I \ . ]06 Il socialista przrsHutorrz di socialisli Eretico P opp<1:-1Lorenel partito socialista poi tra gli unitari una specie di gual'll1an; della rettitudine politica e della re-;1..,flnz'L de, carat.tel'i: Strnpre alll· funziorn p1u rn gral,e e alle b11Uuglie più compromesse. CombaUè tutta la ,·ita il e< nf11-;1onisrno dei ~l~cchi, la mac:suneria, l'affarismo de, par ti_ti popolari. Era implacabile critico dei di r:!!e1:li e si ricoi·ùa che giO\·anic::.simo in una numone 50ciahst.a, un nume del socialismo locale, aveva dovuto interromperlo: Tflsi li chf' lr> qa le brngh,, rurll' ! In Polesine l'uomo d1 tutte le lransaziorn e di tutte le confusioni era Nicola Badaloni cl_1e_l'asgava per il Prampolini della pro~ vmc1a, un vero santone del partito che rappresentò il collegio di Ba<lia ininterrottamente dall' '82 nl 1910. Era venuto dalle Marche, medico condotto, poi libero docente. ~ella lotta contro la pellagra questo medicQ dilie;ente e affacenùato fn scambialo per ~m ~po~to~o. Chi non conoc::.ceil tipo drl medico socialista umanitario che su l'a...c;sistenza e i consulti gratuiti ai lavoratori si ~uadag-na un collegio ? Eppure non era detto che i massimalisti di Rovigo non si adattassero a ripresentare anche nel Hli9 questo Yecchio Lipo di massone intrigante, neppm·e iscritto al partito socialista: lo dovette liquidare Matteotti minacciando di contrapporgli la candidatura di Turati ! Nicola Badaloni, eroe di purezza, che si doveva soltanto confrontare con Prampolini. sostenne poi nel '2i le candidature filofasciste e ne ebbe in premio da Giolitti il laticlavio. In questi esempi ::\Iatteotti imparaYa il sno ruolo di persecutore ùi socialisti! Per la sua energia eccessiva, invadente, per il suo spirilo critico lo accettavano senza troppo entusiasmo ; il suo disprezzo per il qpieto vivere e per le abitudini di sopportazione g-li alienava i tanti furbi che se ne sentirnno umiliati: lo accusavano di ambizione, non lo capivano. Invece nel momento dell'azione aveva il conser'lso di tubti e riusciva a sacrificare anche i più pacifici mostrando come sapeva sacrificare sè stesso. Anche di questa apparente arroganza e seYerità la spiegazione è nella sua ascetica. solitudine. La sua difficoltà di conoscere le persone ~ di essei'~ conosciuto yer quel c~e Yaleva nentrano m un austero culto del silenho, in una f-errea sicurezza di sè. In lui era fondamentale la difficoltà di comunicare il disagio di esprimer'Si, proprio di tutte le anime religiose o etiche ; che si traduceva in una indifferenza per le opinioni correnti, audace sino ad assalire le fame più inconcusse. In realtà l'audacia della su1 critica dissolvente era piuttosto indifferenza. e impassibilità verso le contingenze. :'\el 19i6 al Congre.sso dei Comuni socialisti che lo rivelò a tutto il socialismo italiano, stupì per la sua completa mancanza del senso dell'opportunità così indispensabile per i mediocri e per le furbizie piccolo-borghesi ! Matteotti ebbe la bella idea di smontare tutta. la relazione Calda.ra, come dire i titoli di un professore universitario di Comuni socialisti, e di imporsi con tanta evidenza che il socialista milanese venuto per trovare i la.uri dell'unanimità,. dovette salvarsi con un ordine del giorno di conciliazione. Infatti Caldara aveva fondata tutta la sua costnizione, in materia di rapporti finanziari tra Stato e Comuni, sull' esperienza milanese: