Pagine di quotidiani e riviste dedicate a Giacomo Matteotti - 1924

- CONTO CORRENTE POSTALE ,\ • l ~ I/ /I ~!1 •\Jl{l ,:) ACQ J ·H01t( VJ ,1 . ,t\ ~ tWO ,.3 1l1HOZZl fQ 4 - 1 2 Gl'?~OV,\ R I e" s ETTI I'\ /\-N" LE DI Po LIT I e" ESCE v,n ..u ......... -~--- GOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 Abbonamento per il 1924 L. 20 - Per un semestre L. IO • Estero L. 30 - Sostenitore L. 100- Un numero L. 0,50 IL MARTEDÌ . Ct,i rice.'Ve uo r,ulT)ero (li saq!io ~ r,oo iote.r,(!e. al>l>om1rsi r~spio!a il !iorr:,ale., altrilT)e.r:,ti !li cootir:,u~relT)o l'ir:,'Vio e. (Jopo ur:, m~se. pro'V,.,e.<ie.relT)o a.Ila. ris~ossior:,~ nJ~<1iante. ira.Ha Anno III ,, N. 28 - 8 Luglio 1924 SO M hl ARI O: p. g.: !..a s!luazionE. - G. DORSO. I fianchEggiatori. m. f.: Consigli al mussollnlanl. - Il dEpulalo mlnls!ErialE, - F. NJTTI: li colpo di Staio. - I gruppi dElla RivoluzionE l..ibErale. LA SITUAZIONE La crisi di lutto il mese di giugno' diventa in luglio una situazione: se ne possono pesare gli elementi stabili. :.Iussolini ha avuto una scossa: è staLo toccato dallo scandalo, obbligalo al t'impasto. Le opposizioni hanno resistilo: la politica gioliltiana che :.'1ussolini voleva applicare per sgretolarle non è servita. Esse sono in qualche modo le vincitrici morali. Senza gli oppositori .VJussolini non può far funzionare il Parlamento. La loU.a politica si beffa di tut.ti i tentatiYi cli patriarcalismo e di unanimità. Nla c'è il rovescio della medaglia. Per dare questo esempio le opposizioni hanno dovuto compiere un grande sforzo: sono rimaste incapaci di prendere iniziative concrete di azione. Si è creato il mito della cautela: nessun'opera positiva è stata intrapresa per il sospetto di creare dei diversivi. L'idea del diversivo è stata interpretata come una dolce tattica di inerzia. In realtà per precisare e affermare delle posizioni non bisogna temere nessun diversivo: anzi assumerne virilmente la responsabilità come di una conseguenza indispensabile della nostra azione. Nessuna politica matura si può proporre scrupoli così candidi ! Sul concetto del dirersivo come fu inteso in questi giorni si potrà scrivere un capitolo divertente sulla morale e la politica degli italiani, popolo machiaYellico. La tattica che noi suggerimmo comprendeva la battaglia, l'attacco convergente. Il paese chiedeva dei candidati al potere: le opposizioni non dovevano rifiutarsi. Un ministero Albertini, Amendola, Sforza, Turati, Mauri avrebbe - incredibile a dirsi ! - ispirato una certa tranquillità ai pacifici borghesi ! Se l'opposizione voleva veramente esperimentare la propria astuzia non doveva negare, non doveva aver paura di chiedere le dimissioni del Governo e le nuove elezioni con la proporzionale. Non poteva tacere cli fronte all'invil-0 esplicito che le rivolg•emmo da Torino di pensare essa - eletta legittimamente dal paese - al governo provvisorio. Quando mai s'è data una opposizione che nega di avere in programma le dimissioni del governo dominante? Fosse pure una battaglia perduta; sarebbe stato un preceq.ente, l'opinione pubblica si sarebbe trovata di fronte una volta ad un programma concreto, con la possibilità di richiamarvisi. · Uno scandalo non liquida un governo. Forse neanche se fosse risultata la responsabilità personale del Presidente, neanche se si fosse rintracciato il suo ordine scritto di mandante. Mussolini aveva tutte le vie aperte. Nessuno gli impediva di assumere pBrsonalmente la responsabilità del delitto, che eliminava un « antinazionale » facendo stupiti i timidi della sua audacia. Poteva proclamare lo stato d'assedio. Sopprimere la stampa. Più astutamente, imbavagliarla creando il terrore o con una semplice serì,e di telefonate dei prefetti ai direttori dei giornali. Oppure se veramente Filippelli, Finzi, Cesarino Rossi, gli incutessero qualche paura per ciò che potessero rivelare era sempre in suo potere di sopprimerli garbatamente simulando una serie di suicidi che il buon popolo avrebbe applaudito come segni del favore divino e della giustizia sommaria della storia. Il Presidente normalizza.tare poteva ancora più eroicamente chiamare Tittoni agli Esteri Orlando alla Giustizia e Soleri ai Lavori pubb1ici, in nome del mito della patria in pericolo e governare col presidio dell'olocausto vivo di tali