Lo Stato - anno II - n. 19 - 10 luglio 1961

ga con il « regno di diritto » e la Verità, regnando sugli intelletti, secondo che a iei compete, re– gni ugualmente « nel fatto delle opere». Ma purtroppo accade che i cattolici, pur negando all'opi– nione i diritti di sovranità, «ne accettano molte volte il giogo da servi; ed appena sentono in– timarsi che il secondo vuole, che il progresso comanda ecc., si rassegnano all:a tirannide e pie– gano il collo al giogo senza zit– tire~- Amare parole che a cent'anni di distanza conservano intatto il valore di monito attuale; ché ancor oggi le intimazioni del se– colo suggestionano ,certi catto– lici al punto d'indurli non solo a rassegnarsi alla tirannide, ma persino ad auspicarne la failace terapia sulla società. E ciò con grande soddisfazfone di c0ìoro che oggi, come cent'anni fa, si in,gegnano in ogni modo di (< do– minare !l-e teste peT dominare la società». Costoro - avvertiva padre Taparelli - « appena veggono luccicare una speranza d'affer– riare il timone dello Stato, voi li vedete slanciarsi con una spe– cie di smania febbrile sopra tutti i mezzi di pubblicità e d'infiuen– za sugli intelletti. Scuole pub– bliche e private, giornali quoti– diani, eddomadari, mensili, ac– cademie scientifiche e letterarie, . edizioni ripetute di opere f arn– revoli, suenzio o discredito con– tro le opere contrarie, declama– zioni da saltibanchi pel volgo; tragedie e commedie pel ceto civile, musiche e romanze per dame e damerini; tutto si pro– cura che cantt all'unisono, per– ché si formi un sol giudizio, una sola opinione. E se talora rie– scono a razzolare per le fogne sociali un qualche rifiuto 4el santuario, un prete apostata che profani il Vangelo dal pul– pito, o bestemmi in farsetto fra brigate sollazzevoli, allora son giunti alla pienezza dei loro vo– ti, e vanno strombazzando che 24 b1bl1otecaginobianco anche i preti sorw coll'opinione pienamente concordi ». Se padre Taparelli vivesse nell'Italia contemporanea dei «convergenti» e dell' « apertu– ra a sinistra», non dovrebbe cambiare una virgola al quasi profetico discorso d'un secolo :l)a: nessun altra parola potreb– be, meglio di quelle, dipingere l'odierna situazfone italiana con tanta perspicace esattezza. Gli errori e i difotti denun– ciati or è un secolo da padre Taparelli si sono, col passar del tempo, ampliati ed aggravati e le voci coraggiose che ai tempi nostri sono insorte - ,come la voce saggia ed autorevole di Luigi Sturzo - contro la pre– sente « libertà e tirannia» e a favore di una autentica fon– dazione sociologica e politi– ca dello Stato di diritto per re– stituire la libertà al suo valore essenzia'le e metafisico, non sono state raccolte da coloro che pur pretendono di operare nella po– litica in nome d'una usurpa– ta rappresentanza ufficiale dei •cattoli:ciitaliani. Sono, queste, le voci dell'au– tentica tradizione politica cri– stiana nella quale il penstero di padre Taparelli d'Azeglio si pro– lung,a nelle indagini politico-so– ciologic'he di don Luigi Sturzo, senza intime contraddizioni. Difatti il Taparelli - che ai suoi tempi, pur essendo consi– derato un ,conservatore, fu so– spettato tanto nel liberale Pie– monte che nell'illiberale Regno delle Due Sicilie - ,combatten– do il naturalismo razionalista e l'agnosticismo Teligioso in– siti nel liberalismo politico, servì la stessa ca ll'Sa per la quale parecchi anni dopo si batté don Sturzo denunciando la crisi dello Stato e della so– ciet1:i. Q[)n queste chiare parole: « Lo Stato rarroresentativo, pri– ma detto liberale e P'>i democra– tico, trova in teoria la òvrz ra– dice nella volontà popolare, iu esprime, la rappresenta, la arti– cola e la attua; si tratta però di una sovranità potenziale, im- plicita, senza limiti e solo limi– tabile nelle realizzazioni con– crete. Ammesso il plfincipio che lo Stato sia unica fonte di di– ritto, che lo Stato crei un pro– pria etica perché esso stesso è intrinsecamente etico; ammesso che la legge positiva sia l'unica vera legge, le conseguenze teo– riche che infiuiscono sulla pra– tica sarebbero le stesse di quelle derivanti dalle premesse dello Stato dittatoriale. La differenza pratica andrà scomparendo ma– no a mano che la resistenza ci– vica si andrà attenuando, e questa sarà sempre più fiacca mano a mano che la demago– gf;a prende piede e accende il fuoco del mito rivoluzionario ». E con padre Taparelli stava don Sturzo quando avvertiva che lo Stato è un mezzo neces– sario a dar forma unitari.a e concreta alla società nazionale e che esso « è creazione dell'uo– mo nella concretezza storica di ciascun Stato e nei tentativi di sintesi autorità-libertà n e l l a quale si sostanzia il potere pub– blico ». Ancora ,in a0cordo col Tapareli era don Sturzo quando sottolineava che la persona umana nella sintesi sociale di autorita-libertà si autolimita per il bene comune: « niente Stato entità a sé, assoluta, dei– ficata. Lo Stato è concretizzazio– ne di una delle tre /orme origi– narie della socialità: la comu– nità civica; mezzo e non fine dell'att.ività degli uomini con– sodati, tend~ti nel loro cam– mino terrestre a finalità che su– perano gli stretti confini di que– sto basso mondo». Luigi Taparelli d'Azeglio e Luigi Sturzo: due dimensioni di una stessa tradizione politica, due testimonianze dei massimi principi morali ai quali btsogna rifarsi per queUa riforma dello Stato che la crisi civica e sta– tuale italiana ha reso indilazio– nabile; l'unica poi, che possa "nezzare la pressione dell'impe– ran1,-..« Hbertà-tirannia ». R\,~•AN·OGERMANI

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