ a 1ano. opo il giuramento si diretfwo deN'Associazione volontari di avvrcmò al banco del duce e si strin- g 1 sero la mano. uenra - asdstissrma - ha espulso Ezio I GarJbdldi •per mo6ivi poco puNJi. complici non possono tradirsi. Q D 1 . ue] ,povero •C.,-isto di Laorca no-n ne opo a nomma di govemalore, di imbrocca una!
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