sacrificati, comoda decorazione di un ministero manganellatore e pugnalatore. Mussolini diede l'impressione di aver subita una sconfitta perchè non seppe ricorrere a nessuna di queste soluzioni decisive, degne di uno statista quale egli si proclamava. La vittoria delle opposizioni nacque di qui: fu un fatto negativo. Forse tra il criovedì della settimana del delitto e il martedì successivo sarebbe stato possibile sorprendere il duce, approfittare della sua paura. I Collari dell'Annunziala, i capi della opposizione costituzionale, dovevano andare dal Re, i partiti proletari agire con le masse, i gruppi locali, obbedendo a fermenti naturali, chiedere le dimissioni del governo: abbiamo visto che il Presidente usa sopravalutare manifeslazioni di questo genere, turbarsene come degli articoli dei giornali: la sua. forza, la sua volontà, la sua eneTgia sono un mito ; egli è il buon romagnolo spavaldo coi timidi, bellicoso in tempo di pace, ma nelle bufere pacifista e sempre preoccupato del suo destino, e della sua sicurezza. L'avventuriero perde la testa durante il pericolo ; la sua ossessione è di essere retrocesso; non si è abiLuato a considerare il suo dominio come una cosa stabile, non ne rioeve calma e fredda attitudine alla decisione. Abbiamo fatto l'esperimento: si può profetare che Mussolini si sarà perduto dalla sua innocenza. non dall'audacia. Il segreto del regime è nella teatralità, nella sua giusta rispondenza alle abitudini _di viltà e di sottomissione degli italiani. Sotto questo aspetto la più grande quali.tà di Mussolini uomo di governo è la sua conoscenza e il suo disprezzo per il popolo italiano, benchè non si possa dire sino a qual punto egli giochi sulle 94.~lità di Pul~inella ~ ?a qual punt-0 incommè1 a essere parte e v1tt1ma del giuoco., Dopo tutto anche Mussolini domatore è italiano di Romagna e a vivere co71 le fiere addomesticate ... Secondo noi è sempre prudente che ci siano dei buoni medici a sorvegliare i finti pazzi. Ora tutta questa psicologia non basta. La faccia feroce e l'indulgenza teatrale avevano un sostegno·: il secondo segreto del regime: il principio maschio e attivo era il cinismo di «Cesarino». Senza Cesarino il giolittismo di .Ylussolini sarebbe stato nient'altro che la vanità e la civetteria di un temperamento femminile. E' ora di dividere le parti, di riconoscere i meriti del comm. Cesarei Rossi. Non per lui mancò che si desse all'Italia un bel regime. cinquecentesco, fondato sullo storico presidio della forza spavalda e oscura del sicario e sul seducente mistero della congiura. Egli non tradì il nome: non ebbe le paure del parvenu ambizioso, nè gli istBrismi della femminuccia che è nascosta in ogni attore, anche quando egli reciti dal Campidoglio. A Cesarino Rossi non si può negare - per così dire - l'onore delle armi - come non si nega a un brigante che ha sempre esercitato a viso aperto la sua professione. Non è uomo da ergastolo: la sua arte degli intrighi ha il diritto di essere soppressa in piazza da un nemico comunista. Intanto è certo che al Presidente riesce difficile sostituirlo: e la_sua politica sembra scolorik-i per questo. Dal '19 in poi Cesarino è stato ·1'anima dell'azione fascista, lo spirito esecutivo, il confidente spregiudicato, il vero segretario di un potere che poteva ridursi senza di lui a una mera consolazione decorativa. Tutti i ras possono nascondersi di fronte al cinismo e all'energia fredda di quest'uomo, capaoei persino di fingere il sacrificio dii costituirsi, dopo aver stabilito le difese. Nel momento attuale, mentre le opposizioni non vogliono creare diversivi e lasciano l'iniziativa al nemico, Mussoiini accenna a riprendersi. Tanto meglio: se avessimo potuto liquidarlo con lo scandalo, sorprendere la sua debolezza; avremmo dovuto vergo~ gnarci inesorabilmente di noi, poichè evidentemente nessun specchio più infallibile alla nostra coscienza, che le qualità degli avversari. Vincere Mussolini deve significare vincere il fascismo, lo squadrismo, le camice nere. Oggi in Italia il fascismo e le forze armate sono indiscutibilmente col presidente, non scosse, non indebolite: rappresentano l'organizzazione più salda, che domina il pa-ese. Le opinioni devono lavorare nel paese, organizzare la resistenza in tutti i campi, senza ott.imismo e