Matteotti in una deliberazione che riguardaYa i Comuni di tutta Italia portava la esperienza del piccolo Comune, i bisogni sorpresi nella sua opera di amministratore di almeno iO piccoli Comuni del Polesine: era la rivoluzione federalista contro il pericolo dell'accentramento! Ma è facile dedurre da un tal gesto lo spavento e la diffidenza dei cari tBentini, Modigliani, Zanardi ! Credo che soltanto Nino Mazzoni, Treves e Turati lo capissero e lo amassero seriamente ; gli altri erano offesi della sua scortesia e della sua superiorità. Il nemico drzlle:sagre: Il partilo socia.lista in Italia, durante trent'anni, continuò gli storici costumi dei congressi, dei comizi, col culto del bell'or~ - tore come Enrico Ferri, con l'abitudine :ti convegni che terminano in. una formidabile pappatoria. Era anch'esso italiano sebbene il freno naturale del proletariato e della stessa lotla intrapresa non lo lasciassero giungere mai, nemmeno quando lo guidò un romagnolo come Mussolini, alle raffinatezze e ai capolavori sagraioli di entusiasm.J e di devozione gandente che dovevano essere la caratteristica e l'essenza del moYimento fascista. In realtà. il tipo in cui si rnost,rò il nostro socialismo è più il tribuno che il polit,ico, e ne venne una classe dirigente di avvocati penalisti, oratori facondi invece che dottori di diritto, accomodanti per vanità e per odio della politica. Formarono una specie di classe che e.serc~tava professione di assistere il popolo e di « discutere la situazione » e perciò si scusava di non aver tempo di leggere libri e di farsi una cultura politica realistica. Dovevano rispondere. alle lettere degli elettori e trovarsi 'a caffè per scamBi 10eca Gino LA RIVOLUZIONE LIBERAL~ b1ar~i le impres~iorn e invenl<Lre nuove L<•ndcnzP. ,\n('lte cl<Jpc,che f11 deputav,, ,vfattoott, r<· pugno semprn il cpu'Sli cr1mp1ti dcmagogir:i; rifi11tav11 le ra.e<.:O111an laz1<,n1 r. t11lli i c.1si personali elle non irnplicc1ssero rp1csli m1 generali di ingi1hl1r.111dicl11arélnclo: - l'ur queste cose l'ivolgctc,1 ,Lfìallani 11a Beghi '. S1110 al 'HJ avHa data tutta la s11a op n alle amminisl1·az1C111ilocali (c•ra. consiglicm: cli una <Ircina rii c<>t111rni,dove pos~cdfva ifi sue !,erre disper~c ( ali' organizzazione di sm dacal.i e cl i <·oopPr ,Li VP. ;\lallc·olli orµan1zr. tlo1 : l'os:-e:-sione déll,L ::-cmpl1cilà, dt Ila clnarczr,a, della pratic1ta.. l•~scmpl i fica\.t nei particolari, pr<Jponev,1 modelli di slaluli, di regolamento, parlando coi conla.drn1 come 11110.dei lùro. TraUm1closi di fo11dare 11na coopcJl'al.n•a pen~Hl. a tutto, con'-Ì!.d1ava, clispom ,a, d:na l'e;., rn pio, clai modi di sc:n ire al banco alla con l'lbilit.à dei rcg-istri. I.,a sua. scverila di arnmmi,tralore era aùdiriLLura par-adoc::.salein un socialista: sentivi in tanta rigidezza il padre conservatore. Così era ùivental<> pur senza mandali precisi, l'ispotlore volontario di tulle le cooperaLive e cli tutte lo leghe, l'incubo degli amministrator-i per la sua irnplacubile incontentabilità di spulèiaLore di con li e di bilanci, il carabiniere dei facili e tolleranti impiegaLi. Così era il suo stile di giornalista, prima che arrivasse agli articoli magistrali su temi di bilancio nella Critica Sociale. InfaUi anche nella sua educazione economica non ebbe la disinvoltura italiana del progettista: prima di studiare il bilancio dello Stato aveva lavorato per