Lo Stato - anno II - n. 23 - 20 settembre 1961

che si protrae da anni, che ha dato luogo alle tappe vittoriose degli accordi di ca-produzione, anticipazione del Mercato Co– mune) ha rischiato di venire compromessa dalla leggerezza, dalla superficialità e dall'osti– nazione di un gruppo di perso– ne che, applicando senza equi– librio • un regolamento, hanno dimenticato che la Mostra di Venezia appartiene all'Italia, che è la sua manifestazione ci– nematografica' più importante e che tra i suoi scopi non può non avere quello di favorire le relazioni del nostro Paese con i paesi stranieri. Se questi gli errori in zimine (quelli che ci autorizzano a par– lare di fallimento in fase orga– nizzativa) anche più gravi gli errori valutabili a posteriori, in sede di programma. La sola giustificazione, infatti, di que– sti primi errori (una giustifica– zione non accettabile, ad ogni modo) sarebbe stata quella di averli commessi per arrivare a dar vita a un programma fitta– mente carico di film degni di una Mostra d'arte, invece - se– condo e quasi più grave falli– mento -- salvo scarsissime ec– cezioni non uno dei 14 film in concorso poteva dirsi realmen-. te meritevole di figurare in car– tellone. Fra le eccezioni, ricordiamo subito (in omaggio al « Leone d'oro » con cui è stato premia– to) il francese L'année dernière à Marienbad, di Alain Resnais, un'opera forse più letteraria che non cinematografica, ma che per i suoi pregi formali, le sue arditezze stilistiche e le sue preziosità di linguaggio, unite alla fertilità narrativa con cui nel racconto si fondono il tem– po presente a quello passato, alla fantasticheria, all'immagi– nazione e alla finzione, riesce a raccomandarsi ad una doverosa attenzione. 46 b u utecaginobianco Altra eccezione, ma molto più modesta, il film italiano Ban– dlti a Orgosolo, di Vittorio De Seta, premiato come miglior e- •sordio con il premio « opera prima » e che, comunque, non va oltre i limiti calligrafici di un documento di costumi, psi– cologie e abitudini sarde. Quando a questi avremo ag– giunto Il giudizio Universale, di Vittorio de Sica e Cesare Za– vattini che, pur deludendo, co– stituisce un decoroso tentativo di inserire il « grottesco >> tea– trale nello spettacolo cinemato– grafico (con risultati umani, drammatici e corali di una cer– .ta efficacia) e, forse, il ftlm giapponese Yojim.bo (la guardia del corpo) di Akira Kurosawa, confusa ma suggestiva melopea ispirata alle lotte che dividono un villaggio rurale in pieno se– colo XIX, non avremo più nien– t'altro da considerare con sti– ma e simpatia e, soprattutto, senza una cospicua serie di ri– serve. Il grossolano, esteriore e to– nitruo Tu ne tueras point, di Autant-Lara, faziosa e goffa diatriba a favore degli obietto– ri di coscienza, il calligrafi'co e letterario La fille aux yeux d'or, francese, di Jean-Gabriel Albi– cocco, decadente trasposizione di un equivoco racconto di Bal– zac, il monotono Samson, polac– co, che, pur firmato da Andrzej Vayda pur ispirato ai dram– mi delle persecuzioni antisemi– te in Polonia non ha un atti– mo di ver,'a tensione, l'inutile Kde Reky Maji Slunce, ce~oslo– vacco, di Vaclav Krska, stanca divagazione polemica sul pater– nalismo duro e severo che vi– geva presso le famiglie conta– dine dei tempi asburgici, i due commerciali e vacui film ame– ricani, Summer and Smoke, di Peter Glenville, e Bridge to the Sun, di Etienne Perier, il più che mediocre Vanina Vanint, di Roberto Rossellini e l'ine– guale film di Renato Castella– ni, Il 'brigante (~olo ravvivato da qualche buona' pagina cora– le), il dubbio film inglese Victim di Basil Dearden (un « giallo » a favore di Oscar Wilde e se– guaci) e, infine, il gracile (an– che se premiato) Mir Vhodjasc– cemu, sovietico, di Alexsander Alov e Vladimir Naumov, son tutte opere che una Mostra se– ria non avrebbe mai dovuto am– mettere in concorso, neanche con lo specioso pretesto di do– cumentare la decadenza o l'in– voluzione di registi quali Waj– da, Castellani, Rossellini. Invece hanno costituito il « grosso » dei 14 film, accom– pagnandosi ad altri che solo di paco li superavano. Un falli– mento, perciò, totale, completo, senza riserve. Per evitarne al– tri in futuro è inutile cambiare gli uomini che lo hanno deter– minato: si cambi piuttosto il regolamento della Mostra, lo si faccia più elastico, più rispettoso per un verso dei diritti delle nazioni che voglio– no concorrere e più seriamente preoccupato, per un altro, dei diritti autentici dell'arte. I due termini in apparenza non sem– brano coincidere e anzi c'è. chi dice di non poter tener conto dei diritti delle nazioni proprio per far salvi quelli dell'arte: è, invece, esattamente il contrario perché tanti film buoni a Ve– nezia non si danno più perché nei vari paesi scontenti del re– goJ amento in vigore si collabo– ra mal volentieri alla loro « sco– perta». Collabori un po' di più. Venezia, con le nazioni che vo– gliono concorrere; e le nazioni concorreranno con lei a man– darle film degni. Ma non tardi a decidersi, al– trimenti l'anno prossimo alla Mostra non concorrerà più nes– suno. G. LUIGI RONDI

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