senza incertezze. Non bisogna aver fiducia nei mezzi facili I 10 eca 1noB. ianco e rnpidi. Ridicolo confidare neJJ(J sfacelo interno delle forze governative: la maggiorunza non si ribellerà al fascismo e ribellr ridosi ne sarebbe dominata. Ci fu chi pretese punta.re sull'incognita Federzoni. F'ed<:rzoni è un perfetto mussoliniano, ne la suu astuzia arriva a superare il senso di solLomissione del gregario. I suoi numeri politici sono limitali ; la sua ambizione e troppo cauta e mediocre per consentir~li gli spiriti del pretendente. Basterebbe un veto di Farinacci per stroncare la fondamentale pi~rizia del bolognese. Contare sul Re e sull'esercito non è nei nostri gusti : non siamo dei Ciro :\llenotti in ritardo. Non è vero che il rimpasto abbia diminuito la, forza del Governo. I quattro ministri nuovi gli hanno dato un tòno più apolitico, più mediocre, più incolore: ciò è sempre utile per accrescere i numeri del nuovo mussolinismo e per mantenere intatte le forze fasciste. Coi sottosegretari il fascismo riconquista le posizioni più .delicate; la provincia marcia un'altra volta su Roma, i ras passano al centro. L'estate maturerà il consolidamento, complici l'ozio e le dimenticanze. Al prossimo ottobre nessuno riuscirà ad illudersi che Mussolini non sia padrone della situazione. Gli sarà facile darne la proYa con altre violenze, indispensabile arte del nuovo governo. L'Italia avrà subito intanto la più grande disfatta di polit.ica estera: Mussolini non osa andare a Londra: e anche qu€Sto rientra nel suo temperamento. Recandovisi sarehJ1e un isolato. Sforza e Nitti sono stati i soli uomini capaci di fare pBr l'Italia una politica estera seriamente nazionalista.. Il fascismo riprende le tradizioni del primo giolittismo che non ìaceva politica estera; tradisce gli interessi nazionali, pago delle consolazioni della politica interna. Mussolini è l'esponente del più gretto pacifismo, delle rinunce più radicali a qualunque funzione europea del!' Italia. Il nazionalismo confessa in lui i suoi istinti provinciali, la sua impotenza retorica e infantile. C'è lo spettro pauroso di Sédan nella turbata fan- .tasia del romagnolo avventuroso ; dai suoi stessi sogni napoleonici egli è consigliato alla prudenza e all'ignoranza della moderna politica delle democrazie europee. Ma neanche le umiliazioni della politica estera serviranno a liquidare il fascismo in Italia. La politica internazionale dispiega le sue influen!lesulle singole politiche interne a lunga scadenza: il solo effetto attuale nei nostri riguardi consiste nelle nostre dimissioni da grande potenza. Mussolini e Federzoni ci hanno rjdotti al ruolo della Spagna. Le opposizioni dunque devono far da sé. Devono creare una classe dirigente superiore e preparare con pertinacia la situazione nella quale ci sarà consentito di liberarci da una politica parassita.rin. di piccoli inte,ressi provinciali. p. g. LA RIVOLTA MORALE 1 l mondo moderno - nato intiero nei tor,menti di coscienza e negli scrupoli religiosi di Giovan11i Calvino - nonostamte tfutte le apparenze catafratte e meccawiche, risente sempre di quella origine: e il Principe è inattuale per questo, e per questo è att1w/e Mazzini: e per qitesto sono grandi gli statisti che risOl'VO'rli-n0 sè ogni affare di Stato conie qu,estiane di coscienza, ed espiamo in anticipo le giurre e le paci, come Bisrn,ar/i e Wilson: e per questo non sono gmndi gli uomini di governo che non si pongono mai q1i,estioni di coscie11za, e i11izi le deridano, come l'o11. Mussolini. .Vella storia di tntti i grandi paesi - come noi ci ostiwiG'nio a credere che l' Italia diventerà - arriva un momento, in citi i cittadini sono posti dinanzi alle responsabilità morali di wn regime. e devono decidere. Orbene: i grandi paesi moderni non son.o mai fuggiti dinanzi alla prova. Sì : ci sono ore gravi, in wi i popoli inoderni gridano « raca » ai troppo pru.denti e ai troppo saggi: ci sono ore in citi, da'Vvero, al disopra dei secoli, al disopra del quietism,0 cattolico, i g1'andi popoli sent01w il grido del vecchio profeta ebaico, sono fre,nenti de/fo stesso /1irore di verità e di gi1i,stizia. G. A. I FIANCHEGGIATO .''l"f La gt.1\C cns1 politic'l, insorta a causa della uc(i ,,ione <leil '(Jll. 1Iattc:otti, mc.-rita un commento, che, r.m:sdn<lendo da tutti gli elemc.