anni ai bilanci dei comuni. Nella Lotta di Rovigo, diretta da Parini e da Zanella si possono scorgere le sue preferenze di scrittore: articoli brevi, facili, semplici. Un'idea. sola; con dati precisi, con numeri evidenti, preferibilmente senza polemiche , senza scandali. Un giornale illeggibile per i pettegoli e per gli svagati che si dirigeva al senso pratico e alla pazienza del contadino, C'era infattr del contadino in questo signore che dovette assistere un giorno in Rovigo dopo un comizio a una manifestazione violènta dei cittadini che gli gridavano: - Via da Rovigo I Va a Fratta! Anche i socialisti si lamentavano, a Rovigo e ad Adria, che egli non parlasse mai in città. Sembrava un insulto il fatto che egli avesse preferito parlare a pochi contadini invece di tenere una confe1renza con ornzioni sicure aì bel pubblico di città. Ma egli non voleva essere l'oratore delle grandi occasioni. Non si montava mai. Cominciava quasi pirut.to. Poi l'argomento - preparalo sempre con accuratezza su un foglietto di carta magari in ferrovia con la matita che teneva appesa sempre per una catenella all'occhiello ùella giacca - lo prendeva e la voce urtante, irritante, energica e ruqe squillava. come per dominare. Allora parlava da padrone, come chi non improvvisa mai. Ma il suo posto era nei contraddittori. Si presentava, spesso solo, non preceduto da soffietti, alieno da ogni coreografia. Severamente elegante, senza distintivi, oonza cravatte rosse al vento: Enrico Ferri trovava in lui il physique du ròle del conservatore. Ma piuttosto appariva subito come il combat.- tenle pronto, energico, sempr,e a posto, ragiona.Lore freddo e sicuro, sempre. Nessuno l'ha mai battuto in un. contradditorio. :Pira sempre l'ultimo a replicare. In Polesine ricordano ancora come smont,ò Pozzato, depu. tato repubblicano, principe di orato,ria forF;nse. Tra il t9i9 e il i 921, con le mass,~ insofìerenti, Matteotti esigeva che si lasciasse libertà di parola a qualunquè nvver. sario, altrimenti non interloquiva, ritenendo che si fosse recata off.esa a lui. A Lendinara, in un comizio essendosi l,e;vati i bastoni contro l'on. M.erlin, Matteotti gli fu scudo e s'ebbe lui le legnate. Temevano tuttavia gli avversari la sua audacia dialettica e preferivano la fuga, come successe a Michelino Bianchi, candidalo per gli agrari nel '19 per la circoscrizione di Ferrara-RoYigo che rifiutò coraggiosamente il con.tradditorio a Matteot,ti presentatosi solo in un comizio del blocco. Sdegnarn le para.te, la febbre degli scioperi. :.\fa a Boara du··ante uno sciopero. quando si decise contro il suo parere di cacciai-e i crumiri dell'Alto Venelo, ad affronta.re la forza pubblica che li proteggeva non si videro più i rivoluzionari, ma primo tra tuU.i Mat.teotti, che pagava di persona anche in quel caso, disciplinato e audace. Perciò la sua. autorità fu sempre grande tra le masse che sentono d'istinto il valore del sacrificio. I contadini dei paesi sperduti che egli visitava la domenica invece di partecipare alle feste ed ai banchetti di città non se ne dimenticavano più. Gente semplice, ma che sa discernere dove si nasconde una· serietà interiore e dove risuonano soltanto discorsi d'obbligo. Ripugnava alle sagre per quello sLesso riserbo che portava per tutti gli atti della vita privata. Nel 'i9 un organizzatore che voleva il suo ritratto di deputato mandava tranqnillarnente il ritratto d'un amico, che per poco non venne pubblicato: valga quale 1anco JJJ'()\',..L di (;()ffl(j egli C/JOSlderasse gli f}Sibi7.1 nismi più r·<Jn,;ueti. Sar1eva far rbpr1tta.re la 11<1.