Lo Stato - anno II - n. 20 - 20 luglio 1961

cietà comunista ideale?) Si trat– ta soprattutto di far scompari– re ogni traccia di ordine presta– bilito. Ma Schonberg non si sente per lungo tempo a suo agio nel– l'oceano della libertà cromatica. Una volta compiuta questa li– berazione assoluta, bisognava dare ancora al linguaggio mu– sicale una II coerenza » interna (è il solo ter:mine che conviene; 11 logica » o << ordine » sono e– sclusivamente del vocabolario tradizionale). Il pa.5$aggio ben conosciuto dal liberalismo al to– talitarismo. Non basta dichia– rare che i dodici suoni nascono liberi e uguali per diritto; cer-– ti suoni, praticamente, soprat– tutto a causa della loro ripeti– zione, o più semplice;mente per la loro posizione nel fondo d'un accordo, hanno la brutta ten– denza ad avere il ruolo di tonico o di dominante. Si dovette per– ciò proscrivere le associazioni armoniche tradizionali, e ban– dire ogni ripetizione; cosa che conduceva ad imporre il princi– pio della << Variazione Assolu– ta », che non ha niente a che vedere con ciò che la musica tradizionale chiama << variazio– ne ,,; variazione di qualche co– sa: d'un tema, d'un'aria, d'un << Essere » musicale già costitui– to. Qui, variazione di niente. puro movimento di materiale musicale· (che bella definizione marxista!). Fu così che nacque nel cer– vello di Schonbe.rg la « Série » di qui il nome di ;musica seria.:. le. Non occorre spiegare la tec– nica seriale, l'uso della série, con le sue trasposizioni, i suoi rove– sciamenti e le sue retrograda– zioni; è sufficiente dire che la série altro non è che la succes– sione obbligata di dodici suoni della gamma cromatica, indefi– nibilmente e uniformemente ri– petuti, non avendo così, ogni 32 b1011otecaginobianco suono, più valore ed importan– za degli altri undici. Successio– ne, e non <e ordine », essen– do questo termine di domi– nio trad,izionale, e soprattutto per l'idea che esso esprime. Il Quintetto per stJ'umenti a flato op. 26 e le Variazioni per orchestra op. 31, sono, a mio av– viso, le opere più rappresentati– ve del Schonberg seconda ma– niera. Vi si piò rimarcare l'im– pressione prodotta, già molto forte, di movimento puro, di musica con il gusto del nulla; Ilia si può anche rilevare che Schonberg ha portato il suo sforzo disgregatore solo sui suo– ni, mentre l'evoluzione distrut– trice ha lasciato intatti i domi– nii del timbro, del ritmo e della forma. Su tutto que$to, Schon– berg non è rimasto che un post– wagneriano ritardato, con una minore larghezza e senza il ge– nio di uno Strauss, per <'sem– pio. Ma il primo passo era fat– to. Questa filosofia <e monista del futuro» che è il marxismo, questa estetica di movimento puro, applicate alla musica, questo principio di e< variazione assoluta », altro non domanda– vano che di èstendere il campo delle loro applicaz.io ,.nie delle loro devastazioni. L'opera sarà proseguita dai successori di Schonberg, mentre lui, più tar– di, metterà dell'acqua nel suo vino, cercando di conciliare la série con una certa impressione tonale. Webern, il suo allievo, è l'in– ventore della << Klangfarbenme– lodie », dove ogni nota della sé– rie è prodotta da uno strumen– to di timbro e colore diversi. Ma i più grandi progressi - nel senso di << progressismo » - so– no stati compiuti dalla nuova scuola seriale del dopoguerra: Boulez in Francia, Stockhausen in Germania, Nono in _Italia, ed i loro epigoni. Questa volta, la negazione dell' cc Essere » della musica è to– tale, il ritmo e la tonna sono considerati anch'essi come ma– teria, e trasformati in semplici <e durate » e << strutture ». I di– versi << principi d'essere » della musica, i suoi elementi costitu• tivi, cioè i suoni, le sfumature, le durate ed i silenzi, le struttu– re, i timbri, i registri, sono dis– sociati e disposti separatamente in successioni seriali; la non-ri– petizione è totale, ivi compresi gli intervalli. Le ultime esperienze della nuova scuola seriale europea, giungono ora a degli effetti ste– reofonici fra parecchie orche– stre, o a delle strutture mobili a tempo di dinamica fluttuanti o intercambiabili.· cc Il più grande movi;mento possibile di materia sonora » - questa è, mi sembra, la defini– zione della musica seriale, è quanto i compositori seriali ri– cercano e perseguono con acca– nimento e frene$ia; proposizio– ne marxista autentica, e azio– ne perfettamente marxista; tut– te le collusioni sono quindi spie– gabilissime, sia per lo spirito di questo gruppo di musicisti << se– riali », sia per il loro preciso pubblico. Bisogna comunque studiare anche il fatto rilevante che la musica seriale esprime a mera– viglia << l'assurdo » filosofico e <e l'angoscia » senti;mentale. di cui la letteratura e la •pittura si fanno spesso interpreti alluci– nanti. Allora scopriamo che, se la musica seriale è un errore, corrisponde comunque ad una epoca di cultura, di civiltà, e che questa civiltà rivela delle tare, delle malattie mortali. A questo titolo la n1usica seriale offre una testi;monianza. Una testimònianza terribile. NOEL LANCIEN

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