-nti sentimentali che in questa circr.,,;tanza hanno a~ito - elementi che hanno certamente avuto una. parte notevole seppure: non <leci-;i\'a - cerchi fi.:o.-,are, l'attuale situazi<,ne poiitica italiana nelle -ue grandi linee. Ora a chi imprenda ad esaminare un tc.-m.a <li simil genere non deve sfuggire che il fa.;;cismo così come si era venuto fornumdo nei suoi u;teriori s,iluppi dalla marcia su Roma alle ultime elezioni politiche, ave\·a gradatamente perduto la compattezza dei primi tempj, quando ,;etto la illusione di aver operato una vera e propria rivo. luzione, mirava a rea:izzare ima concezione o-iacobina di goYerno. <> ,\ccanto ai primiti\·j nuclei che C<n:i R°'"oni e Grandi parla vano di <lemo-.."razia nuo\·a, accanto ai corpora ti visti, pratici delle organizzazioni sindacali, e, perciò, :,ubordinati nei loro atteggiamenti da interessi proletari, accanto alla pattuglia schiettamente politica che dirigern il mo\ivento, si era venuto stratificando il \·ariopinto c.«ercito dei fiancheggiatori e profittatori delle imbottiture coreografiche di ogni go\·erno' e dei ca,·alli di Troia: una schiera sterminata di gente di ogni risma e di ogni seuiimento, che dopo avere intuito nel fascismo la m:incanza di un vero e proprio programma ri\·oluzionario, ave,·a creduto di poter tro\'are la possibilità <l'innesto cli azioni strettamente personali. Così sulle origi. nari e forze ri \·oluzionarie, che si rifiuta \·ano- di assoh-ere il compito di stretb cons,e..,.-a7).oae sociale, cui il Duce si era scbbarcato con la rinun. zia alla tendenzialità repubblicana, si era sonapposl.a tutta la fungaia tlel parassitismo finanziario e politico, tutto il giornalismo trasformistico tut~e le organizzazioni pseudo-liberali pseudo'.. democratiche, pseudo-socialiste, ed or; pseudofasciste, che, battute nell'ottobre 1922, mira,·a.no a riconquistare il terreno perduto. Si era Yenuta cosi lentamente determinando una formazione politica eccezionale, la di cui caratteri~ica più saliente consistern nella lotta in sordina tra i \·arii elementi che la compone-- vano. Così mentre il. fascismo giornne teneva ancora fede ai suoi postulati, e, con' una cecità politica - che è solo spiegabile quando si consideri in pieno ed obbiettframente 1 'immaturità di tutto il popolo italiano - parla\·a di altre onda.te rivoluzionarie, i fiancheggiatori, assodata tale situ.az.ione di cose, riponeYano più salda fiducia nella loro azione reazionaria. Tale fiducia nell'azione reazionaria poi di\·eni\·a tanto più forte quanto più il fascismo appariva privo di un organico ed originale programma di ricostruzione e si YedeYa costretto a ripetere situazioni sorpassate nella coscienza pubblica, e a fare ricorso ad istituti giuridici riprovati unanimemente dal migliorato senso morale della Xazione. * . * * In tale condizione di cose, mentre alle forze istintivamente rivoluzionarie, che ave,·ano costituito nella prima ora le formazioni di combattimento, non rima.ne,·a altro che ripiegare su.l doloroso ma sterile esercizio della Yiolenza per la violenza, in attesa che il messianico spirito della nuova èra potesse finalmente partorire dalla e:apace fronte del Duce il nuoYo ordine costituzionale, i fiancheggiatori - e cioè i Yeri battuti dell'ottobre 1922 - toglievano le ultime armi dalle mani degli insorti quando convincevano .il Capo del GoYerno circa la necessità delle elezioni politiche. Essi cosi speravano, da una parte, di contimtare il logorio delle forze riYoluz:ionarie, ancora comprese nella formazione del pruiito, e, dall'altra, di inchiodare il GoYerno al metodo ed alla prassi costituzionale, costringendolo cosi a scegliere, una volta per sempre, tra la ,iolenza giacobina e l'abilità di g°'·erno. Si apriva cosi la più importante crisi <li questo periodo storico : lo pseudo-liberalismo di governo, battuto nel 1922 in persona di Facta, dopo aver permeata la formazione fasdsta di una sterminata rete Ji cavalli di Troia, dopo di aver impedito volta per volta il bivacco dei manipoli sulle sue istituzioni politiche e finanziarie più solide, ed aver finto la resa a discrezione, accortosi della tenibile insufficienza del metodo giacobino di governo, rit<>l-nava a grandi giornate sul proprio terreno,

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