<,litudirw e p<>chiebberù le sue <;on. fidi nzr o r.rmr,bt,eJ'(J la sua vil;1 inlirna. Si '"aJ,C:\a "1ltant<, , hr c,ra rigidissimo, ~Obrio, 1,~llilinPr1, f nr.a v1z1 r;orne diC()WJ-: e ,·r>!'-1~i rispr-thva la c;ua, sr1vr:r1U.1.ver.:,ù gli altri, il :,tH, fanali:,rno prrJtest;rnt(, Cùntro r·llrnnq11c avri;s, avut<1 una deb<11<.:Z7,<,1. crJlpevol<•. <JtH ta ~icnrezz 1 nrm ,~r,.1.<Jstr,nuta da 11na <'l'<~cir za rr ligio::,a, rna 5(,lr, da una fodi: di stamrr, au turo e pes. irni:-LiN,, n<'i ,alùri di indivirl11alisrw, e di libertà. Del suo rispetto di a.te<Jper tutte le form• r<:lig1<Y:,· s1 h,L la 1,mva nrd caltolicisrno fervido d1 s,m moglie: e in questa. rr·pugnanza rJ1 laicù mr,dern<J ,·nrso J'anticlenc-id1~rnr1 rrroc:. solano dPi primi s<Jciali.c;tisi rivela una spiril ualita r·r,nscia. rJci rnr1livi p111delir•a I di l<>ll1;ran/.,;1e di aut<JJJ<miii1. Il suo marxismo :'\on ostentava pre5unz10ni t(;{Jriche: dichiarava candidamente d1 non iJ.Ver tempo per riso Ivere i problemi fi losùfici pérche doveva !'iludiare bila.nei e rivC"Jere i crmti degli amministratori socialisti. P: <·osi -;i risparmiava ogni sfoggio di rullura .. \-la il suo marxismo non era ignaro di Hegel, ne avern trascurato Sorel e il bergsonismo. E' soreliana la sua intransigenza. La conce zione riformista di un sindacalismo gra.du~ le invece non era tanto teorica quanto suggeritagli dall'esperienza di ogni giorno in un paese servile che è difficile scuotere senza che si abbandoni a intemperanze penose. Egli fu forse il solo socialista. italiano (preceduto nel decennio giolittiano da Gaetano Salvemini) per il quale riformismo non fosse sinonimo di opportunismo. Acoettava da Marx l 'impe.rativo di scuotere il proletariato per aprirgli il sogno di una vita libera ~ cosciente ; e pur con critiche non ortodosse non repudiava neppure il collettivismo. :\1a la sua attenzione era poi tutta a un momento d'azione intermedio e realistico: formare tra i socialisti i nuclei della nuova società: il comune, la scuola, la coop8ratiYa, la lega. Così la rivoluzione avviene in quanto i lavoratori imparano a gestire la cosa pubblica, non per un decreto o per una rivoluzione quarantottesca. La base della conquista del potere e della violenza ostetrica della nuova storia non sarebbe stata vitale senza questa preparazione. E del resto, troppo intento alla difesa presente dei lavoratori, Matteotti non aveva tempo per le profezie. Più gli premeva che operai e contadini si provassero come amministratori, affinchè imparassero e perciò nei varii Consigli comunali soleva starsene come un consigliere di riserva, pronto a riparare gli errori, ma voleva i più umili allo sperimento delle cariche esecutive. Ma ebbe mai in comune coi riformisti la complicità nel protezionismo, anzi non esito a rimanere solo col vecchio ì\1odigliani ostinato nelle. bat.taglie liberiste, che per lui non erano soltanto una denuncia delle imprese speculative di sfruttatori del proletariato, ma anche una scuola di autonomia e di maturità politica concreta nella sua provincia. Così procede tutta la cuLLura e tut,ta la azione di Matteotti, per esigenze federaliste, dalla periferia al centro, dalla cooperativa al Comune, dalla provincia allo Stato. Il suo sociali~mo fu sempre un socialismo applicato, una difesa oconomica dei lavoratori, . sia che proponesse sulla Lotta di Rovigo o nella Lega dei comuni socialisti dei passi progrnsivi, sia che parlasse dal1' Avanti I o dalla Giustizia a tutto il proletariato italiano, sia che come relatore della Giunta di Bilancio portasse nella sede più drammatica e travolgente il suo proces:5O alle dominanti oligarchie plulocratiche. Tanta si dimostrò la sua passione per 11 concreto, per il particolare, per i fatti che nel 1921 preferì esercitare la sua opera di assistenza e di difesa in una ~ituazione difficilissima per il proletariato in provincia di Ferrara, piull-0sto che andare a LiYorno a raccogliere i successi rumorosi di una accade.mia di «tendenze» e di «frazioni)). Il suo antifascismo Giacon10 i\1atLcotti vide nascere nel Polesine il movimento fascista. come schiavismo agrario, come cortigianeria servile degli spostali verso chi li pagava ; come medioevale crudeltà e torbido oscurantismo verso qualunque sforzo dei lavoratori volti a raggiung,ere la propria dignità e. libertà. Con questa iniziazione infallibile J\Iatteolti non poteva prendere sul serio le scherzose teorie dei vari nazionalfascisti, nè i mediocri progetti machiavellici di Mussolini: c'era una questione più fondamentale di incompal,ibilità etica e di antitesi istinth·a. Sentiva che per combattere utilmente il fascismo nel campo politico occorreva opp0rgli esempi di dignità con resistenza, tenace. Fame una quesLione di caraLtere, di intransigenza, di rigorismo. Così s'era condotto con Lro tu ~ti i mi nisterialismi, senza piegarsi mai. Nel '21 il prefetto di Ferrara che lo chiamava. in un morn<.:nll, entico della lotta agraria aveva r1spr1sb per telefono: ,e Qualunque colloquio tra noi è inutile. Se lei vuole conosr-..,erele noslré intenzioni non ha. l1iSo!{Tl0di me perchr• h;L le s J , spie. E delle ~ue parole io non lfli firfo ». Non fu rrn.Li vbto cedere alle lusinghu de 6 li uc,mini del pr.rlere costituito nè salfrc w,lentieri le 5Cllle della prefettum. S'era, (;1,5i r~reata intorncJ a I'ui un·atmùsfer;i d1 asti<1 paurr,y, da parte degli agmri: meni re 1<1 stimavano capivanrJ che l'avn.:bbPr,> avul<J ~ nico implacabile. I I 12 rn, rm Hl2i .\fatLc..•otlidoveva parlare a Castelr r- r 1rnr1. La lotta .si era fatta da alcuni rnési violentissima: s'era. avuv1 m J>r>ksine il priror; as::assiniù. QuEd sabato egli p.E-r<;o,-r~v:t le strade in c:tleS,;.1';.::Stefano Sti<:vanù, di (:incar;1, sin<J:u~o,gli era. cl'>mpaf{n<,. Cicli31i ?li ~i fannrJ incontro dal paesi:; per rnette,fo in guardi,.1.: ~li agrari hanno 1,rC:JJaratùun'irnb'>S<:,.1.u.1.~J;.1.tU::rJttivuùle che l<JStir~vano torni indietr<J e cùrnpie da sol<> il r:arnrninù che a,·,.1.nza. A Castelguglie,rn0 :-=iWJta infatti mov)mentfJ insolit<) di fa5f.;ht. assoldali : una follH arrn;1.ta: alla sede della Lr:g-a lr1a.spetta.no i lavr1ratori ,~ ~Iatteotti r,arla f.K.1.catarnentee50rtandoli alla resi.su:nza: ad alcuni agrari chE::si presentano pf:r il contraddibrio rifiuta ; era di costoro una veCl'hJU.tattica quando volevano trova.re un 1Jli u, per la propria violenza.: parlare ingiuriosarncmte ai laxoratori per provocarne la reazione faeendoli cadf:re nell'insidia .. ,latteotti si offre invece di seguirli solo r:: di f;arlare alla sede agraria: cosi resta convenuto e dai lavoraturi riesce ad ot.enere che non si muovano per evita.re incidf:nti più gravi. ="on so se il cora~gio e l'an-eduU:::Zza. parvero provocazione. Certo non appBna egli ebbe varcata la ~oglia parJr.c,nale - attraverso doppia fila di armati -, dimentichi del patto gli sono intorno furenti, le rivoltelle in mano, perchè s·induca a ritrattare ciò che fece alla Ca.mera e dichiari che lascierà il Polesine. - Ho una dichiarazione sola da fard: che non \"i faccio dichiarazioni. Bastonato, sputacchiat-0 non aggiunge sillaba, o.:;tinato nella resistenza. L 1 sping·Jno a ,·iva forza in un camion; sparando i11 alto tengono lontani i proletari accorsi in suo aiuto. I carabinieri rimanevano chiusi in caserma. Lo }JOrtano in giro per la campagna con la rivolt,ella spianata e tenenàogli il ginocchio sul petto, sempre minacciandolo di morte se non promette di ritirarsi dalla ,-ita politica. \·isto inutile ogni ,:,forzo finalmente si decidono a buttarlo dal camion nella via. ~Iatteotti percorre a piedi dieci chilometri e rientra a mezzanotte a Rovigo dove lo attendernno alla sede della Deputazione provinciale per la proroga del patt-0 agricolo il cav. Piero ~Ientasti, popolare, l'avvocato Al tieri, fascista, in rappresentanza. dei piccoli proprietari e dei fìttaYoli ; GiO\·anni Franchi e Aldo Parini, rappresentanti dei larnratori. Gli abili un poco in disordine, ma sereno e tranquillo. Solo dopo che uscirono gli a,·versari, rimproyerato dai compagni per il ritardo, si scusò sorridendo: - I 111'ha robà. Aveya riconosciuto alcuni dei suoi aggressori, tra gli altri un suo fìtta,·olo a cui una rnlta aveva condonato l'affitto: ma non volle farne i nomi. Im·ece assicurò che mandanti dovevano essere il comm. Viltorio Pelà di Castelguglielmo e i Finzi di Badia, parenti dell'ex-sottosegretario di .Mussolini. Poichè si parlò e si continua a parlare di violenze innominabili che Giacomo :\latteotLi avrebbe subìto in questa. occasione è giusto dichiarare con testimonianza definiti,·a che la. sua serenità e impassibilità, rli cui possono far testimonianza i nominati interlocutori di quella sera, ci consentono di escludere il ialto e di ridurlo ad una ignobile Yantcria fascista. . La. &toria di questo rapimento è tuttaYia impressionante e perciò abbiamo voluto raccoglierne da testimonianze incontestabili tutti i particolari. Finchè non ci sarà descritta l'aggressione di Roma il ricordo di questa proYa può dirci con quale animo ì\Iatt,eotti andò incontro alla morte. Ne aveva il pres<:'nlimento. A Torino il giorno della conferenza Turati un profugo veneto gli chiese: - rion ti aspetti una spedizione pun;ti\·a da qualche Farinacci? Rispose testualmente così: - Se devo subire ancora una volta delle violenze saranno i sicari degli agrari del Polesine o la banda romana della Presidenza. • Come ::egre.Lario del Partito Socialista Unitario avern condotto la lotta contro il fascismo con la più ferma intransigenza. Rimane il suo Yolume: r-n anno di domina::.ione fascista, un atto rl'ac.cusa completo, fatto alla luce dei bilanci, e insieme una rivolta della coscienza morale. E fu ~1alteotti a stroncare non appena se ne parlò ogni ipotesi collaborazionista della Confederazione del Lavoro: non si poteva collaborare col fascismo per una pregiudiziale di repugnanza morale, per la necessità di dimostrargli che restaYano quelli che non si ar-
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